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Psicologia Generale

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Metodi della psicologia DOGMISTI vs EMPIRISTI Empiristi: Una conoscenza accurata del mondo richiede un’attenta osservazione.  Necessità di un metodo, che è un insieme di regole e tecniche per l’osservazione che consente agli osservatori di evitare le illusioni, gli errori e le conclusioni erronee che la semplice osservazione può produrre.  Necessità di Definire la proprietà che si desidera misurare e poi trovare un modo per  rilevarla. • • Definizio Definizione ne operativ operativa a: desc descri rizi zion onee di una proprietà in termini misurabili. La defi defini nizio zione ne è il proc proces esso so medi median ante te il quale quale le propri proprietà età vengon vengono o colleg collegate ate a definizioni definizioni operative. operative. Successiva Successivamente mente vengono rilevate mediante un processo che collega la definizione operativa alle misurazioni. dispos osit itiv ivo o in Strumento Strume nto di Misura Misura: disp grado di rilevare gli eventi ai quali si riferis riferisce ce una defini definizio zione ne operati operativa. va. I dispositivi di misurazione individuano le condizion condizionii concrete concrete descritte dalle nostre nostre def defini inizio zioni ni operat operative ive ma non individuano la proprietà in sé stessa. Una buona definizione operativa deve avere VALIDITA’ DI COSTRUTTO, ossia la tendenza di una una defin definiz izio ione ne oper operati ativa va e di una una prop propri riet etàà a cond condiv ivid ider eree sign signifi ifica cato to.. Deve Deve aver averee anch anchee VALIDITA’ PREDITTIVA, che è la tendenza di una definizione operativa a essere collegata ad altre definizioni della stessa proprietà. Prerequisiti per una misurazione accurata: • • • caratteristica di Validità: un’osservaz un’osservazione ione che consente consente di trasse trasse da essa inferenza accurate. Affidabilità: tendenza tendenza di uno strumento strumento di misura a produrre los tesso risultato ogni ogniqu qual alvo volt ltaa usat usato o per per misu misura rare re la stessa cosa. Sensibilità: tendenza di uno strumento di misu misura ra a prod produr urre re risul risulta tati ti dive divers rsii quando quando viene viene usato usato per misura misurare re cose cose diverse. Popolazione: insiem insiemee comple completo to degli degli oggett oggettii o degli degli eventi eventi che potrebbero essere misurati Campione: insiem insiemee parzial parziale, e, o sottoi sottoinsi nsieme eme di oggett oggettii o eventi che viene effettivamente misurato. Legge dei grandi numeri: con l’aumentare di un campione aumenta anche la fedel fedeltà tà con con cui cui gli gli attr attrib ibut utii del del campi campion onee riflettono anche gli attributi della popolazione dalla quale esso è stato tratto. Distribuzione di frequenza: rappresentazioni grafiche delle misure ottenute in un campione e che rappresentano il numero di volte che ciascuna misura è stata osservata. Essa  può assumere una qualunque forma ma di solito assume una forma definita come distribuzione normale, ossia una distribuzione di frequenza in cui le misure sono per la maggior parte concentrate attorno alla media e diminuiscono verso le due estremit emitàà. I due lati della distribuzione dono simmetrici. La posizione al centro della curva è quella in cui si trova la media. Descrizione della tendenza generale: riguarda il valore delle misure vicine al centro o al pun punto cent centra rale le di una distr istrib ibu uzion zionee di frequenza. Esse sono: Moda: il valore della misura osservato con maggior frequenza Media: il valore medio delle misure Mediana: il valore che è maggiore o uguale a metà dei valori nella distribuzione di frequenza, e minore e uguale all’altra metà dei valori. In una distribuzione normale Moda, Media e Mediana coincidono. Descrizione della variabilità: riguarda il grado in cui le misure in una distribuzione di frequenza differiscono le une dalle altre: è il campo o intervallo di variazione che è compreso tra il valore della misura più alta e il valore della misura più  bassa. Osservazione naturalistica: tecnica per ottenere conoscenze scientifiche osservando le persone nei loro ambienti naturali senza farsi notare. Caratteristiche della domanda (o effetti dell’aspettativa): sono quegli aspetti del setting sperimentale che inducono le persone a comportarsi così come esse pensano che l’osservatore desideri o si aspetti che esse si comportino. Tecniche per evitarla: questionari anonimi, misurazione di comportamenti non suscettibili ad esse in quando non sono sotto il controllo volontario ma soprattutto fare sì che le persone osservate NON sappiano il vero scopo dell’osservazione (ad esempio usando storie di copertura o introducendo item di riempimento). Le aspettative possono influenzare le osservazioni e posso influenzare anche la realtà Osservazioni in doppio cieco: osservazione il cui vero scopo resta celato sia all’osservatore sia al  partecipante Pattern di co-variazione o Correlazione: si dice che due variabili co-variano o sono correlate quando le variazioni nel valore di una variabile sono sincronizzate alle variazioni nel valore dell’altra. Correlazione positiva (più-più, meno-meno) ---- Correlazione negativa (più-meno, meno-più) Gli studiosi hanno sviluppato un metodo per stimare la probabilità che una particolare previsione sia accurata misurando la forza della correlazione sulla quale essa si basa: Coefficiente di correlazione è una misura della direzione e della forza di una correlazione, ed è simboleggiato dalla lettera r (varia solamente da -1 a +1) R= 1 correlazione positiva perfetta R= -1 correlazione negativa perfetta R= 0 non vi è alcuna correlazione, le variabili sono scorrelate Il segno indica la direzione della relazione mentre il valore assoluto ci indica il numero di eccezioni e quindi con quanta