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  a cura di  Giorgio Baratti e Fabio Fabiani  Scavi e reperti dalla città e dal territorio Archeometria e archeologia delle decorazioni in pietra dell’acropoli  Le stoviglie di CalvioVita e lavoro degli Etruschi di Populonia (Atti della Giornata di Studi - Milano, 8 maggio 2009)Provincia di LivornoSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaUniversità di Milano, Pisa, Roma “La Sapienza”, Roma Tre, Siena Edizioni ETS ETS 9 Materiali per Populonia9 I l volume raccoglie i contributi presentati nel IX ci-clo di seminari su Populonia, che si sono tenuti nellaprimavera del 2009 presso le Università di Pisa, Ro-ma “La Sapienza” e Siena, a conclusione delle ricerchesvolte nel 2008 sul campo e in laboratorio. Ad essi si ag-giungono le relazioni presentate nella Giornata di Studisu Vita e lavoro degli Etruschi di Populonia e del suoGolfo. Nuove testimonianze , organizzata dall’Universi-tà di Milano l’8 maggio 2009.La serie dei  Materiali per Populonia è stata inauguratanel 2002 con l’obiettivo di divulgare in tempi rapidi idati che scaturivano dalle ricerche condotte a Populo-nia e nel suo territorio e metterli a confronto con le ri-flessioni di altri studiosi su temi inerenti l’archeologiapopuloniese o, più in generale, su argomenti di interesseper la ricostruzione storica delle vicende della città. Allarealizzazione dei volumi collaborano tutte le istituzio-ni coinvolte nella ricerca a Populonia: la Soprintenden-za per i Beni archeologici della Toscana, le Universitàimpegnate nei diversi cantieri di scavo e la Provincia diLivorno, che non ha fatto mai mancare il suo sostegnoper la stampa dei volumi.€ 30,00    M  a  t  e  r   i  a   l   i  p  e  r   P  o  p  u   l  o  n   i  a  u n   Sito   Per    la   Produzione   del   Sale   Sulla   SPiaggia   di B aratti  ( area c entro v elico ) alla   fine   dell ’ età   del B ronzo Le indagini eettuate dall’equipe milanese nel settembre del 2008, comesegnalato ( c hiaramonte t rerè , in questo volume), hanno interessato in modospecifco un settore della spiaggia antistante la pineta del Casone situato in pros-simità dell’attuale accesso del Centro Velico piombinese (Fig. 1). Fig. 1 - Localizzazione dei saggi di scavo dell’Università di Milano. L’intervento si prefggeva di proseguire e approondire le indagini – già e-ettuate in emergenza nel mese di luglio, a cura della Soprintendenza per i BeniArcheologici della Toscana – di alcune evidenze archeologiche messe in luce da-gli eetti di una violenta mareggiata con la conseguente asportazione pressochéintegrale, per ampio tratto, dello strato sabbioso e l’esposizione del più anticosedimento di Sabbie Rosse di Donoratico.Si è dunque concordato di procedere nel mese di settembre a una campa-  244 Giorgio Baratti  gna mirata, volta ad analizzare e documentare al meglio ciò che restava delletracce precedentemente indagate: un intervento a più ampio raggio ha coinvoltodunque l’intera estensione della spiaggia, dalla battigia alla bassa alesia pro-tetta dalle tamerici, per un estensione di circa 15 metri verso Sud-Ovest a par-tire dalla rampa di accesso al mare del complesso velistico. (Fig. 2) La logisticadell’intervento è stata inevitabilmente condizionata dalla posizione della prin-cipale evidenza identifcata nel mese di luglio, collocata praticamente a ridossodell’attuale linea di costa. Il protrarsi di una elice congiuntura metereologica,con un periodo di ventilazione scarsa o di spinta meridionale, ha consentito lamessa in luce dell’intera estensione del deposito antropico in questo punto e larealizzazione di un microscavo che ha restituito una realtà apparsa fn da subito,sebbene proondamente alterata, di eccezionale rilevanza per le sue caratteristi-che strutturali e stratigrafche. (Tav. IV.c). Fig. 2 - La struttura vista dall’alto. La struttura rinvenuta si presentava inatti come parte di un impianto dallaplanimetria complessa e con particolare investimento costruttivo, evidenziatodall’impiego di pietre e di argilla pura con segni evidenti di esposizione, orsereiterata, al