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   1 Elisa G UADAGNINI   (Istituto Opera del Vocabolario Italiano – CNR)  Lingua francese e francesismi in Zanazzo* La questione della presenza di francesismi nel romanesco è ben nota, ed è stataaffrontata più volte sia da un punto di vista complessivo sia in riferimento a singoliautori: mi limiterò in questa sede a ricordare che già nella  Raccolta di voci romane emarchiane del 1768 è dichiarata l'srcine transalpina di determinati lemmi. 1 Comericordava opportunamente Nardin commentando i francesismi reperiti nei sonetti delBelli, ma l'affermazione ha valore generale: Certo molti di questi termini ed espressioni [di srcine francese] sono già ben acclimatati inItalia [...] Ma ce ne sono altri che ci aprono prospettive diverse e più interessanti: termini entrati prima nei dialetti che in italiano; oppure altri che in italiano non sono mai entrati. Oppure,addirittura, termini che non esistono, nell'accezione semantica in questione, neanche infrancese. 2   Il problema linguisticamente rilevante, dunque, è distinguere i francesismi presentiin italiano ed anche in romanesco, i francesismi diffusi in più d'una varietà regionaleitaliana (compreso il romanesco) e i francesismi che parrebbero invece attestati nel soloromanesco, come portato del rapporto per dir così "privilegiato" che la città intrattennecon la lingua d'Oltralpe, posta la moderna storia politica romana.Il primo effetto di questo forzato contatto (anche) linguistico è nell'opera di GiggiZanazzo il ricorso alla parodia: in diverse poesie satiriche osserviamo loscimmiottamento di parole, sintagmi o intere frasi "francesi", trasportati nella foneticaromanesca con effetti umoristici. * Questo studio si fonda su un corpus testuale creato da Giulio Vaccaro utilizzando il programmaGATTO, ideato e sviluppato da Domenico Iorio-Fili presso l'Istituto Opera del Vocabolario Italiano(CNR). Le edizioni delle opere di Giggi Zanazzo comprese nel corpus (e dunque citate in questo lavoro)sono le seguenti: Tradizioni popolari romane: novelle, favole e leggende romanesche , Torino-Roma,S.T.E.N., 1907; Tradizioni popolari romane: usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma , Torino,S.T.E.N., 1908; Tradizioni popolari romane: canti popolari romani , Torino, S.T.E.N., 1910; Tradizioni popolari romane: proverbi romaneschi, modi proverbiali e modi di dire , a c. di G. Orioli, Roma,Staderini 1960;  Appendice alle «Tradizioni popolari romane» , a c. di G. Orioli, Roma, Staderini, 1960; Poesie romanesche , a c. di G. Orioli, Roma, Newton & Compton, 1976; Voci dell'antico dialettoromanesco , a c. di G. Vaccaro, Roma, Il cubo, 2009. Ringrazio sinceramente Giulio Vaccaro per aver condiviso con me il suo lavoro e le sue competenze. 1 Cfr.  Raccolta di voci romane e marchiane riprodotta secondo la stampa del 1768, con prefazione di C.Merlo, Roma, Società Filologica Romana, 1932. La circostanza è commentata, fra gli altri, da P.T RIFONE ,  Roma e il Lazio , [collana  L'italiano delle regioni ], Torino, UTET, 1992, p. 74 n. 4: «I numerosifrancesismi presenti nella  Raccolta di voci romane e marchiane del 1768 e nei sonetti del Belli [...]testimoniano i legami con la cultura transalpina, a Roma piuttosto precoci: escono appunto da stamperiecittadine, già nel Seicento, le prime grammatiche francesi per italiani».  E converso nell'operalessicografica di Antoine Oudin sono presenti alcune componenti romanesche riportate entro i confini delfrancese: cfr.  Dictionnaire italien et françois par Antoine O UDIN , reveu par Laurens Ferretti, Paris (A. deSommaville), 1663. 2 L. G. N ARDIN , Francesismi in dell'Arco , in  La letteratura romanesca del secondo Novecento , a c. di F.Onorati e M. Teodonio, Roma, Bulzoni, 2001, pp. 65-98, p. 66.   