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Istituto Superiore Di Scienze Religiose “mons. Arnoldo

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “Mons. Arnoldo Onisto” - VICENZA A.A. 2012-2013 II semestre 3 ore settimanali, 5 Ects Corso: FILOSOFIA CONTEMPORANEA Il senso filosofico del Contemporaneo PROGRAMMA I Parte: Introduzioni 1. Premesse metodologiche e linee del pensiero contemporaneo. II Parte: Da Hegel a Nietzsche 2. 3. 4. 5. Il sistema hegeliano e le reazioni a Hegel nel pensiero dell’Ottocento. Altre correnti del pensiero ottocentesco. Il pensiero di Antonio Rosmini. Nietzsche. III Parte: I padri fondatori del pensiero contemporaneo 6. Husserl e il pensiero fenomenologico. 7. Il pensiero esistenzialistico ed ermeneutico a partire da Heidegger. 8. Wittgenstein e la filosofia analitica. IV Parte: Chiavi di lettura del contemporaneo 9. Un ritorno al religioso? Spiritualismo, Personalismo, Neoscolastica e pensiero dialogico. 10. Pensare la storia: la Scuola di Francoforte e il pensiero marxista del Novecento. 11. Il secolo della scienza: l’epistemologia di Karl Popper, lo strutturalismo e le scienze umane. 12. L’uomo visto in molti modi: le antropologie contemporanee. V Parte: Tendenze attuali e conclusioni 13. Le interpretazioni più recenti della riflessione filosofica contemporanea. Obiettivi: il corso si propone di illustrare le principali tappe del pensiero contemporaneo. Il percorso non pretende di essere esaustivo, ma intende offrire agli studenti le chiavi di lettura per entrare in contatto con le variegate correnti del pensiero novecentesco, fino ai giorni nostri. L’obiettivo non è nozionistico e legato alle centinaia di autori contemporanei, ma è quello di riconoscere i nessi tra le diverse concezioni del contemporaneo. Contenuti: il corso nel suo complesso mira all’acquisizione di una base fondamentale di contenuti riguardante la filosofia contemporanea, ma anche di un lessico specifico legato alla concettualità filosofica. 1 Didattica: le lezioni introduttive al pensiero contemporaneo saranno integrate con passi scelti dai principali autori contemporanei indagati. Bibliografia Il manuale di riferimento è: G. REALE-D. ANTISERI, Il pensiero occidentale dalle origini al giorno d’oggi. Dal Romanticismo ai giorni nostri, vol .III, La Scuola, Brescia 19972 (varie edizioni consultabili; per l’utilizzo di altri manuali si prenda contatto col docente). Verranno consegnate agli studenti delle schede riassuntive con i riferimenti alle pagine del manuale. Verrà distribuita una lista di brevi testi filosofici del Novecento filosofico affrontati in classe che saranno oggetto d’esame. Altri sussidi (manuali consultabili non obbligatori o utilizzabili in alternativa a quello principale previa comunicazione al docente): E. BERTI, Storia della filosofia, vol. III, Ottocento e Novecento, Laterza, Roma-Bari 1991. G. FORNERO-S.TASSINARI, Le Filosofie del Novecento, Bruno Mondadori, Milano 2002. S. VANNI ROVIGHI, Storia della filosofia contemporanea, La Scuola, Brescia 1980 E. SEVERINO, La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia contemporanea, BUR Rizzoli, Milano 2004. 2 1. PREMESSE METODOLOGICHE E LINEE DEL PENSIERO CONTEMPORANEO Il percorso proposto non ha di mira un’esaustività degli autori e dei temi trattati, ma intende restituire il senso complessivo della Filosofia Contemporanea, sottolineando alcuni elementi che sono diventati centrali nell’evoluzione del pensiero moderno fino agli esiti attuali. Si privilegiano i percorsi del Novecento, rispetto ai quali l’Ottocento funge da grande premessa. Inoltre viene sottolineata l’attenzione a termini e lessico propri del linguaggio filosofico anche con il riferimento a piccoli testi specifici dei singoli autori. Privilegiato è il legame inscindibile, anche in questi due secoli trattati, tra Filosofia e