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Allegato I.1 - Relazione Tecnica Impianto Illuminazione

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Progetto di Piano Urbanistico Attuativo “ITALCASE” Allegato I.1 PROGETTO IMPIANTO ILLUMINAZIONE (DM 22/01/2008 n. 37 - art. 5) Relazione Tecnica Via dei Mardignon – Romano d’Ezzelino– (VI) GEN 2014 Il progettista Il committente Ing. Maritan Piero Planing Engineering Srl Viale dell’industria – 23/B – 35129 – Padova – ITALY T +39 049 8078248 – F +39 0496451697 – P. IVA 04402790283 www.planing.it – [email protected] SOMMARIO INTRODUZIONE.................................................................................................................................................. 3 DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO .................................................................................................................... 3 DATI GENERALI DELLA STRUTTURA ................................................................................................................... 3 CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DEGLI IMPIANTI ............................................................................................. 4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO........................................................................................................................... 5 DESCRIZIONE DEGLI IMPIANTI ........................................................................................................................... 7 PRESCRIZIONI GENERALI.................................................................................................................................. 10 VERIFICHE INIZIALI, FINALI E PERIODICHE ....................................................................................................... 22 DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE ALLA FINE DEI LAVORI ............................................................................ 28 Pagina 2 INTRODUZIONE L'appalto ha per oggetto la fornitura in opera di materiali e apparecchi necessari per l'esecuzione degli impianti elettrici di illuminazione pubblica a servizio di una nuova lottizzazione. I lavori da eseguire, dovranno essere realizzati secondo il progetto esecutivo allegato DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO Il progetto si compone dei seguenti documenti: nome documento Relazione tecnica Calcoli illuminotecnici Schema planimetrico – tavola 01 Schema planimetrico – tavola 02 Schema planimetrico – tavola 03 Schema planimetrico – tavola 04 Verifiche Legge Regionale 7 Agosto 2009 n. 17 DATI GENERALI DEL SITO D’INSTALLAZIONE Il sito d’installazione dell’illuminazione pubblica in oggetto è una strada pubblica con limite di velocità di 30 km/h a servizio di una nuova lottizzazione. Pagina 3 CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI E DEGLI IMPIANTI DECRETO 22.01.2008 n. 37 – ATTIVITA’ DI INSTALLAZIONE DEGLI IMPIANTI ALL’INTERNO DEGLI EDIFICI Gli impianti non saranno installati all’interno di edifici. D.P.R. 151/11 – PREVENZIONE INCENDI Non sono previste attività soggette alle visite di prevenzione. NORMA CEI 64-8 PARTE 7 – AMBIENTI ED APPLICAZIONI PARTICOLARI Sono presenti ambienti ed applicazioni particolari quali: descrizione Impianti di illuminazione situati all’esterno Gli impianti elettrici in questi ambienti seguiranno le indicazioni specifiche della Norma CEI 64-8 Parte 7. LUOGHI CON PERICOLO DI ESPLOSIONE Non è prevista la presenza, liquidi infiammabili, vapori infiammabili e/o polveri. Pagina 4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO Leggi, Decreti, Circolari • Legge 1/3/1968 n. 186 – Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni ed impianti elettrici ed elettronici; • DM 16/2/1982 – Modificazioni del Decreto Ministeriale 27/9/65, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi; • DM 1/2/1986 – Norme di sicurezza antincendi per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili; • DM 16/5/1987 – Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione; • Legge 9/1/1989 – Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati; • DM 14/6/1989 – Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche; • Legge 5/3/1990 n. 46 – Norme per la sicurezza degli impianti; • DM 26/8/1992 – Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica; • DM 15/10/1993 – Regolamento recante autorizzazione all’Istituto superiore prevenzione e sicurezza del lavoro ad esercitare attività omologative di primo o nuovo impianto per la messa a terra e la protezione dalle scariche atmosferiche; • DM 9/4/1994 – Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l’esercizio delle attività turistico-alberghiere; • DM 18/3/1996 – Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi; • DM 12/4/1996 - Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi; • DM 10/3/1998 – Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro; • DPR 22/10/2001 n. 462 - Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi; • DECRETO 22/01/2008 n. 37 – Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici; • DL 09/04/2008 n. 81 – Attuazione dell’articolo 1 della legge 03/08/2007 n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Pagina 5 Norme CEI • CEI 0-2 – Guida per la definizione della documentazione di progetto degli impianti elettrici; • CEI 11-8 (1989) - Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica – impianti di terra; • CEI 11-17 (1992) - Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica - Linee in cavo; • CEI 17-13 (1995) - Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Prescrizioni per apparecchiature di serie (AS) e non di serie (ANS); • CEI 20-13 (1992) – Cavi con isolamento estruso in gomma per tensioni nominali da 1 a 30 kV; • CEI 20-14 (1997) – Cavi isolati con polivinilcloruro di qualità R2 con grado di isolamento superiore a 3. (Per sistemi elettrici con tensione nominale da 1 a 20 kV); • CEI 20-19 (1990) – Cavi isolati con gomma con tensione nominale non superiore a 450/750 V; • CEI 20-20 (1996) – Cavi isolati con polivinilcloruro con tensione nominale non superiore a 450/750 V; • CEI 20-40 (1992) – Guida per l’uso di cavi a bassa tensione; • CEI 23-3 - EN 60898 (1991) – Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per impianti domestici e similari; • CEI 23-5 (1972) – Prese a spina per usi domestici e similari; • CEI 23-12 (1971) – Prese a spina per usi