2 Il caso forse più eclatante è costituito dal sonetto del 1884  Abbramo lassa la Cardeae va a Corneto (con uso figurato, già del Belli, dell'espressione annà' a Corneto per 'essere tradito'):  Na vorta a 'gnor Abbramo, in un paese, / mentre annava co' Sara in carettella, / p' avè' lasmagna de passà' p'ingrese, / je ne successe una carinella. / Dice ch'uno (chi sa pe' chi lo prese!)/ je dimannò: «Chi è 'sta paciocchellla?» / E lui, fregone, parla un po' francese / e je fa: «Sé Saràma scer sorella [= c'est Sara, ma chère "sorella"; è Sara, la mia cara sorella]» / «Allora - quellofa - star patriotto / venire a riposarvi a mon Albergo / a mangé quelque chose e a bere un gotto!»/ E Abbramo fa tra sé: «Sangue d'un deto / chi Cristo m'ha tentato a parlà in gergo, / e lassà laCardèa p' annà a Corneto?!» Ma a titolo esemplificativo possiamo ricordare anche, nei Proverbi : Francese, bucre, sacrenò [= bougre, sacré nom (de Dieu)], gran cacca, - Je sbatti un piede eschizzofatto scappa. L'effetto umoristico è ottenuto anche in assenza di un intento satirico mirato, comenel sonetto  A l'Esposizione del 1883: 'N der mentre stavo fermo a pasteggiamme / quell'omo tommolato da la sedia / e dicevo: mavarda' che commedia! / ridenno fra de me da sbudellamme; / sentii, de dietro a me, di: nomadamme, / se n'è pas-un mandià crepé d'inedia / e nemmanco un atteure de tragedia / ma s' é legran Sesar chi ran son amme. [= non madame, ce n'est pas un mendiant crevé [...] c'est le grandCésar qui rend son âme; no, signora, non è un mendicante che muore d'inedia e neppure unattore di tragedia, ma è il grande Cesare che rende l'anima] / Fortuna ch' er francese l'hoimparato / e che 'sta morte qua ce la sapevo, / sinnò l'avevo bello e battezzato. / La rifressione,fio, non è mai troppa, / indovinece un po' che me credevo?... / stavo pe' dije: ammazzete chetoppa. Accanto a quest'uso espressionistico del francese, sempre ben distinto come insertoallogeno all'interno del testo, nell'opera di Zanazzo sono reperibili diversi francesismi,vale a dire lemmi dell'uso, non marcati dal punto di vista connotativo ma appartenentiormai stabilmente al romanesco, come mostrano le attestazioni nei lessici e nell'opera dialtri autori, segnatamente il Belli, Trilussa e dell'Arco.È da notare che Zanazzo mostra al riguardo una certa consapevolezzametalinguistica: in particolare, egli pubblica una lista di francesismi negli Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma . Da segnalare poi che una seconda lista è edita nei postumi Proverbi romaneschi , e che è notata l'srcine transalpina di alcuni lemmi nelle Voci dell'antico dialetto romanesco , anch'esse postume.La lista dei Francesismi in uso nel nostro Dialetto , pubblicata nel 1908 nella parteVII degli Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma , comprende 54 lemmi di naturadisparata: verbi (infiniti o declinati con valore esclamativo), nomi di indumento, vocigastronomiche e teatrali, espressioni polirematiche e altro ancora. La lista prevede per ogni entrata l'equivalente francese, spesso in grafia errata, e talvolta un traducenteitaliano. 3   3 Cfr. Z ANAZZO , Usi, costumi e pregiudizi , cit., pp. 473-474: «Alò Allons; Ammusà' Amuser; AndrièAndriènne; A-quer-mifó Comme il faut; Argianfettù L'argent fait tout; Bidè Bidet; Bignè Bignet; BombèBombet; Bonè Bonet; Burrò Bureau: ufficio; Bordacchè Brodequins; Carmagnòla Carmagnole; ChènchèQuinquet: lume a olio; Ciappa-e Chape; Commò Comode; Crompan-pà Comprendre pas; Cormifò   3 In appendice ai Proverbi romaneschi , che avrebbero dovuto costituire il quartovolume delle Tradizioni popolari romane , Giovanni Orioli pubblica nel 1960 unaseconda lista, reperita nel manoscritto attualmente conservato presso la BibliotecaAngelica (ms. 2413), intitolandola  Altri francesismi in uso nel nostro dialetto : essacomprende 28 lemmi, quattro dei quali erano già presenti nel volume del 1908 (especificamente corzè , marcià'  ,  pappié  , soffione ). Come nell'altra, si mescolano lemmi divaria natura, accompagnati da equivalenti francesi talvolta di fantasia e da qualchetraducente italiano. 