sicurezza possiamo usare la correlazione nel fare previsioni (man mano che il numero di eccezioni aumenta il valore di r comincerà ad avvicinarsi allo 0) Tutte le variabili che sono legate da una relazione causale sono correlate ma NON tutte le variabili che sono correlate sono legate da una relazione causale. La causalità è solo uno dei tanti tipi di relazioni che due variabili possono avere. Correlazione Spuria : due variabili sono correlate, ma solo perché entrambe causate da una terza variabile. (Problema della terza variabile) -----> Per scartare la possibilità che una terza variabile sia stata la causa della correlazione è  possibile utilizzare: Campioni abbinati: i partecipanti di due campioni sono in media identici dal punto di vista della terza variabile. Coppie abbinate: ogni partecipante di un campione è identico a un partecipante dell’altro campione dal punto di vista di una terza variabile. Ma non essendo possibile escludere tutte le infinite “terze variabili”, non è possibile inferire una relazione causale tra due variabili sulla base della correlazione naturale esistente tra di esse. Esperimento: tecnica che consente di stabilire relazioni causali tra variabili. • Manipolazione: creazione di un pattern di variazione artificiale in una variabile indipendente al fine di determinarne il  potere causale. Consente si superare il  problema della terza variabile. La variabile che viene manipolata è chiamata VARIABILE INDIPENDENTE, perché essendo controllata da noi è indipendente da ciò che il partecipante dice o fa. Gruppo sperimentale : gruppo di soggetti trattati in un modo particolare Gruppo di controllo: gruppo di soggetti che NON sono trattati in quel modo particolare La variabile che viene misurata è detta VARIABILE DIPENDENTE perché il suo valore “dipende” da ciò che il partecipante dice o fa. • che Randomizzazione:   procedura sfrutta eventi casuali intesa a fare in modo che l’assegnazione di un  partecipante al gruppo sperimentale o a quello di controllo non sia determinata da alcuna terza variabile. In media i   partecipanti saranno identici sotto ogni aspetto tranne quello da misurare. Validità interna: caratteristica di un esperimento che consente di trarre inferenze accurate circa la relazione causale tra una variabile indipendente e una dipendente. Gli esperimenti ci consentono di trarre conclusioni riguardo ai rapporti causali tra le  particolari definizioni operative che abbiamo manipolato e misurato ma non riguardo alle  proprietà astratte che queste particolari definizioni operative rappresentano. Validità esterna:   proprietà di un esperimento nel quale le variabili sono state definite operativamente in modo normale, tipico o realistico. Sensazione e percezione Sensazione: semplice consapevolezza della stimolazione di un organo di senso Percezione : organizzazione, identificazione e interpretazione di una sensazione in modo tale da formare una rappresentazione mentale Tutti i sensi dipendono dal processo di trasduzione che ha luogo quando i sensori corporei convertono i segnali fisici provenienti dall’ambiente in segnali neurali inviati al sistema nervoso centrale. G. Fechner condusse nell’ottocento studi sulla percezione visiva  Psicofisica: metodo che misura la forza di uno stimolo e la sensibilità del soggetto a quello stimolo Soglia assoluta: l’intensità minima di uno stimolo necessaria alla semplice rilevazione sensoriale. Confine tra il percepire e il non percepire. Per misurarla Fechner suggerì di utilizzare la JND o differenza appena individuabile , cioè il più piccolo cambiamento nell’intensità di uno stimolo che il soggetto riesce a rilevare. Legge di Weber: la differenza appena individuabile di uno stimolo rappresenta una   proporzione costante nonostante le variazioni di intensità. Nel calcolare la soglia differenziale quello che importa è la proporzione tra la grandezza e gli stimoli. Teoria della rilevazione del segnale : la risposta ad uno stimolo dipende sia dalla sensibilità del soggetto allo stimolo in presenza di un rumore che dal suo criterio di risposta. (criterio interno di decisione, modo in cui prendiamo le decisioni). Per giungere alla comprensione del processo di percezioni bisogna quindi tener conto sia delle caratteristiche dello stimolo che delle caratteristiche del soggetto. Adattamento sensoriale: fenomeno per cui la sensibilità ad una stimolazione prolungata tende col tempo a scemare perché l’organismo si adatta alle condizioni in cui si trova. I nostri sistemi di  percezioni pongono particolare enfasi sul cambiamento nella risposta agli eventi sensoriali. LA VISTA Il nostro sistema visivo si è evoluto in modo da trasdurre l’energia luminosa dell’ambiente in segnali neurali nel cervello. Gli esseri umani hanno negli occhi dei recettori sensoriali che reagiscono alle diverse lunghezze d’onda dell’energia luminosa. Le onde luminose possiedono tre proprietà ciascuna delle quali ha una dimensione fisica che  produce una corrispondente dimensione psicologica: - - Ampiezza determina la luminosità - Purezza Lunghezza colorazione determina la determina la saturazione o intensità dei colori La luce che raggiunge l’occhio passa per prima attraverso un tessuto trasparente e liscio detto cornea, che imprime una curvatura al raggio luminoso e lo invia alla pupilla, un’apertura circolare nella regione colorata dell’occhio (detta iride, che è il muscolo che controlla la dimensione della  pupilla regolando la quantità di luce che può entrare nell’occhio). Successivamente il cristallino devia di nuovo i raggi luminosi per concentrarli sulla retina , un tessuto sensibile alla luce che si trova sul fondo del bulbo oculare. I muscoli cambiano la forma del cristallino per poter mettere a fuoco oggetti a distanze diverse ( processo di accomodazione). All’interno della retina troviamo due tipi di fotorecettori,   pigmenti sensibili alla luce che trasducono i raggi luminosi in impulsi neurali: - I coni: rilevano il colore e ci consentono di mettere a fuoco i dettagli. Sono circa 6 milioni raggruppati nella fovea e distribuiti in modo più sparso nella retina. - I bastoncelli: si attivano in condizione di luce fioca, utili quindi per la visione notturna. Non forniscono alcun indicazione sul colore. 