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La Nascita Del Primo Romanico In Croazia Nel Contesto Delle Grandi Riforme Ecclesiastiche Del Secolo Xi

La nascita del primo romanico in Croazia nel contesto delle grandi riforme ecclesiastiche del secolo XI

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    June 2018
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  96 Lanascita dello stile romanico nell’area croata fu un processo al-quanto articolato: da un lato esso dimostra inconfutabilmente chequeste terre furono immerse nel flusso degli eventi storici e religio-si, dei mutamenti liturgici e stilistici che nell’XI secolo pervaserol’intera Europa, dall’altro tale processo è una testimonianza dellemodalità alle quali ricorse la tradizione artistica locale per adeguar-si gradualmente ai nuovi impulsi provenienti dai fulcri culturalieuropei. Per il suo duplice carattere il periodo del primo romani-co in Croazia è considerato un ottimo indicatore delle innovazio-ni stilistiche, divenute comuni per l’intera Europa, nonché della continuità di idee rispetto all’antecedente periodo preromanico edelle caratteristiche tradizionali della produzione artistica locale.La prima interpretazione sistematica dell’arte dell’XI secolo inCroazia, divenuta presto base per la metodologia di ricerca nelcampo della scultura di quel periodo, fu formulata ancora neglianni Sessanta del secolo scorso 1 ,mentre il primo vero tentativo dilettura dell’architettura romanica e del suo significato per la storia di quella europea è opera di V. Gvozdanovi´c 2 .Tuttavia non si pos-sono ignorare né gli studi compiuti da M. Prelog  3 ,né le ricerche dinumerosi esperti croati dedicate ai singoli monumenti romanicinazionali 4 .Negli ultimi due decenni il mondo scientifico europeo è statotestimone di una significativa svolta nella comprensione del primoromanico. Si è assistito, infatti, ad un riorientamento dell’interes-se che, dal dibattito di carattere storico-artistico, si è concentratosull’aspetto liturgico, ritenuto d’importanza fondamentale ai finidella comprensione e dell’interpretazione dei mutamenti formalinell’architettura cristiana  5 .Ulteriori ricerche hanno portato alla definizione secondo la quale l’espressione artistica del primo roma-nico è da considerare come conseguenza dei cambiamenti avvenu-ti in seno alla Chiesa che iniziarono nel corso del X secolo con la riforma monastica, ovvero quella imperiale, e culminarono nella seconda metà del secolo successivo con l’operato del papa Grego-rio VII 6 .Nell’ultima quindicina d’anni anche la storia dell’artecroata ha iniziato a considerare l’arte romanica nell’ambito delcontesto dei cambiamenti storici, religiosi e, di conseguenza, diquelli stilistici che caratterizzarono la società europea agli alboridel secondo millennio 7 .Le nuove forme dell’architettura romanica, nella quale più tardisi sarebbe rispecchiato il prestigio e il potere della Chiesa riformata dell’XI secolo, lasciò il segno anche nei monumenti croati di quelperiodo: il principio della “esteriorità” – manifestatosi tramite la fuoriuscita degli elementi scultorei che dall’interno comparvero sul-lefacciate degli edifici di culto, dando luogo alla più intensa e com-pleta fusione dell’architettura con la scultura –, la nuova organizza-zione spaziale della chiesa dettata da mutate tendenze liturgiche,che si espresse attraverso l’applicazione coerente del concetto della triabsidalità, l’introduzione di un profondo coro benedettino e, in-fine, la fusione di tutti gli elementi in un unico spazio 8 .Imonumenti romanici della Croazia, intesi come riflesso deiprofondi cambiamenti sociali nell’Europa dell’XI secolo, debbonoessere necessariamente considerati ed interpretati da diverse ango-lature. Innanzi tutto va preso in considerazione l’aspetto cronolo-gico che vede due fasi distinte di sviluppo: mentre la prima metà dell’XI secolo è contraddistinta dalla costruzione di singoli edificilegati al sorgere dei centri di riforma benedettina sulla costa adria-tica orientale, la seconda metà è caratterizzata dall’espansione siste-matica nelle terre croate del nuovo stile promosso dall’universaleriforma gregoriana. Il secondo caso