industriali; • CEI 23-19 (1983) – Canali portacavi i materiale plastico e loro accessori ad uso battiscopa; • CEI 23-31 (1990) – Sistemi di canali metallici e loro accessori ad uso portacavi e portapparecchi; • CEI 23-32 (1990) – Sistemi di canali in materiale plastico isolante e loro accessori ad uso portacavi e portapparecchi per soffitto e parete; • CEI 23-51 (1996) – Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare; • CEI 31-30 (1996) – Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi; • CEI 31-35 (2001) - Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Guida all’applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) Classificazione dei luoghi pericolosi; • CEI 61-99 (1992) – Sicurezza degli apparecchi elettrici d’uso domestico e similare. Parte 2: Norme particolari per vasche per idromassaggio ed apparecchiature analoghe; • CEI 64-8 (1998) – Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 100V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua; • CEI 64-12 (1993) – Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario; Pagina 6 • CEI 64-50 (1995) – Edilizia residenziale – Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici utilizzatori ausiliari e telefonici; • CEI 70-1 (1992) – Gradi di protezione degli involucri (Codice IP); • CEI 79-3 (1993) – Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Norme particolari per gli impianti antieffrazione, antintrusione; • CEI 81-10/1 (2006) – Protezione contro i fulmini – Parte 1: Principi generali; • CEI 81-10/2 (2006) – Protezione contro i fulmini – Parte 2: Valutazione del rischio; Norme UNI • UNI EN 1838 – applicazione dell’illuminotecnica – Illuminazione di emergenza; • UNI 9490 (1989) – Apparecchiature per estinzione incendi. Alimentazioni idriche per impianti automatici antincendio; • UNI 9795 (2005) – Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme d’incendio – Sistemi dotati di rivelatori puntiformi di fumo e calore e punti di segnalazione manuali; • UNI 9871 (1991) – Impianti sportivi. Collaudo illuminotecnico; • UNI 10439 (1995) – Illuminotecnica. Requisiti illuminotecnici delle strade con traffico motorizzato; • UNI EN 12464-1 (2003) – Luce e illuminazione – Illuminazione dei luoghi di lavoro in interni; Altro • Prescrizioni e raccomandazioni ISPESL, USL, VV.F.; • Prescrizioni e indicazioni Enel o dell’Azienda distributrice dell’energia elettrica; • Prescrizioni e indicazioni della Telecom e degli eventuali Enti preposti alla trasmissione dati. DESCRIZIONE DEGLI IMPIANTI IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE E UTILIZZO ENERGIA ELETTRICA PUNTO CONSEGNA ENERGIA ELETTRICA L’alimentazione dell’impianto avverrà da linea illuminazione pubblica esistente. QUADRI ELETTRICI L’impianto sarà alimentato da linea elettrica esistente. ELENCO UTENZE ELETTRICHE Pagina 7 Nella tabella che segue sono riportate utenze elettriche da alimentare, divise per quadro elettrico: descrizione Illuminazione nuova lottizzazione IMPIANTO F.E.M. L’impianto f.e.m. (forza elettro motrice) non prevede l’installazione di prese. IMPIANTO ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’impianto di illuminazione ordinaria prevede l’installazione di lampade a led marca AEC tipo LED-IN 1B ST 4.5-27 DA, con opzione "DA" dimmerazione automatica (44W) installate su palo conico verniciato modello PC 368V di altezza 6mt. IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA Non è previsto l’impianto di illuminazione di sicurezza. Pagina 8 COMANDI DI EMERGENZA Non è previsto un comando di emergenza per togliere tensione all’intero fabbricato. IMPIANTO DI MESSA A TERRA È previsto un impianto di messa a terra funzionale per gli SPD a bordo dei corpi illuminanti. PROTEZIONE DALLE SCARICHE ATMOSFERICHE Sono previsti SPD a bordo dei corpi illuminanti. Pagina 9 PRESCRIZIONI GENERALI PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione contro i contatti diretti si effettua per tutti i componenti dell’impianto adottando opportune misure aventi lo scopo di impedire che una persona possa entrare in contatto con una parte attiva del circuito elettrico. La protezione può essere parziale o totale: La scelta tra la protezione parziale o totale dipende dalle condizioni d’uso e d’esercizio dell’impianto (ad esempio potrà essere parziale laddove l’accessibilità ai locali è riservata solo a persone addestrate). Protezione totale L’isolamento, destinato a impedire il contatto con parti in tensione, deve realizzare una copertura totale delle parti attive; inoltre relativamente alle caratteristiche fisico - chimiche e allo spessore, deve essere tale da resistere alle sollecitazioni meccaniche, chimiche, elettriche e termiche alle quali può essere sottoposto, tenendo conto della sua specifica funzione protettiva. Involucri e barriere sono così definiti dalle norme CEI: Involucro - Elemento che assicura un grado di protezione appropriato contro determinati agenti esterni e un determinato grado di protezione contro i contatti diretti in ogni direzione. Barriera - Elemento che assicura un determinato grado di protezione contro i contatti diretti nelle direzioni abituali di accesso. La Norma CEI EN 60529 identifica il grado di protezione di un involucro o di una barriera mediante la sigla IP seguita da due cifre più eventuali lettere opzionali; la prima cifra indica il grado di protezione contro i contatti diretti e contro l’ingresso di corpi estranei, la seconda cifra indica il grado di protezione contro la penetrazione dei liquidi. Protezione parziale La protezione parziale è ritenuta sufficiente solo in luoghi dove operano persone addestrate allo svolgimento di una specifica e particolare attività in relazione al tipo di impianto, al tipo di operazione e alle condizioni ambientali. Si attua mediante ostacoli o allontanamento. Pagina 10 La protezione mediante ostacoli si ottiene utilizzando opportune strutture che hanno lo scopo di impedire l’avvicinamento non intenzionale a parti di circuito in tensione e di evitare il contatto involontario dell’operatore durante interventi sul circuito elettrico in tensione per lavori di riparazione, manutenzione, modifiche e simili che per particolari ragioni di funzionalità, non possono essere effettuate a circuito aperto; il grado di protezione offerto dagli ostacoli realizzati impiegando birilli, parapetti ecc., può essere inferiore a IPXXB. Non è necessario che gli ostacoli siano fissati in modo da richiedere l’uso di un attrezzo per la rimozione; è