120 milioni di bastoncelli sono distribuiti in ciascuna retina (tranne nella parte centrale detta fovea, are dove la visione è in assoluto più chiara i bastoncelli sono completamente assenti) Lo strado intermedio contiene le cellule bipolari, che raccolgono i segnali neurali dei bastoncelli e dei coni e li trasmettono allo strato più esterno della retina dove neuroni detti cellule gangliari della retina (nervo ottico) organizzano i segnali e li inviano al cervello. Campo recettivo : ovvero quella regione della superficie sensoriale la cui stimolazione provoca un cambiamento nella frequenza di scarica di quel neurone. L’elaborazione del colore avviene in due fasi. Una prima fase, la codificazione, avviene nella retina, la seconda, l’elaborazione, ha luogo nel cervello. La luce che colpisce la retina provoca un pattern di risposta specifico in ognuno dei tre tipi di coni (coni del blu, del verde e del rosso). Questa rappresentazione tricromatica del colore significa che il pattern della risposta mediata dai tre tipi di coni fornisce un codice specifico per ogni colore. Sistema dell’opponenza cromatica: coppie di neuroni visivi funzionano in antagonismo: le cellule sensibili al rosso si oppongono a quelle sensibili al verde e le cellule sensibili al blu si oppongono a quelle sensibili al giallo. Flussi di potenziale d’azione giungono attraverso il nervo ottico al cervello, rispettivamente agli emisferi cerebrali sinistro e destro. Il nervo ottico che esce da ciascun occhio si dirige al nucleo genicolato laterale situato nel talamo. Il segnale viaggia poi verso la parte posteriore del cervello diretto a una regione detta area V1, situata nel lobo occipitale. Successivamente: • Via ventrale o via del “che cosa” : attraversa il lobo occipitale per entrare nei livelli più bassi del lobo temporale e comprende le aree del cervello deputate a identificare la forma e l’identità dell’oggetto, ossia che cos’è. • Via versale o vie del “dove”: si dirige verso il lobo parietale collegandosi alle aree corticali che identificano la  posizione e il movimento. Teoria della visione modulare: l’esistenza di aree cerebrali, o moduli, specializzate nel riconoscere e rappresentare le facce o le case o persino le parti del corpo. Principio della costanza percettiva: anche quando gli aspetti dei segnali sensoriali cambiano, la  percezione rimane costante. (possibilità di “riconoscere un volto amico anche se cambia colore o taglio di capelli”) Regole di organizzazione percettiva: stabiliscono i principi per l’integrazione delle caratteristiche elementari degli oggetti: semplicità, chiusura, continuità, somiglianza, vicinanza, movimento comune. Teorie sul riconoscimento degli oggetti Riconoscimento di oggetti in base all’immagine mentale Riconoscimento degli oggetti in base alle loro parti Un oggetto visto in precedenza viene conservato nella memoria e va a costituire un template, cioè una rappresentazione mentale che può essere confrontata direttamente con la forma di un oggetto nella sua immagine retinica. Il cervello decostruisce gli oggetti osservati in un insieme delle loro parti. Gli oggetti sono conservati nella memoria come descrizioni strutturali: inventari mentali di parti di oggetti. Indizi monoculari di profondità: elementi di una scena che forniscono informazioni sulla  profondità quando sono osservati con un solo occhio. Il cervello sfrutta la cd grandezza relativa. Altri indizi sono la prospettiva lineare, il gradiente di tessitura, la sovrapposizione, l’altezza relativa dell’immagine. Più vicino è l’oggetto che state osservando maggiore è la disparità binoculare, cioè la differenza nelle immagini retiniche dei due occhi che è fonte di informazioni sulla profondità. Altri indizi di profondità sono basati sul movimento: ad esempio il parallasse di movimento, un indizio che si basa sul movimento della testa nel tempo. L’UDITO Il senso dell’udito riguarda le onde sonore, ossia le variazioni della pressione che si trasmettono attraverso l’aria in un certo arco di tempo. Anche l’onda sonora è caratterizzata da tre dimensioni fisiche : • frequenza tono (quanto è acuto o grave un suono) • ampiezza suono) • complessità timbro (qualità del suono o risonanza) • Orecchio esterno : comprende la parte visibile situata all’esterno della testa, il  padiglione, il canale uditivo e il timpano, una membrana che vibra in risposta alle onge sonore. volume (intensità del L’orecchio umano si divide in tre parti distinte: • • Orecchio medio: minuscolo spazio  pieno d’aria situato dietro la membrana timpanica, contiene le tre ossa più  piccole del corpo, gli ossicini (martello incudine e staffa) che si combinano per  trasmettere meccanicamente le vibrazioni all’orecchio interno Orecchio interno : contiene la coclea , tubo pieno di liquido che è l’organo della trasduzione uditiva. La coclea ospita su tutta la sua lunghezza la membrana una struttura presente basilare, nell’orecchio interno che forma ondulazioni quando le vibrazioni  provenienti dagli ossicini raggiungono il liquido cocleare. Il suo movimento ondulato stimola le cellule ciliate, recettori uditivi specializzati incorporati nella membrana basilare. Tali cellule ciliate rilasciano molecole di neurotrasmettitori che danno inizio al segnale neurale nel nervo acustico che va verso il cervello. Dall’orecchio interno i potenziali d’azione del nervo acustico raggiungono il talamo e infine l’emisfero controlaterale della corteccia in una regione chiamata area A1 che contiene la corteccia uditiva primaria. L’orecchio umano ha sviluppato due meccanismi per codificare la frequenza delle onde sonore: uno specifico per le alte frequenze e l’altro specifico per