sottintende una distinzione tra gli edifici realizzati con investimenti derivanti dallo slancio inter-nazionale dell’edilizia benedettina e quelli legati a committenzeprivate, o comunque di entità minore, la cui morfologia testimo-nia una graduale trasformazione dei modelli altomedievali locali edelle tradizioni edilizie. Iprimi monumenti di architettura benedettina internazionale inCroazia e la diffusione dello stile romanico nei centri dell’Adriaticoorientale  Già all’inizio dell’XI secolo le terre croate furono raggiunte dalleidee riformatrici benedettine, srcinate in seno al ramo camaldo-lese, concentrato nell’Italia settentrionale. San Romualdo, fonda-tore di questo ordine, giunse nel 1001 in Istria ove visse da eremi-ta in una grotta situata nel ciglione roccioso che si erge sopra il Ca-nale di Lemme 9 .In quel periodo, come è ben noto, Pomposa di-venne libera abbazia imperiale e alcuni suoi monaci occasional-mente optavano per l’eremitismo al fine di mettere in atto la rifor-ma monastica nata a Cluny  10 .Aquell’epoca Romualdo era già inbuoni rapporti con l’abate Odillone, riformatore cluniacense 11 e,inoltre, si presuppone che in Istria oppure all’abbazia di Pomposa avesse incontrato il beato Gaudenzio, futuro vescovo di Ossero.Quest’ultimo apprese dal suo maestro le idee riformatrici dell’ab-bazia di Pomposa, che proprio durante il suo uffizio vescovile a Ossero divenne luogo d’incontro dei grandi riformatori di allora tra i quali San Pietro Damiani o Guido da Arezzo 12 .Qualche tempo più tardi Gaudenzio fondò a Ossero l’abbazia di San Pietro che ben presto divenne il fulcro della riforma nel-l’Adriatico orientale 13 .Le relazioni tra questa abbazia e quella diPomposa sono testimoniate, tra l’altro, da una serie di bassorilievicollocati sulla facciata della chiesa di Ossero che mostrano notevo-li analogie con i rilievi della facciata della chiesa di Pomposa non-ché delle diverse chiese del Veneto 14 (fig. 1). La chiesa di Ossero èconsiderata il più antico esempio in Croazia della traslazione della scultura sulla facciata di una chiesa e, al contempo, essa rappresen-ta una delle prime realizzazioni dell’idea della “esteriorità” della chiesa romanica  15 .La successiva partenza di due prelati da Osseroper ricoprire rilevanti incarichi nella gerarchia ecclesiastica della Dalmazia nel pieno fervore dell’impegno riformatore (vedi nelprosieguo del testo), avvalora ulteriormente la tesi secondo la qua-le la riforma della chiesa prosperava da tempo a Ossero.Iseguaci di San Romualdo, in memoria della permanenza delsanto sopra il Canale di Lemme, fondarono un monastero camal-dolese e accanto alla cappella paleocristiana fecero erigere un chie-sa consacrata a San Michele 16 .Questa fabbrica a navata singola,dotata di un’ampia abside semicircolare (fig. 3) e di un ciclo di af-freschi di tradizione ottoniana rientra, per logica, tra i manufattidella produzione della metà dell’XI secolo. Un’ulteriore conferma di tale collocazione cronologica è rappresentata dal documentosulla consacrazione della chiesa datato 1041 17 edai frammenti del-l’arredo liturgico con caratteristiche del primo romanico 18 .Nell’Alto Adriatico, area più prossima ai centri riformatori eu- La nascita del primo romanico in Croazia nel contesto delle grande riforme ecclesiastichedel secolo XI  Miljenko Jurkovi´c, Nikolina Marakovi´c   ropei, già nella prima metà dell’XI secolo vennero erette fabbrichemonumentali a tre navate. Così la basilica trinavata, nella quale direcente è stato scoperto un ricco ciclo di affreschi, a San Lorenzodel Pasenatico 19 ,èil più imponente investimento dell’XI secolonell’area dell’Adriatico orientale (fig. 3). La sua plastica architetto-nica (capitelli) esprime il nesso con le botteghe lapicide dell’Italia settentrionale nelle quale vennero scolpiti gli arredi per la chiesa diSan Giusto a Trieste o per il duomo di Caorle 20 .L’opus scultoreodi queste chiese, ben distinto dalle più tarde produzioni degli scal-pellini della Dalmazia  21 ,nonché gli affreschi di elevata qualità,comprovano la penetrazione del nuovo stile proveniente dai centrieuropei.Come esempio dell’adozione della nuova morfologia in alcunelocalità lievemente