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Corso Di Meccanica Applicata Alle Macchine - Polimi 1999-2000

Indice delle lezioni (Prof. Giordana) ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã ã Dissipazioni energetiche. Cause fisiche dell’attrito. Attrito statico. Attrito statico. Attrito radente. Perni. Attrito volvente. Attrito volvente. Cuscinetti a sfera. Lubrificazione untuosa. Lubrificazione idrodinamica. Lubrificazione idrodinamica. Lubrificazione idrodinamica. Cuscinetti Michell. Ruote a frizione. Trasmissioni a cinghia. Ruote dentate. Ruote dentate con profil

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  Indice delle lezioni (Prof. Giordana)   ãããã Dissipazioni energetiche. Pagina 1 ãããã Cause fisiche dell’attrito. Pagina 1Lezione numero 1 ãããã Attrito statico. Pagina 214 Novembre 2000 ãããã Attrito statico. Pagina 3 ãããã Attrito radente. Pagina 3 ãããã Perni. Pagina 3Lezione numero 2 ãããã Attrito volvente. Pagina 515 Novembre 2000 ãããã Attrito volvente. Pagina 7 ãããã Cuscinetti a sfera. Pagina 7 ãããã Lubrificazione untuosa. Pagina 9Lezione numero 3 ãããã Lubrificazione idrodinamica. Pagina 920 Novembre 2000Lezione numero 4 ãããã Lubrificazione idrodinamica. Pagina 12 21 Novembre 2000 ãããã Lubrificazione idrodinamica. Pagina 16Lezione numero 5 ãããã Cuscinetti Michell. Pagina 2022 Novembre 2000 ãããã Ruote a frizione. Pagina 21Lezione numero 6 ãããã Trasmissioni a cinghia. Pagina 2227 Novembre 2000Lezione numero 7 ãããã Ruote dentate. Pagina 27 28 Novembre 2000Lezione numero 8 ãããã Ruote dentate con profili ad evolvente. Pagina 29 29 Novembre 2000 ãããã Ruote dentate con profili ad evolvente. Pagina 32 ãããã La generazione del movimento. Pagina 33 ãããã Controllo di posizione tramite motori passo-passo. Pagina 34 ãããã Controllo di posizione tramite retroazione. Pagina 36Lezione numero 9 ãããã Un particolare utilizzo dei motori controllati. Pagina 364 Dicembre 2000Lezione numero 10 ãããã Movimenti alternativi e progressivi. Pagina 39 5 Dicembre 2000 ãããã Movimenti alternativi e progressivi. Pagina 42 ãããã Meccanismi a camme. La croce di Malta. Pagina 44Lezione numero 11 ãããã La croce di Malta. Pagina 456 Dicembre 2000 ãããã Il quadrilatero articolato. Pagina 47Lezione numero 12 ãããã Catene cinematiche. Pagina 4811 Dicembre 2000Lezione numero 13 ãããã Catene cinematiche. Pagina 53 12 Dicembre 2000 ãããã Meccanismo a camme. Pagina 55 ãããã Centro delle accelerazioni. Pagina 56Lezione numero 14 ãããã Teoria delle vibrazioni. Pagina 5713 Dicembre 2000 ãããã Teoria delle vibrazioni. Pagina 59Lezione numero 15 ãããã La risonanza. Pagina 6018 Dicembre 2000 ãããã La risonanza. Pagina 63Lezione numero 16 ãããã Effetto degli ammortizzatori. Pagina 6319 Dicembre 2000 ãããã Effetto degli ammortizzatori. Pagina 65Lezione numero 17 ãããã Forze eccitatrici sinusoidali. Pagina 698 Gennaio 2001 ãããã Analisi vettoriale. Pagina 71Lezione numero 18 ãããã Trasmissibilità. Pagina 7210 Gennaio 2001 Indice delle esercitazioni (Ing. Tesora)   Esercitazione numero 1 ãããã Fattore di moltiplicazione dello sforzo. Pagina 77 13 Ottobre 2000Esercitazione numero 2 ãããã Scelta del motore per impianto di sollevamento. Pagina 80 18-20 Ottobre 2000Esercitazione numero 3 ãããã Transitorio di avviamento con frizione. Pagina 84 25-27 Ottobre 2000Esercitazione numero 4 ãããã Verifica allo slittamento. Pagina 88 3 Novembre 2000Esercitazione numero 5 ãããã Verifica allo slittamento. Pagina 92 8 Novembre 2000  Esercitazione numero 6 ãããã Transitorio. Pagina 94 10 Novembre 2000Esercitazione numero 7 ãããã Irregolarità periodica. Pagina 97 17-22 Novembre 2000Esercitazione numero 8 ãããã Cuscinetto Michell. Pagina 102 24 Novembre 2000Esercitazione numero 9 ãããã Teoremi di Rivals e Coriolis. Pagina 105 29 Novembre 2000Esercitazione numero 10 ãããã Teoremi di Rivals e Coriolis. Pagina 107 6 Dicembre 2000 ãããã Teoremi di Rivals e Coriolis. Pagina 111Esercitazione numero 11 ãããã Sospensioni. Pagina 11213 Dicembre 2000Esercitazione numero 12 ãããã Accoppiamenti di forze. Pagina 114 15 Dicembre 2000Esercitazione numero 13 ãããã Vibrazioni libere. Pagina 118 10-12 Gennaio 2001    1  Lezione numero 114 Novembre 2000 Dissipazioni energetiche. Cause fisiche dell’attrito. Attrito statico.  