le basse frequenze. Il codice di posizione, usato per le alte frequenze interviene quando la coclea codifica frequenze differenti in posizioni diverse della membrana basilare. Un processo complementare avviene per le frequenze più basse. Un codice temporale registra le basse frequenze tramite il tasso di potenziali d’azione che entrano nel nervo acustico. I due codici lavorano insieme per coprire tutta la gamma di toni che le persone riescono a udire. IL TATTO La percezione tattile scaturisce dalla esplorazione attiva dell’ambiente fatta toccando e afferrando gli oggetti con le mani. Quattro diversi tipi di recettori collocati sotto la superficie della pelle ci consentono di sentire la   pressione, la tessitura, il pattern o la vibrazione di un oggetto contro la pelle. Inoltre i termorecettori , fibre nervose che sentono il caldo o il freddo, rispondono al cambiamento della temperatura corporea. Il tatto comincia con la trasduzione in segnali neurali delle sensazioni della pelle. I recettori del tatto hanno campi recettivi provvisti di zone di eccitazione circondate da zone inibitorie a forma di ciambella. 1. L’organizzazione controlaterale: la   parte sinistra del corpo è rappresentata nella parte destra del cervello e viceversa. 2.   Nella corteccia sensoriale regioni più estese corrispondono alle parti della superficie cutanea che hanno maggiore risoluzione spaziale. Il dolore viene trasdotto dai recettori del dolore che si distinguono in fibra A-delta che trasmettono il dolore acuto e le più lente fibre C, che trasmettono il dolore sordo. I segnali neurali del dolore viaggiano verso due aree distinte del cervello : una via del loro manda il segnale a una zona del cervello che ne identifica la localizzazione e il tipo di dolore, l’altra via manda segnali ai centri cerebrali coinvolti nella motivazione e nelle emozioni. Dolore riferito: si verifica quando le informazioni sensoriali che provengono da aree interne ed esterne convergono sulle stesse cellule nervose del midollo spinale. Teoria del gate-control o teoria del cancello: i segnali che arrivano dai recettori del dolore  presenti nel corpo possono essere fermati, o bloccati al cancello d’ingresso, da inter-neuroni nel midollo spinale tramite il feedback proveniente da due direzioni. Sistema vestibolare: costituito dai tre canali semicircolari pieni di liquido e dalgi organi adiacenti situati nei pressi della coclea in ciascun orecchio interno. L’OLFATTO   Nella parte superiore della cavità nasale c’è una membrana mucosa detta epitelio olfattiva che contiene circa 10 milioni di recettori dell’olfatto (ORN), ovvero recettori che danno inizio al senso dell’odorato. Ogni neurone olfattivo è dotato di siti recettori che si legano ad alcuni odoranti ma non ad altri. Gruppi di ORN inviano i propri assoni dell’epitelio olfattivo al bulbo olfattivo, una struttura cerebrale situata sopra la cavità nasale e sotto i lobi frontali. Gli assoni di tutti gli ORN di un particolare tipo convergono in una struttura chiamata glomerulo all’interno del bulo olfattivo, gli esseri umani hanno circa 350 glomeruli. Il bulbo olfattivo invia i propri segnali a vari centri del cervello, comprese le aree responsabili del controllo delle pulsioni primarie, delle emozioni e dei ricordi. L’odorato gioca un ruolo anche nel comportamento sociale. Gli esseri umani e altri animali riescono ad individuare gli odori dei feromoni, odoranti chimici emessi dagli altri membri della propria specie e capaci di influenzare il comportamento o la fisiologia dell’animale. IL GUSTO La lingua è ricoperta da migliaia di piccole protuberanze dette papille, all’interno delle quali ci sono centinaia di calici gustativi, che sono l’organo di trasduzione del gusto. Il sistema del gusto contiene appena cinque tipi principali di recettori gustativi, che corrispondono alle cinque sensazioni gustative primarie: salato, acido, amaro, dolce e umami. Ogni calice gustativo contiene vari tipi di recettori che portano alla estremità apicale prolungamenti detti microvilli, i quali reagiscono con le molecole gustative presenti nei cibi. La Memoria La memoria è la capacità di accumulare informazioni e di recuperarle nel corso del tempo. Le tre funzioni chiave della memoria sono: 1. La codifica: processo con cui trasformiamo in memoria persistente ciò che percepiamo, pensiamo o sentiamo 2. L’immagazzinamento:   processo che   permette di conservare le informazioni nella memoria per lungo tempo 3. Il recupero:   processo che riporta alla mente le informazioni precedentemente codificate e immagazzinate. CODIFICA Dobbiamo abbandonare l’idea che i ricordi siano copie dell’esperienza sensoriale. Al contrario, i ricordi si formano combinando le informazioni che abbiamo già nel cervello con le informazioni che arrivano attraverso i sensi. I ricordi vengono costruiti, non registrati, attraverso il processo di codifica: • • • IMMAGAZZINAMENTO Codifica ELABORATIVA: consiste nel collegare attivamente le informazioni nuove alle conoscenze già presenti nella memoria. Tale codifica è associata specificatamente all’aumento di attività nella parte interna del lobo temporale sinistro e nella parte inferiore del lobo frontale sinistro. Codifica VISIVA: consiste nell’immagazzinare nuove informazioni trasformandole in immagini mentali. Attiva le regioni del lobo occipitale. Codifica ORGANIZZATIVA: comporta la classificazione in categorie di una serie di item sulla base delle relazioni esistenti tra loro. Organizzare   per categorie porta a concentrarsi sulle somiglianze o sulle differenze tra elementi. Il magazzino della memoria ha tre grandi comparti: • Memoria SENSORIALE: deposito in cui l’informazione sensoriale viene mantenuta per pochi secondi. Dato che abbiamo più di un senso abbiamo più tipi di memoria sensoriale: o Memoria iconica: deposito a rapido decadimento informazioni visive o Memoria ecoica: deposito a rapido decadimento informazioni uditiva • delle delle Memoria A