isolate si può addurre il monastero dell’Isola diLacroma  22 (fig. 3) ove le innovazioni sono espresse dalla disposizio-ne planimetrica dell’edificio e dai resti di scultura romanica anco-ra conservati 23 .La seconda fase del primo romanico avvenne nella seconda me-tà dell’XI secolo in seguito allo scisma della Chiesa e al consolidar-si del movimento riformista nell’Adriatico orientale. Il fatto che ilclero della Dalmazia, consueto alle usanze antiche, accogliesse ledecisioni e le richieste del papato riformatore con ritrosia, rappre-sentò una difficoltà nel cammino della riforma ecclesiastica in que-ste terre. Il movimento riformatore conseguì i primi risultati effet-tivi quando sulla cattedra arcivescovile di Spalato salì Lorenzo, pre-lato srcinario di Ossero, e a Traù venne nominato alla stessa cari-ca il sacerdote Giovanni. Questi ultimi, assieme a Mainardo, emis-sario papale nonché abate di Pomposa che nel 1060 partecipò alconcilio di Spalato 24 ,potevano costituire il nucleo della grande ri-forma in Dalmazia. Non deve meravigliare pertanto il fatto che la fondazione di un buon numero di conventi nelle terre dalmatecoincise con il soggiorno di Mainardo in tali zone 25 .Ibenedettini,aquell’epoca riformati già da alcuni decenni, diffondendo le pro-prie idee offrirono un cospicuo contributo alla realizzazione delpensiero di Gregorio VII, mentre la loro architettura, come da tempo appurato, fu portatrice di innovazioni in quest’area  26 .Èstato dimostrato che i cambiamenti nell’architettura dell’XIsecolo sono attribuibili in primo luogo ai mutamenti liturgici in-trodotti nella regione adriatica dalla nuova chiesa riformata. La morfologia di questo tipo di architettura fu elaborata nei diversicentri del Vecchio continente, fatto che determina la sua apparte-nenza al corpus internazionale dei monumenti del primo romani-co, e verso la metà del secolo si affermò anche sulla costa adriatica orientale. Grazie al fervente spirito riformatore venne edificata una serie di monasteri alla cui costruzione contribuirono tra gli altrianche i sovrani croati Petar Kreˇsimir IV (monasteri di San Giovan-ni e San Tommaso a Zaravecchia  27 )eZvonimir. Un numero cospi-cuo di nuovi monasteri, ovvero di basiliche trinavate, fu eretto ap-pena nella seconda metà del secolo e sempre al di fuori delle zonelegate al movimento controriformatore dell’XI secolo. Il territoriodell’isola di Veglia, stando alle ricerche effettuate dagli scienziati, 97 1.Ossero, San Pietro, frammentodella decorazione della facciata  2.Supetarska draga, San Pietro,abside  3. Basiliche dell’XI secolo dell’Istria e della Dalmazia: 1) San Lorenzo del Pasenatico, San Martino; 2) Ossero,San Pietro; 3) Supetarska draga, SanPietro; 4) Zara, Santa Maria;5)Arbe, San Andrea; 6) Nona, San-taMaria; 7) Spalato, Santa Eufe-mia; 8) Zaravecchia, San Giovanni;9) Lemme, San Michele; 10) Isola di Lacroma, chiesa abbaziale   va concezione dello spazio unico, il cui fulcro fu posto nell’area presbiteriale, pose invece fine all’idea altomedievale dello spazio“cloisonné” sorta dai dettami della liturgia professionale. La plasti-ca architettonica (capitelli) di tali fabbriche presenta evidenti ana-logie con le vicine fonti italiane 33 . Trasformazione della tradizione artistica durante il processo di confi- gurazione dello stile romanico Il secondo gruppo di monumenti romanici croati, sebbene presen-tino le stesse caratteristiche di questo stile architettonico (l’esterio-rità, la graduazione del volume degli edifici, l’accentuazione delcampanile oppure l’armonizzazione dello spazio interno con l’im-postazione decorativa delle superfici esterne) ha radici del tutto di-verse (fig. 4). Tra i fattori principali che stanno alla base della tra-sformazione della tradizione artistica e della realizzazione delle in-novazioni stilistiche in numerose costruzioni minori del territoriodalmata, vanno annoverati lo slancio dell’edilizia romanica inter-nazionale e la graduale accettazione dell’articolazione plastica delvolume dell’edificio.Tale processo iniziò già durante la prima metà del secolo e rag-giunse la sua apoteosi nella chiesa dei Santi Pietro e Mosé a Salo-na nella quale i problemi formali legati al