4   Nelle Voci dell'antico dialetto romanesco recentemente pubblicate da GiulioVaccaro, infine, è annotata l'srcine francese per tre dei lemmi registrati (tutti presentinelle succitate liste): garzone , tamanto e turullullù . 5 Nel medesimo lessico ricorre, nonmarcato ma presente nella "Lista" del 1908 come derivato di charmer  , il lemma inciarmà'  , glossato 'incantare'.In questa sua attività lessicografica, e segnatamente nelle due "Liste", Zanazzosembra privilegiare i termini entrati in romanesco in epoca moderna: la "giovinezza" deilemmi dipende in primis dal loro àmbito semantico, posto che — come si è accennato — i campi privilegiati sono quelli della moda (per cui vedi infra , e si aggiungeranno  picchè , ramoscè ), della gastronomia ( bignè , carrè , consumè , culì  , ragù , supprì  ) e del balletto e del teatro (  padedù , soffione ), in cui è noto il moderno ruolo trainante dellacultura d'Oltralpe.In particolare, parrebbe di poter ipotizzare una netta predominanza di lemmi attestatinei sonetti del Belli: limitando l'esemplificazione al lessico tessile e ai nomi di accessorid'abbigliamento, è questo il caso di andrié  , bordacchè , corzè , gilè , muerre . 6 Direi che Comme il faut; Corsè Corset; Consumè Consommé; Culì Culis: sugo passato; Decretone Decroteur:Lustrascarpe; Desabbigliè Deshabillé; Diggiunè Déjeuner; Etaggè Etagère; Frufrù Frou-frou; GarganteGargantua; Gargottara Gargotte; Giaccò Jagò; Gilè Gilet; Gianfutre Jean foutre; Inciarmà' Charmer;Landavo Landau; Mammà Maman; Marcià' Marcher; Mondié!  Mon Dieu de la Franse che de l'Italì vun'ette pas bbon . Questa frase si dice intiera; Muère Amuerre; Muntuvare Montoir; Musiù o MunziùMeusieur ( sic ); Nneppà N'est-pas?; Padedù Pas-de-duex; Pappiè Papier; Poncio Punch; Ragù Ragù ( sic );Redrè Retrait; Sacchesorètte Oriuoli d'Isaac Soret; Sóffióne Soufleur; Spappiè' Vedi: pappiè; SciarmanteCharmant; Supprì Suplis; Surtù Surtout; Tamanto Tant-maint; Tettattè Tête-à-tête; Tignone Chignon:Chioma; Visavì Specchio vis-à-vis ». 4 Cfr. Z ANAZZO , Proverbi romaneschi , cit., pp. 439-441: «Aranciasse. S'aranger; togliersi d'impaccio; Avolonté. A bene placito, a piacere; Bibberò. Biberon; Bocchè. Bouquet: mazzo di fiori; Bontonne. Bonton: eleganza; Cadò. Cadeau: regalo; Cambricche. Stoffa che proveniva da Cambrai; Carrè. Costata del bue; Corzè. Corset, busto; Drappò. Drapeau: bandiera; Gabbarè. Gabaret: sottocoppa; Giacchetto. Jockey:voce inglese; Girandò. Girandoles; Garzone. Garçon: commesso di bottega; Giarra. Jarre: Vittina da porviolio. Da noi vale "ceffata"; Marcià. Marcher; Marcia. Passeggiata militare, parata. Marche; Pappié,spappié. Papier, carta; Picchè. Piquet: stoffa bianca; Picchenicche. Banchetto. Dalle voci Pique: scaccia;nique: noia; Ramoschè. Ratmusquet; Sanfasò. Sans façon. Vestito alla Sanfasò: ridicolmente; Sciattuglia,sciattuja. Chatouille: bomboniera, scatola con attrezzi da lavoro; Scioffè. Chauffeur; Surtù. Surtout.Soprabito; Soffione. Souffleur: suggeritore; Tirabuccione. Tire-bouchon: cavaturaccioli; Turullullù.Tourvulù: da noi era un fantoccio di carta pesta figurante un bimbo in fasce e che, a' miei tempi, costavaun bajocco. Vale: stupido». 