calore. L’eccezionale conservazione di questo deposito archeologi-co in un tratto – come si è detto – ormai in gran parte asportato fno al suolopleistocenico, deve essere inquadrata in queste sue caratteristiche che ne hannodeterminato un particolare grado di compattezza e relativa resistenza all’eettodel moto ondoso.Si è scelto dunque di procedere secondo quanto richiesto dallo scavo dei restidi attività pirotecnologiche, sebbene non osse ancora chiara l’esatta natura delrinvenimento; in quest’ottica la suddivisione e relativa numerazione stratigrafcaè stata operata su ogni lembo conservato che mostrasse caratteristiche peculiari  245 Un sito per la produzione del sale sulla spiaggia di Baratti  sia per variazione, anche leggera, nelle tonalità di colore nonché nella consisten-za, tessitura o per componenti per verifcare se osse possibile cogliere caratteririconducibili a un qualche dispositivo per attività produttive ed eventualmentericostruirne le asi di realizzazione e di attività.L’impianto srcinario appariva costituito da una ossa scavata fno a intaccareil suolo di Sabbie Rosse di Donoratico; della ossa peraltro resta evidenza inproondità solo per il lato meridionale verso l’entroterra e per un labile lembonel lato occidentale che consente comunque di stabilire un confne dell’opera disottoescavazione. Il proflo completo dell’impianto risulta comunque irrimedia-bilmente perduto dal momento che il suolo di base verso Est e verso la battigia(Nord-Est) appare addirittura sottoscavato rispetto alla parte conservata dell’evi-denza archeologica. Dal momento che le tracce mostrano come il manuatto do-vesse essere in parte o integralmente approntato all’interno di una ossa scavatada un piano evidentemente posto a una quota discretamente più alta, non solo èverosimile ipotizzare che quanto emerso costituisca solo la parte più proonda diun’opera evidentemente più imponente ma anche che nulla è possibile reperiredell’srcinale suolo esposto all’epoca delle asi di vita della struttura. Un altrodato indiretto particolarmente signifcativo, sebbene apparentemente banale, ècostituito dall’evidente stretto rapporto che lega questa struttura all’approssi-marsi della linea di costa ma allo stesso modo testimonia incontrovertibilmentela portata dell’ingressione di quest’ultima rispetto all’epoca di vita dell’impian-to; inatti il semplice intensifcarsi di venti di maestrale o occidentali o l’eettodella marea con mare leggermente increspato sono sufcienti a spingere il motoondoso fno alla zona di posa della struttura. Fig. 3 - Planimetria della struttura con i bolli d’argilla pura.  246 Giorgio Baratti  Nonostante quanto premesso comunque alcuni elementi particolarmente si-gnifcativi sono stati dedotti dallo smontaggio delle evidenze ancora conservate.La struttura (Fig. 3), come si accennava, è costituita da una ossa orse rettan-golare come segnalano i due lati superstiti con andamento rettilineo, conservataper circa 5,40 x 1,80 m, con lato lungo parallelo alla linea di costa. All’internodi questo apprestamento sono presenti almeno 3 o 4 muretti paralleli in arenariamacigno grigio rossastro sbozzato, tre dei quali sono stati rinvenuti ancora inparte in situ (US 20, 21, 22), mentre del quarto si ha testimonianza solo da labiliimpronte conservate nelle sabbie rosse. Particolare cura è stata data alla posa deidue muretti centrali (US 20 e 21), impiantati direttamente nel suolo con pietreallettate in un abbondante quantitativo di argilla che ungeva di conseguenza dalegante. Questo accorgimento appare direttamente in relazione con un possibilesviluppo di questi muretti verso l’alto con almeno un altro flare superiore; lepietre in questi muretti centrali inatti si presentano con sagoma abbastanza al-largata e parte superiore accuratamente sbozzata a defnire una superfcie pianae sufcientemente regolare per ospitare una sovrapposizione. Fig. 4 - Impronte di pietre nell’argillaprobabile traccia di un secondo ilare diUS 21.Fig. 5 - Parte terminale del muretto US 21 conun ciottolo e impronta di un altro asportato.