patrimonio artistico lo-cale trovarono una soluzione del tutto nuova. Questa chiesa, in ve-rità, è il più prezioso esempio del gruppo del primo romanico re-gionale dalmata. Da un’analisi comparativa condotta su questa co-rimase escluso dall’area d’azione del movimento riformatore poi-ché faceva parte della Marca Dalmata e, dunque, soggetto al pote-re del bano di orientamenti antiriformisti 28 .Dal punto di visto tipologico le chiese risalenti alla seconda me-tà del secolo sono principalmente basiliche a tre navate, analogheaquelle che venivano costruite nell’intera area mediterranea ma, a differenza di quelle lombarde, catalane e francesi, e piuttosto ana-logamente ai vicini esempi italiani, come struttura portante vieneutilizzata la colonna piuttosto che il pilastro 29 .In precedenza si ègià parlato delle relazioni con l’Italia settentrionale ove la tipologia della basilica a tre navate nonché il ricorso al presbiterio triabsida-to erano presenti ancora nelle epoche precedenti 30 .L’elemento didistinzione tra la basilica romanica a tre navi e quella paleocristia-na oppure quella altomedievale è rappresentato in primo luogodalla concezione diversa dello spazio interno, condizionata dalla nuova liturgia statica e dal differente trattamento scultoreo degliesterni. San Pietro a Supetarska Draga sull’isola di Arbe 31 (fig. 2),Santa Maria Maggiore a Zara, Sant’Andrea ad Arbe, la cattedraledi Veglia, Santa Maria a Nona, Santa Eufemia a Spalato, San Tom-maso e San Giovanni a Zaravecchia sono soltanto alcuni degliesempi del modello standard dell’architettura romanica interna-zionale risalenti alla metà, e in modo più specifico alla seconda metà dell’XI secolo (fig. 3). L’affermarsi del coro profondo in que-ste chiese soppiantò il concetto di deambulazione paleocristiana dei fedeli verso l’altare e lo deviò verso le navate laterali 32 .La nuo- 98 4.Chiese del primo romanico del-l’Istria e della Dalmazia: 1) Salona,San Pietro e Mosé; 2) Zara, Santa Domenica (Sv. Nedjeljica); 3) Spala-to, Santa Eufemia; 4) Spalato, SanNicola; 5) Zara, San Lorenzo; 6)Valle, Sant Elia; 7) San Cristoforo presso Rovino5. Zara, San Lorenzo  99 6.Zara, San Lorenzo, frontone del portale 7. Zara, San Lorenzo, capitello8. Valle, Sant’Elia  struzione, nella quale venne incoronato il re Zvonimir, e sulla vi-cina fabbrica di Santo Stefano sull’Isola, eletta a mausoleo dalla ca-sata dei Trpimirovi´c, emergono palesi differenze tra l’architettura “del secolo attorno al Mille” e il nuovo concetto romanico della pianificazione spaziale. Qui, nonostante la presenza degli elemen-ti ereditati dal periodo precedente (come ad esempio il westwerk  collocato sulla facciata), sono facilmente riconoscibili tutte le com-ponenti caratteristiche dell’architettura romanica: la pietra fine-mente lavorata e posata in file ordinate, l’armonia tra l’interno e lesuperfici esterne della chiesa, la percezione dello spazio visibile e legradazioni del volume 34 .La sua forma e la disposizione spaziale fu-rono replicate, sebbene in miniatura, nella chiesa di Santa Dome-nica a Zara demolita nel secolo scorso 35 .Un’altra chiesa zaratina, che in base alle sue caratteristiche puòessere collocata nello stesso gruppo di monumenti, è San Lorenzo(fig. 5). Gli archi pensili sulle sue pareti esterne l’avvicinano alle co-struzioni romaniche lombarde 36 .In questa chiesa fu risolto il proble-ma della cupola sormontante la campata centrale, elemento facenteparte della tradizione preromanica ulteriormente accentuato daicontatti con Bisanzio. La scultura del portale, anche se nell’organiz-zazione spaziale della chiesa sono evidenti diversi elementi preroma-nici, esprime in modo migliore il nuovo concetto delle facciate del-le chiese. Sul portale marmoreo domina la raffigurazione  Maiestas Domini  ,che nell’ambito della scultura europea è la prima rappresen-tazione completa della teofania su un portale (fig. 6). L’accentuata plasticità architettonica differisce dalla lavorazione essenzialmentedecorativa dei monumenti dell’ondata internazionale 37 (fig. 7).Gli esempi della specifica e straordinariamente interessante ar-chitettura dalmata regionale riconducono in modo chiaro alle suesrcini che affondano