BREVE TERMINE: deposito in cui le informazioni  NON sensoriali vengono mantenute per più di qualche secondo ma per meno di un minuto. La memoria a breve termine   può contenere all’incirca 7 item o elementi significativi. Per aggirare tali “limiti naturali” ricorriamo a alcune “strategie”: o La ripetizione o Il chunking: consiste nel combinare unità di informazioni in gruppi o blocchi più grandi o La memoria di lavoro: si riferisce al mantenimento attivo delle informazioni nel deposito a  breve termine • Memoria A LUNGO TERMINE: deposito in cui le informazioni posso essere mantenute per ore, giorni, mesi o anni. Non ha limiti di capacità. Aspetti diversi di un singolo ricordo vengono immagazzinati in luoghi diversi della corteccia. Gli psicologi credono che la regione dell’ippocampo sia preposta alla funzione di riunire tutti i frammenti in modo tale da ricordarli come una cosa unica. La ricerca dice che il luogo migliore per cercare i ricordi è negli SPAZI tra un neurone e l’altro. Le connessioni tra i neuroni sono rafforzare dalla loro comunicazione, rendendo così più facile la comunicazione successiva, fornendo la base neurologica per la memoria a lungo termine. POTENZIAMENTO A LUNGO TERMINE o LTP: un aumento della forza della trasmissione neurale che deriva dal rafforzamento delle connessioni sinaptiche. Tale processo avviene mediante un agente primario conosciuto come recettore NMDA che influenza il flusso di informazioni che  passa da un neurone all’altro attraverso la sinapsi controllando l’avvio dell’LTP nella maggior parte delle vie neurali dell’ippocampo. Perché questi recettori nmda possano attivarsi, il neurone trasmittente rilascia un neurotrasmettitore chiamato GLUTAMMATO, il quale di lega con il sito recettore nmda del neurone ricevente. In secondo luogo si ha l’eccitazione del neurone   postsinaptico. Questi due eventi insieme danno inizio all’LTP, che rafforza le connessioni sinaptiche. RECUPERO Uno dei modi migliori per recuperare informazioni dall’interno della testa è imbattersi in informazioni all’esterno della testa che siano in qualche modo collegate con le prime. L’informazione che proviene dall’esterno è detta indizio per il recupero, che è un’informazione esterna associata all’informazione immagazzinata e che serve a riportarla alla mente. Il principio di specificità della codifica afferma che un indizio per il recupero può essere efficace nel riportare alla mente un’informazione quando aiuta a ri-creare il modo specifico in cui quell’informazione è stata inizialmente codificata. Lo stato psicologico o fisiologico di una persona nel momento della codifica è associato con le informazioni che vengono codificate. Il recupero stato-dipendente è la tendenza a ricordare meglio l’informazione quando durante il recupero ci si trova nello stesso stato in cui ci si trovava nella fase di codifica.  Nella maggior parte dei casi le memorie semantiche producono una memoria migliore rispetto alle analisi basate sulla rima. Tuttavia il principio dell’elaborazione appropriata al trasferimento del ricordo afferma che il ricordo tende a trasferirsi da una situazione a un’altra quando elaboriamo le informazioni in un modo che è appropriato agli indizi per il recupero che saranno disponibili in seguito. Tipi di memoria a lungo termine Memoria Esplicita: si ha quando le persone Memoria Implicita: quando le esperienza consciamente o intenzionalmente recuperano   passate influenza il comportamento e le dalla memoria le esperienze passate prestazioni successive, anche se non si sta cercando di ricordarle e non si è consapevoli di ricordarle. La presenza dei ricordi impliciti è implicita nelle nostre azioni. Memoria Semantica: rete di fatti e concetti Memoria Procedurale: acquisizione graduale di associati che formano la nostra conoscenza abilità quale risultato della pratica, o del know generale del mondo. how, nel fare le cose. Memoria episodica: insieme delle esperienza Priming o attivazione: maggiore capacità di  personali passate che sono avvenute in un tempo   pensare a uno stimolo, come una parola o un e in un luogo particolari. oggetto, in conseguenza di un’esposizione recente allo stimolo stesso. Il cervello dopo il   priming “risparmia” una parte del tempo di elaborazione. Gli errori della memoria: 1. Labilità : il dimenticare con il passare del tempo. I ricordi non sbiadiscono a un tasso costante, la gran parte dell’oblio avviene subito dopo il verificarsi di un evento e man mano che il tempo passa la discesa della curva rallenta sempre più. a. Interferenza retroattiva: l’apprendimento successivo interferisce col ricordo delle informazioni acquisite in  precedenza   b. Interferenza proattiva: quanto appreso in precedenza interferisce col ricordo delle informazioni acquisite successivamente. 2. Distrazione : mancanza di attenzione che determina una dimenticanza (es: attenzione divisa) 3. Blocco: incapacità di recuperare informazione che pure sono disponibili in memoria. (esperienza della ‘parola sulla punta della lingua’) 4. Erronee attribuzioni di memoria: attribuire un ricordo o un’idea alla fonte sbagliata (memoria della fonte) 5. Suggestionabilità : tendenza a incorporare nei ricordi personali informazioni fuorvianti che provengono da fonti esterne 6. Distorsione: influenze che le conoscenze, le convinzioni e le sensazioni legate al presente esercitano, distorcendoli, sui ricordi di esperienze  passate. a. Distorsione da coerenza: le   persone ricordano il passato in modo da adattarlo a ciò che sanno o credono nel presente   b. Distorsione da cambiamento: esagerazione della differenza tra ora e prima c. Distorsione egocentrica 7. Persistenza: il ricordo intrusivo di avvenimento che vorremmo poter  dimenticare. Spesso si verifica a seguito di eventi perturbanti o traumatici. L’ Apprendimento L’apprendimento implica esperienze che provocano in chi apprende un cambiamento relativamente  permanente di stato. Alcune forme di apprendimento cominciano in maniera esplicita ma col tempo diventano implicite. Assuefazione: processo generale in cui l’esposizione ripetuta o prolungata ad uno stimolo porta ad una graduale riduzione della risposta. L’assuefazione è una forma semplice di apprendimento. Tuttavia questo tipo di cambiamento di solito non è permanente CONDIZIONAMENTO CLASSICO: si ha quando uno stimolo neutro evoca una risposta dopo essere stato associato ad uno stimolo che suscita di per sé una risposta spontanea. Pavlov. 