invece indispensabile che sia evitata la rimozione accidentale. La protezione mediante allontanamento consiste nell’adottare opportuni criteri installativi al fine di evitare che elementi di circuito elettrico in tensione possano trovarsi a portata di mano. Si considerano simultaneamente accessibili parti conduttrici che distano fra di loro meno di 2,5 metri in verticale o di 2 metri in orizzontale (Fig. 5.7). Si intendono per parti conduttrici simultaneamente accessibili non solo le parti attive del circuito elettrico ma anche le masse, le masse estranee, i conduttori di protezione, i dispersori, i pavimenti e le pareti non isolanti. Si ricorda che per massa estranea si intende una parte conduttrice non facente parte dell’impianto elettrico, ma in grado di introdurre in un ambiente il potenziale di terra o altri potenziali. Si considerano masse estranee, per esempio, le tubazioni dell’acqua, del gas, del riscaldamento e gli elementi metallici facenti parte di strutture di edifici. Protezione addizionale mediante interruttori differenziali L’uso di interruttori differenziali, con corrente differenziale nominale d’intervento non superiore a 30mA, è riconosciuto come protezione addizionale contro i contatti diretti in caso di insuccesso delle altre misure di protezione o di incuria da parte degli utilizzatori. La protezione addizionale mediante l’uso di dispositivi di protezione con corrente differenziale nominale d’intervento non superiore a 30mA è richiesta: Pagina 11 a) nei locali ad uso abitativo per i circuiti che alimentano le prese a spina con corrente nominale non superiore a 20A; b) per i circuiti che alimentano le prese a spina con una corrente nominale non superiore a 32A destinate ad alimentare apparecchi utilizzatori mobili usati all’esterno. PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI Tutti i componenti elettrici devono essere protetti contro il pericolo di contatto con parti metalliche accessibili, normalmente non in tensione, ma che potrebbero assumere un potenziale pericoloso a seguito di un guasto o del cedimento dell’isolamento. Questa protezione può essere classificata in due tipologie: - Protezione attuata senza l’interruzione automatica dell’alimentazione e senza messa a terra se le condizioni del componente o della persona sono tali da rendere il guasto non pericoloso. - Protezione attuata attraverso l’interruzione automatica dell’alimentazione mediante apparecchi di protezione dalle sovracorrenti o differenziali. PROTEZIONE MEDIANTE SEPARAZIONE ELETTRICA Per garantire la protezione dai contatti si ricorre a circuiti in cui le parti attive sono alimentate da un circuito elettrico perfettamente isolato da terra. In questi impianti non è possibile la richiusura del circuito attraverso il contatto mano-piedi della persona e quindi non si possono realizzare situazioni reali di pericolo. Questo tipo di protezione si può realizzare impiegando trasformatori di sicurezza e linee di lunghezza limitata. PROTEZIONE IN IMPIANTI A BASSISSIMA TENSIONE DI SICUREZZA In questo caso la protezione è garantita quando le parti attive sono alimentate a tensioni non superiori a 50V a.c. e 120V d.c., adottando comunque i provvedimenti per impedire il contatto accidentale tra i circuiti a bassissima tensione e quelli a bassa tensione. In alcuni casi speciali è ammessa la protezione mediante luoghi non conduttori o collegamento equipotenziale locale non connesso a terra. PROTEZIONE MEDIANTE DOPPIO ISOLAMENTO O ISOLAMENTO RINFORZATO Pagina 12 Questi componenti elettrici hanno parti attive isolate dalle parti accessibili oltre all’isolamento funzionale anche da un isolamento supplementare che rende praticamente impossibile l’incidente. Essi sono definiti di classe II. Il collegamento delle masse al conduttore di protezione in questo caso è vietato. PROTEZIONE MEDIANTE INTERRUZIONE DELL’ALIMENTAZIONE La protezione mediante l’interruzione automatica dell’alimentazione è richiesta quando a causa di un guasto, si possono verificare sulle masse tensioni di contatto di durata e valore tali da rendersi pericolose per le persone. La norma CEI 64-8/4 considera pericolose le tensioni di contatto e di passo superiori a 50V a.c. per gli ambienti ordinari e a 25V a.c. per gli ambienti speciali. Se le tensioni di contatto e di passo sono superiori a questi valori è necessario interromperle in tempi opportunamente brevi, affinché vengano evitati danni fisiologici alle persone, così come definito dalla norma IEC 60479-1. In questo caso è quindi necessario scegliere dei dispositivi di interruzione e protezione automatici che abbiano caratteristiche di intervento tali da garantire un adeguato livello di sicurezza. Gli interruttori differenziali di adeguata sensibilità sono gli apparecchi maggiormente impiegati per un’efficace protezione dai contatti indiretti, anche se non sono esclusi dispositivi di tipo differente. Per scegliere quale apparecchio impiegare è necessario conoscere la caratteristica tempo-tensione dove rilevare per quanti secondi o frazione di secondi un determinato valore di tensione di contatto può essere sopportato. Per poter costruire questa caratteristica è indispensabile analizzare gli effetti che la corrente provoca nel passaggio in un corpo umano riportata sulla norma IEC 60479-1. Questa caratteristica definisce 4 zone di pericolosità in funzione del valore di corrente circolante per un determinato tempo. Zona 1: nessuna reazione al passaggio della corrente Zona 2: abitualmente nessun effetto fisiologicamente pericoloso Pagina 13 Zona 3: abitualmente nessun danno organico. Probabilità di contrazioni muscolari e difficoltà respiratoria; disturbi reversibili nella formazione e conduzione di impulsi nel cuore, inclusi fibrillazione ventricolare, che aumentano con l’intensità di corrente ed il tempo. Zona 4: in aggiunta agli effetti descritti per la zona 3 la probabilità di fibrillazione ventricolare può aumentare fino oltre il 50%. Si possono avere degli effetti fisiologici come l’arresto cardio-respiratorio e gravi ustioni. Analizzando le curve di sicurezza se ne deduce che gli interruttori differenziali con soglia di intervento di 30mA offrono un eccellente livello di protezione dai contatti indiretti e sono preferibili ad altri dispositivi di protezione. PRESCRIZIONI PER SISTEMI DI TIPO TT Dovrà essere verificata la seguente relazione (CEI 64-8 Art. 413.1.4.2) Ra < Vc/Ia dove: Ra = somma delle resistenze in ohm del dispersore e dei