5 Cfr. Voci , cit., s.v. garzone : «commesso di bottega, francesismo»; s.v. tamanto : «grandioso; dal francesetant maint»; s.v. turullullù : «semplice, goffo; dal francese». Cfr. F. C HIAPPINI , Vocabolario romanesco .Edizione postuma delle schede a cura di Bruno Migliorini. Roma, Leonardo Da Vinci, 1933, s.v. turullulllù . 6 Cfr. G. V ACCARO , Vocabolario romanesco belliano e italiano-romanesco , etimologico - lessicale -grammaticale - fraseologico - dei proverbi e modi proverbiali - dei sinonimi e degli opposti, Roma,Romana libri alfabeto, 1969, s. vv. Cfr. inoltre C HIAPPINI , cit. (in cui mancano andriè , gilè ); F. R  AVARO ,  Dizionario romanesco , Introduzione di M. Teodonio, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori 2005, s.   4 l'«immortale poeta» 7 è senza dubbio la fonte dell'altrimenti ignoto sacchesorètte , presente nella "Lista" del 1908 con la glossa «Oriuoli d'Isaac Soret»: il lemma, checostituisce la trascrizione fonetica del nome proprio  Isaac Soret  , costruttore di orologivissuto nel XVIII secolo, ricorre in tre sonetti del Belli, dove in due casi è corredato dauna nota esplicativa: 637.  La donna liticata (1832), v. 8: piena d’orloggi de Sacchesorette...; nota 5: Gli antichioriuoli d’Isaach Soret, della figura appunto di un piccolo tumore, sono ancora assai in pregio, particolarmente presso il volgo, il quale pronunzia il nome del loro autore nel modo da noiriferito.1211.  L'arbanista (1834), v. 8: ddu’ orloggi de Sacchesorette...; nota 7: La celebrità della perfezzion degli oriuoli d’Isaac Soret non si è mai estinta presso il volgo, che li reputa la piùmirabile opera della meccanica.2169.  L'affari de Stato (1846), v. 10: Guarda er zu' orlòggio d'Isacchesorette... 8   Dall'analisi delle "Liste" emerge un dato sorprendente: molti dei lemmi registrati daZanazzo lessicografo non sono usati da Zanazzo autore, e ciò parrebbe confermare laloro srcine "libresca".Se si arriva a considerare la produzione letteraria di Zanazzo, è opportuno tornarealla categorizzazione di Nardin e isolare come prima tipologia quella dei lemmi disrcine francese approdati all'italiano standard e attestati anche in romanesco. Per questaclasse porteremo come unico esempio il caso di comò : il termine, attestato in italiano a partire dal XVII secolo, affianca gli indigeni "canterano" e "cassettone" ed entra a pienotitolo nell'uso nazionale, tanto che il GraDIt  lo marca come parola "comune". Nell'operadi Zanazzo, il lemma compare sempre nella forma con raddoppiamento commò , di cuiciteremo una sola occorrenza: Trad. pop. I  ,  La bbarca : tutta la robba de casa de la mi' fija, li tesori, li commò, e' lletto, lecredenze, li lavamani, la bbiancheria che pporta in dota... Costituiscono una tipologia appena più marcata i lemmi derivati dal francese ediffusi in più varietà regionali dell'italiano: porteremo come esempio l'adattamento scicche del francese moderno chic , corredato dai derivati sciccherìa , scicchettone , scicchettona . Questa famiglia di lemmi è attestata in molte varietà regionali, tanto che il GraDIt  marca tutti i lemmi della famiglia come "popolari" (ma non "regionali"): la parola base, scicche , è annotata come francesismo da Vaccaro e, in relazione all'opera diTrilussa, da Nardin. 9 Riportiamo di seguito per ogni lemma un'attestazione nell'opera diZanazzo: vv.   (in cui mancano andriè , gilè e muerre ); N. D I  N INO , Glossario dei sonetti di G. G. Belli e dellaletteratura romanesca , Padova, Il poligrafo, 2008 (in cui mancano corzè , gilè ). Il caso di muerre è parzialmente diverso dagli altri: non è infatti attestato per la prima volta dal Belli ma nel  Meo Patacca ,nella forma muer  ; inoltre è registrato nella  Raccolta di voci romane e marchiane , cit., s.v. amuerre (informa quindi più vicina a quella toscana): cfr. D I  N INO , cit., s.v. muerre . 