1902 Stimolo incondizionato (SI): stimolo che in un organismo produce costantemente una data reazione spontanea Risposta incondizionata (RI): risposta automatica evocata in modo costante da uno stimolo incondizionato. Es: il cibo (SI) fa salivare i cani (RI) Stimolo condizionato (SC): stimolo che inizialmente è neutro e non produce alcuna reazione costante in un organismo. Quando lo stimolo condizionato viene abbinato nel tempo a uno stimolo incondizionato esso sarà in grado di produrre una risposta: Risposta condizionata (RC): risposta che assomiglia ad una risposta incondizionata ma è prodotta da uno stimolo condizionato. Apprendere mediante condizionamento classico richiede un certo periodo di tempo, necessario  perché si possa sviluppare l’associazione tra lo SC e lo SI. Questo periodo di tempo di chiama acquisizione, cioè la fase del condizionamento classico in cui lo SC e lo SI sono presentati abbinati. Il CONDIZIONAMENTO DI SECONDO ORDINE: è un condizionamento in cui l’SI è uno stimolo che ha acquisito la propria capacità di generare apprendimento in seguito a una procedura  precedente in cui è stato usato come SC. Estinzione: l’eliminazione graduale di una risposta appresa che si verifica quando lo SI non viene  più presentato. Recupero spontaneo: tendenza di un comportamento appreso a ripresentarsi dopo l’estinzione in seguito a un periodo di pausa. Anche se non c’è stato nessun ulteriore abbinamento tra lo SC e lo SI. Generalizzazione: la RC ha luogo anche se lo SC è leggermente diverso da quello iniziale usato durante l’acquisizione. Discriminazione: la capacità di distinguere tra stimoli molto simili ma distinti Watson e i comportamentisti pensavano che fosse possibile sviluppare spiegazioni generali fondate sui principi del condizionamento classico per pressoché qualunque comportamento di qualunque organismo. Watson riteneva che le paure si potessero apprendere come qualsiasi altro comportamento. Le componenti neurali del condizionamento classico Robert Rescorla e Allan Wagner furono i primi a teorizzare che il condizionamento classico si verifichi solo quando l’animale ha appreso a crearsi un’aspettativa. Tale modello ha introdotto una componente cognitiva capace di spiegare tutta una serie di fenomeni del condizionamento classico, difficili da spiegare da un punto di vista semplicemente comportamentista. Per esempio secondo tale modello il condizionamento sarebbe stato più facile nel caso in cui lo SC fosse un evento sconosciuto invece che uno noto, che era associato ad altre aspettative. In aggiunta a questa componente cognitiva giocano un ruolo importante nel condizionamento classico anche i meccanismi evolutivi. John Garcia dimostrò il valore adattativo del condizionamento classico in una serie di studi condotti sui ratti. L’evoluzione ha fornito a ciascuna specie una predisposizione biologica : propensione ad apprendere particolari tipi di associazione invece di altri, in modo tale che in alcune specie certi comportamenti sono relativamente facili da condizionare, mentre in altre non lo sono. IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE: un tipo di apprendimento in cui le conseguenze del comportamento di un organismo determinano il suo ripetersi o meno nel futuro. Lo studio del condizionamento operante consiste nell’esplorare i comportamenti attivi. E. Thorndike: la sua ricerca si concentrava sui comportamenti operanti, cioè sul comportamento che richiedeva ad un organismo di fare qualcosa. Utilizzò le cd gabbie-problema. Il comportamento operante diventa più frequente. Legge dell’effetto: i comportamenti cui fa seguito un “soddisfacente stato delle cose” tendono a essere ripetuti e quelli che producono uno “spiacevole stato delle cose” hanno una minore  probabilità di ripetersi. B.F. Skinner e il comportamento operante: definisce ciò che succede quando un organismo mette in atto un comportamento in grado di produrre un impatto sull’ambiente. I comportamenti operano nell’ambiente che risponde con eventi in grado di rafforzare quei comportamenti ( rinforzo ) o li rendono meno probabili ( punizione). Utilizzò la Gabbia di Skinner che consente al ricercatore di studiare il comportamento di piccoli animali in un ambiente controllato. Un rinforzo è un qualunque stimolo o evento che funzioni in modo da potenziare la probabilità che si verifichi ancora il comportamento di chi l’ha determinato. Rinforzo positivo/negativo Una punizione è qualunque stimolo o evento che funzioni in modo da ridurre la probabilità che si verifichi di nuovo il comportamento che l’ha determinato. Punizione positiva/negativa Il rinforzo è solitamente più efficace della punizione, in quanto quest’ultima segnala che è stato  prodotto un comportamento inaccettabile ma non specifica cosa invece andrebbe fatto. Rinforzi primari : servono a soddisfare necessità biologiche Rinforzi secondari : traggono la loro efficacia dalla associazione con rinforzi primari attraverso il condizionamento classico (es: denaro) Principio di Premarck:   per distinguere quale tra due attività una persona preferirebbe intraprendere, basta sapere che l’attività preferita può essere utilizzata per rinforzare positivamente quella che non lo è. (es. niente tv fino a che non hai fatto i compiti!). Gerarchia di comportamenti soggettivi per ogni persona. Effetto della sovra-giustificazione: si ha quando le ricompense esterne possono minare la soddisfazione intrinseca che deriva dall’attuazione di un