conduttori di protezione e delle masse. Ia = è la corrente che provoca l’intervento del dispositivo di protezione, in ampere. Vc = tensione di contatto (50V nei locali ordinari, 25V nei locali speciali) Pagina 14 PROTEZIONE DELLE CONDUTTURE CONTRO LE SOVRACORRENTI PROTEZIONE DAL SOVRACCARICO La norma CEI 64-8/4 prescrive che i circuiti di un impianto (salvo eccezioni) debbano essere provvisti di dispositivi di protezione adatti ad interrompere correnti di sovraccarico prima che esse possano provocare un riscaldamento eccessivo ed il conseguente danneggiamento dell’isolante dei cavi. Per garantire tale protezione é necessario che vengano rispettate le seguenti regole: Regola 1) IB ≤ In ≤ IZ Regola 2) If ≤ 1,45 IZ dove: IB = Corrente di impiego del circuito In = Corrente nominale dell’interruttore IZ = Portata a regime permanente del cavo If = Corrente di sicuro funzionamento dell’interruttore automatico La prima regola soddisfa le condizioni generali di protezione dal sovraccarico. La regola 2, impiegando per la protezione dal sovraccarico un interruttore automatico, é sempre verificata, poiché la corrente di sicuro funzionamento If non é mai superiore a 1,45 In (1,3 In secondo CEI EN 60947-2; 1,45 In secondo CEI EN 60898). Essa deve essere invece verificata nel caso in cui il dispositivo di protezione sia un fusibile. Analizzando la regola generale di protezione IB ≤ In ≤ Iz risulta evidente che si possono ottenere due condizioni di protezione distinte: una condizione di massima protezione, realizzabile scegliendo un interruttore con una corrente nominale prossima o uguale alla corrente di impiego IB, ed una condizione di minima protezione scegliendolo con una corrente nominale prossima o uguale alla massima portata del cavo. Scegliendo la condizione di massima protezione si potrebbero verificare delle situazioni tali da pregiudicare la continuità di servizio, perché sarebbe garantito l’intervento dell’interruttore anche in caso di anomalie sopportabili. Per contro la scelta di un interruttore con una corrente regolata uguale alla portata del cavo porterebbe alla massima continuità di servizio a discapito del massimo sfruttamento del rame installato. PROTEZIONE DAL CORTOCIRCUITO Le condizioni richieste per la protezione dal cortocircuito sono sostanzialmente le seguenti: a) l’apparecchio deve essere installato all’inizio della conduttura protetta, con una tolleranza di 3m dal punto di origine (se non vi é pericolo d’incendio e si prendono le ordinarie precauzioni atte a ridurre al minimo il rischio di cortocircuito); b) l’apparecchio non deve avere corrente nominale inferiore alla corrente d’impiego (questa condizione é imposta anche per la protezione da sovraccarico) c) l’apparecchio di protezione deve avere potere di interruzione non inferiore alla corrente presunta di cortocircuito nel punto ove l’apparecchio stesso é installato; Pagina 15 d) l’apparecchio deve intervenire, in caso di corto-circuito che si verifichi in qualsiasi punto della linea protetta, con la necessaria tempestività al fine di evitare che gli isolanti assumano temperature eccessive. La corrente presunta di cortocircuito in un punto di un impianto utilizzatore é la corrente che si avrebbe nel circuito se nel punto considerato si realizzasse un collegamento di resistenza trascurabile fra i conduttori in tensione. L’entità di questa corrente é un valore presunto perché rappresenta la peggiore condizione possibile (impedenza di guasto nulla, tempo d’intervento talmente lungo da consentire che la corrente raggiunga i valori massimi teorici). In realtà il cortocircuito si manifesterà sempre con valori di corrente effettiva notevolmente minori. L’intensità della corrente presunta di cortocircuito dipende essenzialmente dai seguenti fattori : - potenza del trasformatore di cabina, nel senso che maggiore é la potenza maggiore é la corrente; - lunghezza della linea a monte del guasto, nel senso che maggiore é la lunghezza minore é la corrente; Nei circuiti trifase con neutro si possono avere tre diverse possibilità di cortocircuito: - fase-fase - fase-neutro - trifase equilibrato Quest’ultima condizione, in generale è la più gravosa. Pertanto la formula basilare di calcolo della componente simmetrica è dove: - E è la tensione di fase - ZE è l’impedenza equivalente secondaria del trasformatore Δ/ misurata tra fase e neutro - ZL è l’impedenza del solo conduttore di fase Se si considera anche l’impedenza di neutro ( ZL = ZLF + ZLN ) la stessa formula é valida per calcolare la corrente presunta di cortocircuito pertinente a linee monofase (fase-neutro). Per gli impianti utilizzatori in BT per corrente presunta di cortocircuito si deve considerare la componente asimmetrica come riportato nella tabella 2 della norma CEI EN 60947-2. PROTEZIONE DALLE SCARICHE ATMOSFERICHE Compito degli SPD (surge protective device) è proteggere gli impianti elettrici, informatici, di telecomunicazione e i rispettivi componenti dalle sovratensioni. Pagina 16 Per quanto riguarda gli impianti elettrici gli SPD vanno usati come componente dell’ LPS (impianto di protezione contro i fulmini) interno, il cui compito è quello di evitare che durante il passaggio della corrente di fulmine si inneschino scariche pericolose all’interno della struttura protetta. Gli SPD si dividono in: - spinterometri autoestinguenti: si basano sul principio di funzionamento dello spinterometro, ma sono in grado di estinguere l’arco elettrico che si innesca al momento della scarica; si utilizzano per estinguere le correnti di fulmine (onda 10/350 μs, valore di alcune centinaia di kA) - varistori: si basano sul principio di formazione di un cortocircuito e successiva estinzione dello stesso mediante resistenza non lineare - elettronici: sono sostanzialmente dei diodi zener con caratteristiche di intervento simili a quelle dei varistori, ma prestazioni inferiori. In particolare è necessario evitare delle scariche pericolose tra l’LPS esterno e: - corpi metallici con notevole estensione lineare - impianti esterni che entrano nella struttura - impianti interni alla struttura Per evitare l’innesco di scariche pericolose si può ricorrere a: - collegamenti equipotenziali, realizzati con conduttori equipotenziali - collegamenti equipotenziali, realizzati con SPD, se non è possibile eseguire direttamente il collegamento con conduttori equipotenziali - isolamento (non applicabile per corpi metallici esterni o impianti esterni). L’applicazione dei