Teologia. Ma, parlando di Filosofia Contemporanea, quando può essere fatta iniziare? Dobbiamo intendere per periodo contemporaneo solo il Novecento o anche l’Ottocento? In questo caso si prenderà avvio dal periodo idealistico e dalla Filosofia di Hegel, che rappresentano i precursori immediati e i riferimenti necessari di tutta la Filosofia Contemporanea. Al di là delle questioni cronologiche, tuttavia, è fondamentale precisare il rapporto del pensiero contemporaneo con il pensiero moderno. Questo, da Cartesio in poi, ha cercato sempre più la verità nell’uomo, di contro ad una verità oggettiva e realistica della natura e di Dio (periodo antico e medievale). Tutta la Filosofia Moderna – da Cartesio a Leibniz, dagli anglosassoni a Pascal, da Spinoza fino a Kant e all’Idealismo – si concentra sul problema della conoscenza. La domanda fondamentale dell’uomo e sull’uomo è quella epistemologica e gnoseologica che cosa posso conoscere?, alla quale vengono riportate sia la domanda ontologica che cosa esiste? – o perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla? – che quella etica – che cosa devo fare? –. La Filosofia Moderna realizza quindi una rottura fondamentale con i periodi precedenti che portano ad un irrigidimento della sua prospettiva fino agli esiti dell’Idealismo. 2. IL SISTEMA HEGELIANO1 La figura di Hegel (1770-1831) rappresenta da un lato il compimento della Modernità, ma insieme il riferimento, spesso polemico, di tutta la Filosofia tra Ottocento e Novecento, e un esempio, seppur critico, del rapporto tra Filosofia e Teologia. Nella sequenza delle sue opere, da Lo spirito del Cristianesimo e il suo destino (1798), attraverso la Fenomenologia dello Spirito (1807), fino alla Logica (1812 e 1816) e all’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817), si manifesta un pensiero in cui ogni parte è ricompresa nel tutto e in cui il particolare sta in relazione con l’elemento universale. La logica sottesa, di carattere dialettico, definisce la realtà come Spirito che si muove nella Storia e insieme la porta a compimento; il reale è caratterizzato da una struttura insieme dialettica e necessaria, ricompresa nell’elemento intellettuale e spirituale del mondo, realizzantesi nella proposizione speculativa “tutto ciò che è razionale è reale, e tutto ciò che è reale è razionale”. Il Sistema, come complessivamente si presenta l’opera di Hegel, è caratterizzato inoltre da una struttura triadica in cui la verità sta alla fine. La sintesi che supera tesi e antitesi rivela la verità delle cose, realizzandole proprio nel loro superamento. 1 REALE-ANTISERI, pp. 72-81; 118-119. 3 Proprio la rigidità del Sistema e il suo carattere ideale che fagocita la realtà saranno gli elementi contro cui tutto il pensiero filosofico dopo Hegel cercherà di reagire. 3. LE REAZIONI A HEGEL NEL PENSIERO DELL’OTTOCENTO Subito dopo la morte di Hegel, il pensiero dei suoi successori si divide tra destra e sinistra. La destra hegeliana sottolinea la continuità ed è preoccupata di conciliare il Sistema con lo Stato e la Religione. La sinistra hegeliana sottolinea la discontinuità, evidenziando una necessaria correzione del Sistema. Proprio dalla sinistra hegeliana derivano due pensieri che hanno lasciato una traccia molto importante nel panorama filosofico successivo. Sebbene sia molto più conosciuta la figura di Marx, è Feuerbach a rappresentare il pensiero più interessante in rapporto alla fede e alla religione. Egli infatti definisce uno stretto rapporto tra Teologia, Filosofia e Antropologia: Dio non sarebbe altro che una proiezione dell’uomo – limitato, finito, mortale – e quindi scoprendo ciò l’uomo non potrebbe che mantenere la centralità solo del principio antropologico. Il principio dello homo homini deus est, in continuità con l’immanentismo hegeliano ma rovesciando per molti aspetti il suo idealismo, descrive