comportamento. Principi base del comportamento operante: discriminazione, generalizzazione, importanza del contesto, estinzione (dipende dalla frequenza con cui si riceve il rinforzo), Schermi di rinforzo: • • A intervallo fisso: il rinforzo viene somministrato a intervallo di tempo fissi  perché sia data la risposta adeguata A intervallo variabile: un comportamento viene rinforzato secondo un intervallo medio di tempo trascorso dall’ultimo rinforzo. (es: regali alla radio ogni ora) • • A rapporto fisso: rinforzo viene somministrato dopo che è stato prodotto un numero specifico di risposte. (es. rinforzo continuo: rinforzo dato dopo ciascuna risposta) A rapporto variabile: la somministrazione del rinforzo è basata su un numero medio di risposte. (es. slot machine) Tutti questi schemi di rinforzo sono a rinforzo PARZIALE, una condizione che si ha quando solo alcune risposte date sono seguite da un rinforzo. I comportamenti operanti mantenuti secondo schemi di rinforzo parziale resistono meglio all’estinzione di quelli sottoposti a schemi a rinforzo continuo. (effetto del rinforzo parziale) Modellamento o shaping: apprendimento che scaturisce dal rinforzo di approssimazione successive a un comportamento finale desiderato. Ogni comportamento è un’approssimazione successiva verso l’esito finale, ovvero un comportamento che si avvicina gradualmente sempre più al complessivo desiderato (es. nell’addestramento degli animali) Componenti neurali, cognitive e evolutive del condizionamento operante Centri del piacere: neuroni che formano il fascio proencefalisco mediale, una via che va dal mesencefalo attraverso l’ipotalamo fino al nucleo accumbens. I neuroni che costituiscono questa via sono detti dopaminergici. E. Chace Tolman: fu il primo sostenitore di un approccio cognitivo all’apprendimento operante. Tolman suggerì che un animale identificasse una relazione mezzo-fine. Lo stimolo non evoca direttamente una risposta, piuttosto stabilisce uno stato cognitivo interno, il quale  produce poi il comportamento. (I ratti che avevano appreso a percorrere un labirinto in vista di una piccola ricompensa correvano molto più veloce quando incominciavano a ricevere una ricompensa maggiore). Apprendimento latente Mappe cognitive Si apprende qualcosa ma questo apprendimento si manifesta come cambiamento comportamentale soltanto in futuro. Rappresentazione mentale delle caratteristiche fisiche dell’ambiente. L’apprendimento latente e le mappe cognitive indicano che il condizionamento operante implica molto di più della risposta di un animale ad uno stimolo. Ogni specie compresa, quella umana, è inoltre biologicamente predisposta ad apprendere alcune cose più prontamente di altre e a reagire agli stimoli in maniere coerenti con la  proprio storia evolutiva (esperimenti dei Breland con i maiali) Altri tipi di apprendimento: Apprendimento Osservativo: quello che si verifica guardando le azioni degli altri. Ha radici anche nella biologia evolutiva e ha valore per la sopravvivenza. apprendimento che si verifica in maniera largamente Apprendimento Implicito: indipendente dalla consapevolezza sia del processo che dei risultati dell’acquisizione di informazioni. I comportamenti complessi come l’uso del linguaggio e la socializzazione  possono essere dei tipi di a. implicito. L’apprendimento esplicito e apprendimento implicito usano vie neurali diverse. Linguaggio e Pensiero Il linguaggio è il sistema per comunicare con altri individui usando segnali che trasmettono un significato e che sono combinati secondo regole di grammatica. La più piccola unità sonora riconoscibile come linguaggio, e non come rumore casuale, è il fonema. (es. th – e- b- o- y- h-i-t…. ) Ciò che fa sì che un fonema sia un fonema e non un rumore dipende dal suo uso come segnale verbale, e non dalle sue proprietà fisiche. Ogni lingua possiede un sistema di regole fonologiche che indicano come i fonemi possono essere combinati per produrre suoni linguistici. I fonemi sono combinati in modo da formare morfemi, le più piccole unità di una lingua dorate di significato. (es. il – ragazzo - ha colpito – la - palla) Le regole di morfologia indicano come i morfemi possono essere combinati per formare alcune   parole. Le regole sintattiche indicano come le parole possono essere combinate per formare sintagmi (il ragazzo- ha colpito la palla) e frasi (il ragazzo ha colpito la palla). La struttura profonda si riferisce al significato di una frase. La struttura superficiale si riferisce al modo in cui una frase è espressa in parole. Teoria innatista: lo sviluppo del linguaggio ha come migliore spiegazione una capacità   biologicamente innata. Secondo Chomsky il cervello umano è dotato di un dispositivo di acquisizione del linguaggio (LAD), vale a dire di un insieme di processi che facilita l’apprendimento del linguaggio. Teorie interazioniste: sottolineano l’interazione tra biologia ed esperienza. Centri cerebrali del linguaggio Area di Broca Area di Wernicke Localizzata nella corteccia frontale sinistra è implicata nella PRODUZIONE del linguaggio Localizzata nella corteccia temporale sinistra è implicata nella COMPRENSIONE del linguaggio L’ipotesi della relatività linguistica sostiene che il linguaggio influenza la natura del pensiero. (esperimento dei colori…). Il concetto è una rappresentazione mentale che raggruppa, ovvero categorizza caratteri comuni di oggetti, eventi o altri stimoli deficit categoria-specifico, incapacità di riconoscere oggetti che appartengono a una particolare categoria pur conservando inalterata la capacità di riconoscere gli altri oggetti non appartenenti a quella categoria. Il cervello umano sembra essere “pre-cablato” a riconoscere determinate categorie generali. • Teoria della somiglianza di famiglia, ovvero il fenomeno per cui i membri di una data categoria  presentano caratteristiche tipiche, che   però possono anche non essere   possedute da ogni membro della stessa categoria • • Teoria dei prototipi, il