sopracitati provvedimenti è subordinata alla valutazione del rischio R associato ad una fulminazione e al suo confronto con il rischio accettabile Ra : se R ≤ Ra , non è necessario prevedere alcuna misura di protezione. Nel caso di collegamenti equipotenziali per impianti esterni i conduttori attivi devono essere collegati per mezzo di SPD. SCELTA E MESSA IN OPERA DELLE CONDUTTURE ELETTRICHE Si definisce conduttura l’insieme costituito da uno o più conduttori elettrici e dagli elementi che assicurano l’isolamento, il fissaggio e la protezione necessaria. La conduttura è completata dagli elementi di giunzione e derivazione atti a realizzare l’insieme dei circuiti di distribuzione o terminali costituenti la rete di distribuzione nell’ambito dell’impianto utilizzatore. Le condutture si distinguono principalmente per il sistema di protezione meccanica e di fissaggio nei tipi indicati nelle figure riportate nel paragrafo metodi di installazione. In una conduttura si distinguono: i cavi, i tubi protettivi, le cassette di giunzione e derivazione, i morsetti di giunzione e derivazione e i canali. Pagina 17 Si definisce cavo l’insieme dei conduttori, degli isolanti, delle guaine e delle armature di protezione o di schermatura specificamente costruito per convogliare la corrente sia ai fini del trasporto dell’energia che di trasmissione di segnali. Si chiama cavo anche il semplice conduttore ricoperto dall’isolamento funzionale (cavo unipolare senza guaina) talvolta definito nel gergo degli installatori con i termini di: filo, cordina, conduttore isolato. I cavi in uso negli impianti elettrici utilizzatori in BT sono caratterizzati fondamentalmente dalla tensione nominale, dal materiale isolante, dalla guaina protettiva, dalla flessibilità, dal numero delle anime e dalla sezione del conduttore di ciascuna anima (Fig. 6.2). La tensione nominale adeguata a tensioni di esercizio di 230/400 V è Uo/U = 300/500 V per cavi a posa fissa. Per sistemi di posa meno impegnativi (monofase 230 V) può essere sufficiente la tensione nominale Uo/U = 300/300 V (Uo valore efficace della tensione tra uno qualsiasi dei conduttori e la terra; U valore efficace della tensione tra due conduttori di un cavo multipolare o di un sistema con cavi unipolari. Per posa fissa in ambienti speciali o per posa interrata occorrono tensioni nominali più elevate (Uo/U = 450/750 V oppure 0,6/1 kV). Le conduttore elettriche adempiono il loro servizio in modo ottimale solo se sono state dimensionate correttamente ed equipaggiate con adeguati dispositivi di manovra e protezione. Il progetto del dimensionamento elettrico coinvolge la completa conoscenza delle caratteristiche delle condutture stesse, dell’andamento delle correnti e dei fenomeni elettrici che si possono manifestare. La corrente che viene considerata per il ridimensionamento di un conduttore e la corrente di impiego IB; partendo da questo il progettista svolge una serie di considerazioni e calcoli per determinare le altre grandezze della rete elettrica: portata dei cavi IZ, caduta di tensione della linea dV, energia specifica passante I2t, ecc. Le sezioni dei conduttori devono essere calcolate in funzione della potenza impegnata e della lunghezza dei circuiti; la caduta di tensione non deve superare il 4% della tensione a vuoto. Le sezioni, scelte tra quelle unificate nelle tabelle CEI-UNEL, devono garantire la portata di corrente prevista, per i diversi circuiti. In ogni caso le sezioni minime dei conduttori in rame sono: - 0,1 mm2 per circuiti di comando e di segnalazione ad installazione fissa destinati ad apparecchiature elettroniche; - 0,5 mm2 per circuiti di segnalazione e telecomando; - 1,5 mm2 per illuminazione di base, derivazione per prese a spina per apparecchi con potenza unitaria non superiore a 2,2 kW; - 2,5 mm2 per utilizzatori con potenza unitaria compresa tra 2,2 e 3,6 kW; - 4 mm2 per montanti singoli e linee che alimentano singoli apparecchi utilizzatori con potenza nominale superiore a 3,6 kW. MESSA A TERRA E CONDUTTORI DI PROTEZIONE Pagina 18 Un impianto di terra è costituito da tutti gli elementi necessari a collegare un circuito, una massa, una massa estranea al terreno per ottenere uno o più dei seguenti scopi: a) offrire una via di chiusura a bassa resistenza alle correnti di dispersione verso terra negli impianti TT per facilitare l’intervento degli apparecchi di interruzione del guasto; b) vincolare al potenziale di terra un punto di un circuito che può essere il centro stella del trasformatore di cabina (sistemi TT e TN), il secondario di un trasformatore ecc., allo scopo di determinare in modo univoco la tensione nominale verso terra per esigenze ai fini funzionali; c) limitare la tensione totale verso terra di una massa in avaria in un sistema IT in caso di primo guasto; d) vincolare al potenziale di terra una massa o una massa estranea al fine di controllare lo stato di isolamento rispetto a un sistema elettrico isolato da terra (sistema IT o protezione mediante separazione elettrica). Si hanno inoltre impianti di terra per: - l’eliminazione di cariche elettrostatiche; - il funzionamento di speciali circuiti monofilo con ritorno a terra (ferrovie, tramvie); - la protezione contro le scariche atmosferiche. L’impianto di terra trattato in questo fascicolo è adatto alla funzione di protezione contro i contatti indiretti negli impianti utilizzatori in bassa tensione (cat. 0 e I). Detto impianto, nel rispetto della Norma CEI 64-8/4, deve essere unico per masse simultaneamente accessibili. Il dispersore È costituito dai corpi metallici in intimo contatto con il terreno ed è la parte destinata a disperdere o a captare le correnti di terra. Il dispersore può essere “intenzionale” quando è installato unicamente per scopi inerenti alla messa a terra dell’impianto elettrico oppure “di fatto” quando si utilizza una struttura avente altri scopi primari. Sono ad esempio dispersori di fatto le armature metalliche interrate delle fondazioni in calcestruzzo, le camicie metalliche di pozzi, le tubazioni metalliche interrate ecc. In ogni caso un elemento metallico fa parte del dispersore se contribuisce in misura significativa alla dispersione delle correnti oppure se, essendo necessario al funzionamento, è soggetto all’azione corrosiva del terreno: ad esempio una corda nuda direttamente interrata, destinata a collegare fra loro due parti disperdenti, fa parte del dispersore; la stessa corda se isolata dal terreno e protetta