nella locale tradizione romanica e, allo stesotempo, testimoniano la trasformazione delle forme ereditate (la coerente applicazione della triabsidalità, l’esteriorità, l’evidentetendenza ad uno spazio unico e la chiara definizione plastica delvolume dell’edificio). Si può asserire quindi che questa tipologia architettonica rientra appieno nelle tendenze stilistiche del primoromanico. Il gruppo di monumenti dalmati, a differenza di quellointernazionale nel quale, a causa di rigidi dettami funzionali del-l’architettura benedettina si elaboravano in prima istanza i proble-mi del coro profondo legati alle esigenze liturgiche della chiesa   100 9.Zara, Santa Domenica, pluteo10. Località di Biskupija pressoKnin, Santa Maria a Crkvina, tran-senna  monastica, è principalmente proteso verso i cambiamenti formalinel rapporto tra il volume e lo spazio e mostra una maggiore pro-pensione all’articolazione delle facciate e all’interpretazione della plastica architettonica (San Nicola a Veli Varoˇs,Spalato). Il signi-ficato di tale gruppo consiste nella combinazione delle diverse ti-pologie architettoniche, sia quelle ereditate che quelle nuove, unfatto questo considerato come un’ulteriore conferma della maturi-tà nell’accogliere le nuove tendenze stilistiche. La chiesa conven-tuale di Santa Eufemia a Spalato 38 èun esempio della combinazio-ne della pianta basilicale con la cupola tradizionale collocata sul-l’incrocio con il transetto iscritto.Un connubio analogo tra il patrimonio locale ereditato e lenuove esigenze si nota nell’architettura dell’XI secolo in Istria.Qui, dove l’architettura durante l’intero alto medioevo assunseforme piuttosto semplici e non articolate, la morfologia romanica di frequente si espresse con l’articolazione delle facciate, legger-mente più modeste rispetto a quelle dalmate. Tuttavia, proprio inquesta area, ad esempio nella tipologia biabsidale, che nel corsodell’XI secolo maturò le forme (Santa Maria Minore presso Val-le) 39 ,come nel caso della chiesa di San Cristoforo presso Rovigno 40 oSant Elia presso Valle (fig. 8), la concezione dello spazio perse ilprimato rispetto alla ricca articolazione delle facciate.La trasformazione attiva dei vecchi modelli si riflesse anche nel-l’evoluzione del westwerk  preromanico in torre – portico romani-co (Santi Pietro e Mosé a Salona), nella diffusione di torri campa-narie assiali, nonché nel paesaggio degli elementi riconoscibili del-la nuova chiesa trionfale (San Elia presso Valle). Tali segni della vi-ta cristiana trovarono collocazione anche nell’ambito di edifici ria-dattati con esterni privi di alcuna forma di articolazione come, adesempio, la chiesa di San Giovanni Battista o la Madonna delCampanile a Spalato. La scultura del XI secolo in Croazia quale riflesso del programma  politico della nuova chiesa riformata  La raffigurazione della Madonna, relativamente rara tra le realizza-zioni scultoree in Dalmazia  41 ,divenne più frequente nel XII seco-lo quando, con l’affermarsi di una più ampia produzione pittori-ca, cominciò ad apparire, ad esempio, nei cicli di affreschi o sulleicone lignee, seguendo così anche la tradizione bizantina  42 .Perquesti motivi appare tanto più interessante un gruppo di bassori-lievi dell’XI secolo nel quale, dopo un lungo periodo di dominiodei motivi geometrici preromanici, per la prima volta comparverole raffigurazioni della Vergine in diverse composizioni iconografi-che e insiemi funzionalmente definiti. Si tratta di raffigurazioni suicancelli presbiteriali, su una transenna e un portale, realizzati pres-soché contemporaneamente da produzioni lapicide molto vicine.La figura umana prima e quella della Madonna poi comparvero suquesti rilievi d’un tratto, dopo alcuni secoli di assenza, e si conso-lidarono in un insieme coerente 43 .Si tratta di raffigurazioni quali la   Maiestas Virginis  ( Sedes sapien-tiae  )(Santa Maria a Crkvina, località di Biskupija presso Knin), la   Madonna orans  (San Lorenzo a Zara) e la scena del ciclo cristolo-gico che comprende l’immagine della Madonna (Santa Domenica eSan Lorenzo, entrambe a Zara). È interessante osservare che que-sta tipologia di rappresentazioni è concentrata a Zara e nell’area di