prototipo è il rappresentante migliore o più tipico della categoria. Teoria degli esemplari, la categorizzazione implica il confronto di ogni nuovo esemplare con i ricordi archiviati degli altri esemplari della stessa categoria già incontrati. Il processo di decisione Il processo di decisione è soggetto a errori mentali, molti dei quali con conseguenze marginali. Gli esseri umani sono abili a stimare la frequenza o il numero delle volte che una data cosa accadrà ma se la cavano male in compiti che richiedono di pensare in termini di probabilità. Teoria della scelta razionale:  prenderemo la decisione stabilendo il grado di probabilità con cui qualcosa può accadere, giudicando il valore dell’esito e poi moltiplicando i due fattori. Distorsione da accessibilità: tendenza a ritenere che gli elementi più facilmente accessibili in memoria si siano presentati con maggior frequenza. (esempio dei nomi famosi e dei nomi non famosi) Fallacia della intersezione:  pensiamo che due eventi insieme abbiano più probabilità di accadere rispetto a quelle che ha ciascuno singolarmente. La fallacia consiste nel credere che aumentando il numero di elementi di informazione, sia più elevata la probabilità che siano tutti veri. In realtà, la  probabilità diminuisce rapidamente. Euristica della rappresentatività: la tendenza a emettere un giudizio di probabilità comparando un oggetto o un evento a un prototipo dell’oggetto o dell’evento. (esempio degli avvocati e degli ing.) Framing: gli effetti del framing si verificano quando le persone danno risposte differenti allo stesso  problema in funzione di come il problema è espresso (o inquadrato, in inglese “framed”). Esempio del farmaco 70% successo - 30% fallimento. Fallacia dei costi non recuperabili: la decisione su una situazione in atto sono prese in base a quanto si è già investito in quella situazione. Teoria dell’utilità appresa: le persone scelgono di assumersi un rischio quando valutano le perdite  potenziali e di evitare i rischi quando valutano i guadagni potenziali. Ipotesi frequentista: la nostra mente si è evoluta in modo da notare la frequenza con cui le cose accadono, non la probabilità con cui possono accadere. Il computo della frequenza è una capacità  biologica innata. La soluzione dei problemi Problema mal definito. Analisi mezzi-fini: processo di ricerca dei mezzi o dei passi per ridurre le differenze tra la situazione attuale e l’obiettivo desiderato Soluzione di un problema per analogia: cerchiamo di risolvere un problema trovandone un altro simile con una soluzione conosciuta e applicando la stessa soluzione al problema attuale. (esempio della fortezza e del tumore) Una soluzione improvvisa per  insight può derivare da un processo graduale inconscio. Fissità funzionale: tendenza a percepire le funzioni degli oggetti come fisse. Il ragionamento è un’attività mentale che consiste nell’organizzare l’informazione o le credenze in una serie di passaggi per trarre delle conclusioni. Ragionamento pratico Capire che cosa fare. Diretto all’azione Ragionamento teorico diretto al ragionamento di una convinzione Maggiore facilità Distorsione da credenza: i giudizi se accettare una conclusione dipendono più dalla credibilità della conclusione che dal fatto che le argomentazioni siano valide dal punto di vista logico. L’intelligenza Binet e T. Simon furono i primi a concepire un test di intelligenza nel 1909 attraverso il quale misuravano l’attitudine di un bambino a imparare indipendentemente dai suoi risultati scolastici. William Stern  propose che il livello mentale, derivante dal test, fosse considerato come l’età mentale del bambino, e il modo migliore per capire se un bambino si stava sviluppando normalmente fosse esaminare il rapporto tra la sua età mentale e la sua età cronologica. Lewis Terman formalizzò questa comparazione mediante il quoziente intellettivo o QI di rapporto che è una grandezza statistica ottenuta dividendo l’età mentale di una persona per la sua età cronologica e moltiplicando poi il quoziente per 100. Q.I di rapporto = (età mentale / età cronologica) x 100 Q.I di deviazione: una grandezza statistica ottenuta dividendo il punteggio conseguito nel test da una persona per il punteggio medio conseguito nel test da persone dello stesso gruppo di età e poi moltiplicando il quoziente per 100. (non consente comparazioni tra persone di età diverse) Q.I di deviazione = ( punteggio test / punteggio medio persone stessa età) x 100 Attuali test di intelligenza: Stanford-binet, WAIS. I test di intelligenza misurano le risposte che sappiamo essere correlate a comportamenti consequenziali che si pensa siano resi possibili dall’intelligenza. Teoria bifattoriale dell’intelligenza di Spearman: ogni compito richiede la combinazione di una abilità generale (g) e una abilità specifica del compito (s) Thurstone: le abilità mentali primarie. Non sono né generali né specifiche. Gerarchia a tre livelli: 1. Intelligenza generale 2. Abilità di livello intermedio (individuabili con un approccio dal basso verso l’altro o viceversa). Carroll individuò 8 indipendenti abilità di livello intermedio. 3. Abilità specifiche Sternberg sostiene che ci sono 3 tipi di intelligenza: analitica, creativa e pratica. Gardner sostiene invece che esistano 8 tipi di intelligenza: linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, interpersonale, intrapersonale e naturalistica. L’intelligenza si può definire come un’ipotetica abilità mentale che consente alle persone di direzionare il loro pensiero, di adattarsi alle circostanze e di imparare dalle esperienze. Coefficiente di ereditabilità (h2):   parametro statistico che descrive in quale percentuale la differenza tra i punteggi delle persone può essere spiegata da differenze nel loro corredo genetico. Questa grandezza varia in funzione del livello socioeconomico e dell’età delle persone sottoposte a misruazione. I geni esercitano un influsso significativo sull’intelligenza.