dall’azione corrosiva non è più facente parte del dispersore, bensì del conduttore di terra (CT). Il conduttore di terra È un elemento destinato a collegare il dispersore al collettore di terra oppure i diversi elementi del dispersore fra loro, ma che non è in intimo contatto con il terreno (ciò non significa che debba essere isolato elettricamente da terra). Il conduttore di terra può essere costituito da cavo isolato, corda metallica nuda, piattina metallica, tubi metallici o altri elementi strutturali metallici inamovibili con le seguenti caratteristiche di affidabilità, di continuità elettrica e resistenza alla corrosione: Pagina 19 - percorso breve; - giunzioni con saldatura a forte o con appositi robusti morsetti o manicotti protetti contro la corrosione; - assenza di sollecitazioni meccaniche; - opportuno dimensionamento. Sezione minima del conduttore di terra: Protetto meccanicamente Non protetto meccanicamente 16 mm2 rame Protetto contro la corrosione come tabella seguente 16 mm2 ferro zincato Non protetto contro la 25 mm2 rame corrosione 50 mm2 ferro zincato Il collettore (o nodo) principale di terra È l’elemento al quale confluiscono i conduttori di terra, i conduttori di protezione principali, i conduttori equipotenziali principali. Esso può essere costituito da un morsetto o da una sbarra meccanicamente robusti e atti ad assicurare, nel tempo, la continuità elettrica. Deve essere possibile il sezionamento, solo mediante l’uso di un attrezzo, almeno del conduttore di terra per poter effettuare le verifiche. Uno stesso impianto può comprendere uno o più collettori di terra (per esempio uno per ogni montante). Non è invece lecito realizzare impianti di terra senza collettori o con una o più giunzioni inaccessibili tra dispersore e conduttori di protezione. I conduttori di protezione (PE) Sono gli elementi destinati a collegare le masse al collettore principale di terra. In genere sono costituiti da cavi unipolari isolati o da anime di cavi multipolari isolate contraddistinte dal colore giallo-verde. Si possono impiegare anche conduttori nudi a percorso indipendente dalla conduttura principale o altre strutture metalliche inamovibili con opportune caratteristiche di continuità elettrica e di affidabilità meccanica. Nei sistemi TN, quando l’interruzione del guasto a terra è affidata a dispositivi a massima corrente, è opportuno, per ridurre la reattanza induttiva dell’anello di guasto, che i conduttori di protezione siano incorporati nella stessa conduttura comprendente i conduttori di fase o, quanto meno, che corrano paralleli nelle immediate vicinanze. Si deve comunque evitare la concatenazione magnetica su lunghi tratti tra conduttore di protezione ed estese strutture in ferro che potrebbero diventare sede di correnti indotte, trasformando l’anello di guasto in un circuito con comportamento simile a quello del primario di un trasformatore di corrente (con evidente enorme aumento dell’impedenza). Sezione minima dei conduttori di protezione: Pagina 20 SEZIONE Sf (mm2) DEI CONDUTTORI DI SEZIONE Sp (mm2) DEL CORRISPONDENTE FASE DELL’IMPIANTO CONDUTTORE DI PROTEZIONE Sf ≤ 16 Sp = Sf 16 < Sf ≤ 35 16 Sf > 35 Sp = Sf/2 Collegamenti equipotenziali Sono tutti gli elementi destinati a collegare le masse alle masse estranee e le masse estranee tra loro, allo scopo di assicurare l’equipotenzialità. Si distinguono dai conduttori di protezione per la loro funzione elettrica. Infatti i conduttori di protezione sono dimensionati per convogliare a terra, attraverso il dispersore, le correnti che si verificano per contatto franco fra una massa e un conduttore di fase facente parte dell’impianto stesso; si tratta quindi di correnti di intensità prevedibile in genere notevole (che nei sistemi TN possono essere anche di diversi kA). I conduttori equipotenziali sono invece destinati solo a rendere equipotenziali (e quindi allo stesso valore di tensione) tutte le masse estranee. In teoria quindi non dovrebbero, sia in condizioni ordinarie che di guasto, essere attraversati da corrente (tanto che la sezione di questi conduttori è dettata da ragioni di resistenza meccanica e non elettrica). Si distinguono in conduttori equipotenziali principali (EQP) e supplementari (EQS). I conduttori equipotenziali principali collegano le strutture metalliche principali dell’edificio (impianto termo-idraulico, armature del calcestruzzo, ecc.) al collettore di terra con connessioni in genere realizzate alla base dell’edificio. Si ricorda che i collegamenti equipotenziali principali devono sempre essere realizzati nei sistemi TT e TN con protezione contro i contatti indiretti mediante interruzione automatica del circuito guasto. Detta Se la sezione del conduttore equipotenziale, deve essere: Se ≥ Sp/2 dove Sp è la sezione del conduttore di protezione principale. * Il valore minimo della sezione Se dev’essere di 6 mm2. * Se il conduttore equipotenziale è in rame non è richiesta una sezione Se maggiore di 25 mm2. I conduttori equipotenziali supplementari collegano in loco le masse estranee (in genere già collegate al collettore di terra) al morsetto di terra locale per costituire un’ulteriore sicurezza. Si ricorda che questi collegamenti non sono indispensabili negli ambienti ordinari e sono obbligatori in taluni ambienti particolari (bagni, docce, piscine, luoghi conduttori ristretti). Un conduttore equipotenziale supplementare che connette due masse deve avere sezione non inferiore a quella del conduttore di protezione di sezione minore. Pagina 21 Un conduttore equipotenziale supplementare che connette una massa a masse estranee deve avere sezione non inferiore a metà della sezione del corrispondente conduttore di protezione. Un conduttore equipotenziale che connette fra di loro due masse estranee, o che connette una massa estranea all’impianto di terra, deve avere sezione non inferiore a 2,5 mm2 se è prevista una protezione meccanica, 4 mm2 se non è prevista una protezione meccanica. PRESCRIZIONI PER AMBIENTI PARTICOLARI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ESTERNA La sezione 714 sostituisce la precedente norma Cei 64-7 “Impianti elettrici di illuminazione pubblica”. Essa si applica agli impianti di illuminazione fissi situati all’esterno degli edifici e destinati ad illuminare aree esterne, comprese le aree semplicemente esposte agli agenti atmosferici; ha quindi un ambito di applicazione molto esteso, che comprende gli impianti di illuminazione di: • strade, parchi, giardini, aree sportive, monumenti, eccetera; • cabine telefoniche, pensiline e fermate di autobus o tram, insegne pubblicitarie, segnaletica stradale, eccetera; • gallerie stradali o pedonali, portici e sottopassi. La nuova sezione non si applica invece alle catene luminose temporanee, agli impianti semaforici o per messaggi stradali variabili, nonché agli apparecchi di illuminazione fissati all’esterno degli edifici, ma alimentati direttamente da condutture interne a tali edifici. Da notare che per “impianto elettrico di illuminazione esterna” la norma intende il complesso delle linee di alimentazione, dei sostegni, degli apparecchi di illuminazione e delle altre apparecchiature destinate a realizzare l’illuminazione delle sopra citate aree esterne. Alimentazione elettrica L’impianto elettrico di illuminazione esterna ha origine direttamente dal punto di consegna dell’energia elettrica, oppure da un quadro da cui è derivato il circuito che alimenta l’impianto. Nei circuiti trifase, gli apparecchi di illuminazione devono essere opportunamente distribuiti sulle fasi in modo da ridurre gli squilibri di corrente nell’impianto (equilibratura dei carichi). A meno di accordi contrattuali differenti, per gli impianti di illuminazione esterna è ammessa una caduta di tensione del 5% rispetto alla tensione nominale dell’impianto. Protezione dai contatti diretti Tutte le parti attive dei componenti elettrici devono essere protette, ai fini dei contatti diretti, mediante isolamento oppure barriere o involucri. Anche le parti attive poste dietro uno sportello (anche se apribile con chiave ed attrezzo) devono avere grado di protezione almeno IPXXB (in modo da risultare inaccessibili al dito di prova) o essere protette con un ulteriore schermo con tale grado di protezione, ad eccezione dei seguenti casi: • lo sportello è posto a più di 2,5 m di altezza dal suolo; Pagina 22 • lo sportello si trova in un locale o luogo accessibile solo a persone autorizzate. Nel caso di apparecchi di illuminazione installati ad altezze fino a 2,8 m, è inoltre richiesto che le loro lampade non siano accessibili, se non dopo la rimozione di un involucro o barriera. Protezione dai contatti indiretti Se si prevede la protezione dai contatti indiretti mediante interruzione automatica dell’alimentazione, la norma raccomanda di proteggere gli impianti di illuminazione di cabine telefoniche, pensiline di fermata di autobus o tram, insegne pubblicitarie, mappe stradali, ecc. con interruttori differenziali di corrente differenziale nominale di intervento non superiore a 30 mA. Viene fatto inoltre notare come l’installazione di un unico interruttore differenziale all’origine dell’impianto di illuminazione comporti il distacco dell’intero impianto per un guasto su un singolo componente dell’impianto stesso, con conseguenti rischi per gli utenti della strada o della zona illuminate. In base alla norma, non è necessario collegare all’impianto di terra dell’impianto di illuminazione le strutture metalliche, ad es. recinzioni che si trovano vicino all’impianto, ma non fanno parte di quest’ultimo. In generale, questo collegamento va anzi evitato, poiché comporta il rischio di trasferire tensioni pericolose sulle suddette strutture metalliche, in caso di guasto sui componenti dell’impianto di illuminazione. In alternativa alla protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione, è possibile realizzare impianti di illuminazione con componenti di classe II (doppio isolamento), per i quali è vietato il collegamento intenzionale a terra. Da notare che la sezione 714 è più restrittiva della norma generale e considera di classe II solo i cavi (con guaina protettiva) con tensioni di isolamento 0,6/1 kV, ad es. cavi tipo FG7(O)R 0,6/1 kV o similari. La mancanza dell’impianto di terra consente inoltre di evitare i “problemi burocratici” (denuncia dell’impianto e verifiche periodiche) derivanti dal DPR 462/2001. Invece, è espressamente vietata la protezione dai contatti indiretti mediante luoghi non conduttori o mediante collegamento equipotenziale locale non connesso a terra. Nel caso particolare di sostegni di illuminazione esterna che sorreggono linee elettriche aeree adibite ad altri usi (in genere distribuzione elettrica pubblica), le suddette prescrizioni relative alla protezione dai contatti indiretti si applicano esclusivamente all’impianto di illuminazione esterna, mentre per le linee elettriche aeree vale quanto previsto dalla norma CEI 11-4. A tale proposito, va rilevato come non sia richiesta, in ogni caso, la messa a terra di parti metalliche poste a meno di 1 m dai conduttori nudi delle suddette linee elettriche aeree, purché tali parti metalliche: • risultino isolate dalle restanti parti dell’impianto (palo, funi di sospensione, eccetera); • siano considerate come parti in tensione durante gli interventi sugli impianti da parte di operatori, ad esempio per operazioni di manutenzione. Grado di protezione dei componenti In generale, i componenti elettrici dell’impianto di illuminazione esterna devono avere grado di protezione almeno IP33. Un grado di protezione maggiore è però richiesto per: Pagina 23 • i componenti interrati in pozzetti, per i quali è necessario il grado di protezione IPX7 se è previsto il drenaggio del luogo di installazione, IPX8 in caso contrario, poiché è prevedibile che il componente possa venire sommerso; • gli apparecchi di illuminazione in galleria, per i quali è imposto il grado di protezione IPX5. Resistenza di isolamento La resistenza di isolamento deve essere misurata in occasione della verifica iniziale dell’impianto. Con gli apparecchi di illuminazione disinseriti, ogni circuito di illuminazione con tensione fino a 1000 V deve presentare una resistenza di isolamento verso terra di almeno: • 0,25 MΩ per i circuiti selv o pelv (tensione di prova 250 V cc); • 0,5 MΩ per i circuiti con tensione nominale fino a 500 V ed i circuiti felv (tensione di prova 500 V cc); • 1 MΩ per i circuiti con tensione nominale oltre 500 V. Con gli apparecchi di illuminazione inseriti, invece, ogni circuito di illuminazione, provato con le suddette tensioni di prova, deve presentare una resistenza di isolamento verso terra di almeno 0,25 MΩ per gli impianti a bassissima tensione, mentre per gli impianti con tensione fino a 1000 V il limite di resistenza (in megaohm) è dato dalla seguente formula: R = 2 / (L + N) dove L è la lunghezza complessiva delle linee di alimentazione, espressa