Dissipazioni energetiche. Sebbene le macchine siano definite come degli elaboratori di potenza, la loro classificazione viene solitamente fatta basandosi sul compito pratico che la singola macchina è chiamata a risolvere piuttosto che sulle forze chiamate in causa.Una visione di questo tipo trascura però un aspetto di enorme rilevanza: la dissipazione dell’energia. Cause fisiche dell’attrito. La causa principale delle dissipazioni energetiche che affliggono qualunque sistema meccanico è senza dubbio l’attrito,la cui causa fisica è da ricercare nelle naturali imperfezioni che caratterizzano due superfici che vengono in contatto eche strisciano l’una sull’altra. In figura 1 viene rappresentato il classico sistema usato per mostrare l’azione dell’attrito:un blocco si muove strisciando su una superficie e risente di una forza che si oppone al suo movimento e che risulta proporzionale alla normale rispetto al piano di scorrimento secondo la nota relazione secondo la quale:  fN T  =  con  f  che prende il nome di coefficiente di attrito.Direzione del motoT NA i Superficie 2Superficie 1 Figura 1 Figura 2 Osservando con occhio critico la relazione scritta per l’attrito, la prima cosa che si può notare è che viene suggerita unalegge di proporzionalità diretta, il che deve far subito capire come si sia davanti ad un’approssimazione; appare inoltrequantomeno sospetto che ci sia una totale indipendenza dalla velocità e dall’estensione delle superfici di contatto. Se però, per quanto riguarda la velocità, ci si può limitare ad osservare che una certa dipendenza è effettivamenteriscontrabile ma che per alcuni intervalli di velocità è anche assolutamente trascurabile, un discorso un po’ piùapprofondito deve essere fatto a proposito dell’area di contatto. Le irregolarità microscopiche che, come già detto, sonoall’srcine del fenomeno dell’attrito, fanno sì che la reale superficie di contatto sia solamente dovuta all’incontro diareole microscopiche A i , come esaurientemente mostrato in figura 2. Come conseguenza, la pressione  p potrà essereespressa attraverso la seguente relazione ∑ = ==  N iieff   AQ AQ p 1  dove con Q viene indicato il carico complessivo. Il comportamento della pressione in funzione della deformazione (si pensi ad una sostanza metallica) sarà quello mostrato nel diagramma di figura 3; si nota dunque la presenza di un trattoiniziale nel quale l’aumento del carico tende a schiacciare le areole e quindi ad aumentare la superficie complessiva dicontatto.  p sn ε   p Figura 3    2Una volta superata la pressione di snervamento l’andamento è invece molto più costante, il che implica che l’area dicontatto è a quel punto costante.  Nelle sostanza metalliche, il calore sviluppato dall’alta pressione porta, in corrispondenza delle areole di contatto, a veree proprie micro-saldature tra i due pezzi; questo spiega il valore a volte elevato del coefficiente d’attrito; quando poi ledue superfici si muovono, le micro-saldature si rompono e il materiale, reso più morbido dal calore sviluppato, opponeminore resistenza allo strisciamento., per questo motivo, una volta avviato il movimento, è necessaria una forza minore per mantenerlo. Bisogna infine ricordare che due superfici a contatto non sono mai perfettamente pulite e l’onnipresentestrato di impurità, per quanto modesto, assorbe una parte del carico e forma dei cuscinetti che rendono più difficili lemicro-saldature.  Attrito statico. Il fenomeno dell’attrito statico si ottiene quando viene sviluppata una forza nel tentativo di far strisciare un oggettosopra un altro, come mostrato in figura 4, ma il moto viene impedito da una forza di reazione espressa nel modoseguente:  N  f T   s = (1)dove  f  s prende il nome di coefficiente di attrito statico (o di aderenza).FT N Figura 4 Dal punto di vista numerico, il coefficiente  f   s può essere misurato solo sperimentalmente e ha una grande variabilità: ilcoefficiente di aderenza tra pneumatico e asfalto è, in condizioni ideali, pari a circa 1,3 mentre il coefficiente di attritotra due blocchetti di misura può arrivare ad oltre 10.La relazione (1) è ovviamente valida fintanto che si è in assenza di moto e mette dunque in evidenza un limite, espressodalla relazione conosciuta come prima legge d’attrito, secondo la quale:  N  f T   s ≤  L’attrito statico può allora essere visto come un vincolo virtuale, capace di resistere ad una certa forza; oltre tale limiteil vincolo cede e si ha il movimento.