7 Cfr. Z ANAZZO , Usi, costumi e pregiudizi , cit., p. 8. 8 Si cita da G.G. B ELLI , Tutti i sonetti romaneschi , a c. di M. Teodonio, Roma, Newton & Compton,1998. 9 Cfr. G. V ACCARO , Vocabolario romanesco trilussiano e italiano-romanesco , etimologico - lessicale -grammaticale - fraseologico - dei proverbi e modi proverbiali - dei sinonimi e degli opposti, Roma,Romana libri alfabeto, 1971, s.v. scicche : «franc. chic »; N ARDIN , cit., p. 68. Cfr. inoltre C HIAPPINI , cit.,s.v. scicche : «a modo»; sciccherìa : «gran lusso»; scicchettóne-a : «superlativo di scicche ».   5   Trad. pop. I  , Sisto Quinto : Ecchete che tte vedeno vieni' un ber giuvinotto, tutto vestitoscicche che sse ne veniva alegramente cantanno. Trad. pop. I  ,  Li mèrli e li tórdi : E quer pranzetto che sciccheria!  Le 'minente ar Divin'Amore [1886] XLVIII.2: - Boni 'sti polli! - Bono 'sto guazzetto! / -Puro l'ummido è stato scicchettone...  Le 'minente ar Divin'Amore [1886] XXVI.5: l'ommini entreno drento e ognuno aresta / avedé co' che gala scicchettona / è apparata la chiesa pe' la festa... La terza classe dei francesismi attestati in Zanazzo è costituita dai lemmi diderivazione gallica che parrebbero specifici del romanesco, talvolta condivisi con l'areamediana o alto-meridionale. Fra questi ricorderemo il termine inveloppe , dal francese enveloppe , attestato anche in Trilussa nella forma anveloppe : 10    La leva [1880] IX.  La lettera de mamma : Sappi poi che qui drent'a l'inveloppe / ce so' trelire. Abbada in de l'uprí / la lettra, te s'avessino da roppe'. e il lemma sciarmante , dal francese charmant  , ben attestato in romanesco: 11   Trad. pop. II  , 112.  Er ballo de li Guitti : Poi se dava comincio ar ballo. Ce n'èreno de coppiesciarmante davero... Tarantella [1879]: È sciarmante, è carinella, / quela bocca risarella! Un caso di lemma diffusosi in diverse varietà dell'italiano, ma che assume a Romaun senso figurato peculiare, è  fricandò : a partire dal francese  fricandeau 'pietanza a basedi carne lardellata', il termine compare in romanesco nell'accezione traslata di 'insiemedisordinato' —  12 per cui si veda nell'opera di Zanazzo:  App. medicina pop ., Un mazzo de 24 rimedi : Siccome me so' stufato (come se sarà stufatochi legge), ho fatto tutto un fricantò de l'antri arimedi che ho riccorti... Si noterà che un traslato analogo è attestato per il lemma rattatuja , francesismo da ratatouille 'pietanza a base di ingredienti diversi tagliati a pezzetti', presente in Zanazzonel senso di 'confusione, parapiglia': 13   Trad. pop. II  , 155.  Er candelabro d'oro de li Ggiudìi : Er candelabbro che sse vede scorpitosotto a ll'arco de Tito, era tutto d'oro e lo portonno a Roma da Ggerusalemme l'antichi Romani,quanno saccheggionno e abbruciorno quela città. Dice che ppoi in d'una rattatuja che cce fu, inde llitìcàsselo che ffeceno pe' scirpallo, siccome se trovaveno sopra a pponte Quattrocapi, lo bbuttonno a ffiume, accusì nun l'ebbe gnisuno e adesso se lo gode l'acqua. Una discussione a parte merita il termine giaccò 'cappello militare simile al chepì',ricorrente più volte nell'opera di Zanazzo (segue il primo esempio per ogni testo in cuisi è reperito il lemma): 10 Cfr. V ACCARO , Voc. rom. trilussiano , cit., s.v. anvelòppe . 11 Cfr. C HIAPPINI , cit., s.v. sciarmante ; V ACCARO , Voc. rom. belliano , cit., s.v. sciarmante ; R  AVARO , cit.,s.v. sciarmante ; D I  N INO , cit., s.v. sciarmante . 12 Cfr. C HIAPPINI , cit., s.v.  fregandò ; V ACCARO , Voc. rom. trilussiano , cit., s.v.  fricandò ; R  AVARO , cit.,s.v.  fricandò . 13 Cfr. C HIAPPINI , cit., s.v. rattatuja ; R  AVARO , cit., s.v. rattatùja ; N ARDIN , cit., pp. 90-91.