in chilometri (con un minimo di 1 per linee di lunghezza inferiore a 1 km), mentre N è il numero di apparecchi di illuminazione presenti nel sistema elettrico. La tensione di prova, in ogni caso, deve essere applicata per circa 60 s. Sostegni Per quanto riguarda i sostegni (pali) dell’impianto di illuminazione, la sezione 714 rimanda di fatto alle disposizioni normative e legislative vigenti. Più nel dettaglio: • per la protezione dai fulmini (da considerare solo in casi molto particolari, come torri faro estremamente alte), occorre fare riferimento alle norme CEI 81-10; • per le caratteristiche meccaniche dei pali, occorre riferirsi alle norme della serie UNI EN 40; • per la protezione dei pali con barriere di sicurezza e per l’eventuale distanziamento dalla carreggiata stradale occorre basarsi sulle disposizioni relative alle barriere di sicurezza (DM 3/6/1998, DM 18/2/1992 n. 223, DM 15/10/1996, DM 21/6/2004, nonché norma Uni En 1317); • per l’eliminazione delle barriere architettoniche, si deve fare riferimento al DM 14/6/1989 n. 236, il quale impone, per consentire il passaggio di persone su sedia a ruote, una larghezza minima di 90 cm per il percorso pedonale; • per le distanze degli apparecchi di illuminazione e dei sostegni dalle linee elettriche aeree, occorre riferirsi alla norma CEI 11-4. Pagina 24 VERIFICHE INIZIALI, FINALI VERIFICHE INIZIALI Prima dell’inizio dei lavori l’impresa dovrà verificare con la D.LL., con il committente, con l’ENEL e con la TELECOM l’effettiva posizione degli allacciamenti e la tipologia delle condutture da predisporre per il passaggio delle linee di proprietà degli enti. VERIFICHE IN CORSO D’OPERA Durante il corso dei lavori, la Direzione Lavori si riserva di eseguire verifiche e prove preliminari sugli impianti o parti degli stessi, in modo da poter tempestivamente intervenire qualora non fossero rispettate le condizioni del presente Capitolato Speciale e del progetto. Le verifiche potranno consistere nell'accertamento della rispondenza dei materiali impiegati con quelli stabiliti, nel controllo delle installazioni secondo le disposizioni convenute (posizioni, percorsi ecc.), nonché in prove parziali di isolamento e di funzionamento e in tutto quello che può essere utile allo scopo sopra accennato. Dei risultati delle verifiche e delle prove preliminari di cui sopra, si potrà compilare regolare verbale. VERIFICHE FINALI Fermo restando l’obbligatorietà dell’esecuzione delle verifiche da parte dell’installatore ed alle verifiche espressamente richieste da disposizioni legislative/normative, questo atto serve ad attestare che l’impianto è stato realizzato conformemente alla regola dell’arte ed alle prescrizioni progettuali. Tali verifiche dovranno pertanto essere realizzate al termine dei lavori e riguarderanno: • rispondenza alle disposizioni di legge; • rispondenza alle prescrizioni dei Vigili del fuoco; • rispondenza alle prescrizioni particolari concordate in sede di offerta; • rispondenza alle norme CEI relative al tipo di impianto. In particolare si verificherà che: • siano state osservate le norme tecniche generali; • gli impianti e i lavori siano corrispondenti a tutte le richieste e alle preventive indicazioni; • gli impianti e i lavori siano in tutto corrispondenti alle indicazioni contenute nel progetto, purché non siano state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione dell'appalto o nel corso dell'esecuzione dei lavori; • gli impianti e i lavori corrispondano inoltre a tutte quelle eventuali modifiche concordate in sede di aggiudicazione dell'appalto o nel corso dell'esecuzione dei lavori; • i materiali impiegati nell'esecuzione degli impianti siano corrispondenti alle prescrizioni e/o ai campioni presentati. Pagina 25 Inoltre dovranno ripetersi i controlli prescritti per la verifica provvisoria e si dovrà redigere l'apposito verbale del collaudo definitivo. La verifica al termine delle opere, che sarà comprensiva delle prove e misure, verrà pertanto eseguita come prescritto dalla norma CEI 64-8/6, in particolare: a) Esame a vista L’esame a vista riguarderà le seguenti condizioni: • Metodi di protezione contro i contatti diretti ed indiretti, ivi compresa la misura delle distanze delle barriere ed ostacoli; • Presenza di barriere tagliafiamma o altre precauzioni contro la propagazione del fuoco e metodi di protezione contro gli effetti termici; • Scelta dei conduttori per quanto concerne la loro portata e la caduta di tensione; • Presenza e corretta messa in opera dei dispositivi di sezionamento o di comando; • Scelta dei componenti elettrici e delle misure di protezione idonei con riferimento alle influenze esterne; • Identificazione dei conduttori di neutro e di protezione; • Presenza di schemi, cartelli monitori e di informazioni analoghe; • Identificazione dei circuiti, dei fusibili, degli interruttori, dei morsetti ecc.; • Idoneità delle connessioni dei conduttori; • Agevole accessibilità dell’impianto per interventi operativi e di manutenzione; b) Prove e misure Verranno eseguite le seguenti prove e misure: • Continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali e supplementari (metodo di prova art. 612.2 CEI 64-8); • Resistenza d’isolamento dell’impianto elettrico (metodo di prova art. 612.3 CEI 64-8); • Protezione per separazione dei circuiti nel caso di sistemi SELV e PELV e nel caso di separazione elettrica metodo di prova art. 612.4 CEI 64-8); • Resistenza di isolamento dei pavimenti ei delle pareti (metodo di prova art. 612.5 CEI 64-8); • Protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione (metodo di prova art. 612.6 CEI 64-8); • Misura della resistenza di terra (metodo di prova art. 612.6.2 CEI 64-8); • Misura dell’impedenza dell’anello di guasto (sistemi TN, metodo di prova art. 612.2.3 CEI 64-8); • Prove di polarità (metodo di prova art. 612.7 CEI 64-8); • Prova di tensione applicata (metodo di prova art. 612.8 CEI 64-8); • Prove di funzionamento (metodo di prova art. 612.9 CEI 64-8). Pagina 26 Al termine della verifica verrà redatto apposito verbale. Pagina 27 DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE ALLA FINE DEI LAVORI Alla fine dei lavori, dovranno essere prodotti i seguenti documenti: soggetto incaricato descrizione IMPRESA INSTALLATRICE Dichiarazione di conformità ai sensi del Decreto 22.01.2008 n. 37 con relativi allegati obbligatori, tra cui progetto redatto da tecnico abilitato Il Tecnico Ing. Piero Maritan Pagina 28