una centralità dell’umano – poi ampiamente presente nel Novecento – che si dimentica della trascendenza2. Non è pensabile alla Teologia sia cattolica che protestante tra Ottocento e Novecento senza collocare Feuerbach come distruttore delle certezze precedenti e quindi come paradossale motore di novità per il pensiero religioso e teologico. Marx ribalta il l’idealismo di Hegel nel materialismo prende le vesti della lotta di classe in cui la Storia compimento. In questo la religione sarebbe un intralcio fronte all’alienazione cui è soggetto e quindi renderlo delle cose. storico-dialettico, lo Spirito nella Storia cammina senza deviazioni verso il suo perché consola l’uomo invece di porlo di consapevole del necessario cambiamento È in realtà solo con Søren Kierkegaard (1813-1855) che abbiamo la prima grande reazione al pensiero hegeliano3. I dati biografici registrano un influsso sul suo pensiero, in quanto cresce e vive dentro un’atmosfera legata ad un rigoroso pensiero protestante. Si può non a caso parlare di autobiografia teologica di un pensatore religioso al confine tra Filosofia e Teologia, così tanto al confine da oltrepassare in ultima analisi il territorio del filosofico a favore del teologico. Rispetto al pensiero hegeliano assistiamo all’affermazione del valore supremo della scelta libera del Singolo, di contro al Sistema, e all’affermazione della fede di contro alla ragione dell’Idealismo. Kierkegaard pone l’esistenza del Singolo, posto da Dio, contro Sistema. L’essenziale della sua proposta è rappresentato dal rapporto tra Dio e il Singolo, con un rischio di “predestinazione” e “fideismo” tipico di un certo mondo protestante: non sono le nostre opere a salvarci, ma la pura volontà divina. Il riflesso della centralità dell’esistenza si ha nel profilo di una Teologia esistenziale contro la Teologia scientifica: c’è un’impossibilità di ricomprendere nei canoni della ragione ciò che è incomprensibile, cioè il Singolo e il suo rapporto a Dio, che sfuggono completamente alla presa della ragione. Se questo elemento va compreso nella reazione a Hegel, rischia tuttavia di rendere la 2 3 ID., pp. 129-131. ID., pp. 181-189. 4 fede indicibile ed inaudita. Di fronte alla possibilità della scelta, il singolo prova angoscia; la disperazione è il tentativo di porsi al posto di Dio, l’uomo che non accetta sua realtà creaturale è destinato alla disperazione, che è una malattia mortale, un lento morire da cui solo la Grazia può salvare. L’esistenza è in ultima analisi esistenza della scelta radicale, cioè Aut-Aut: tra esistenza estetica, etica e religiosa non si dà un percorso progressivo e ascendente, come nel sistema hegeliano, ma radicale alternativa. In Arthur Schopenauer4 (1788-1860) assistiamo all’altra grande reazione alla Filosofia come professione di Stato, con un recupero della dignità propria della dimensione filosofica di contro all’appiattimento hegeliano sul potere costituito e sullo Stato. Schopenauer va letto insieme come ultimo anello della concezione moderna della conoscenza e immediato precursore della Filosofia di Nietzsche che cambierà i sentieri del filosofico. Nella sua opera maggiore sintetizza il principio della volontà in parallelo ai principi della Filosofia Moderna, in parallelo con l’Idealismo ma anche contro la ragione hegeliana: Il mondo come volontà e rappresentazione (1818) descrive il mondo come rappresentazione di chi lo intenziona; se dividiamo la conoscenza del mondo in un soggetto e in un oggetto (condizionato da spazio e tempo), non esiste una verità obiettiva, ma l’oggetto è sempre ridotto al soggetto che conosce. In questo Schopenauer, in linea con il pensiero moderno, riconosce una verità dell’Idealismo, di contro al Realismo della tradizione e al Materialismo tipico per esempio di Marx. Il soggetto ordina il mondo-oggetto in spazio e tempo, attraverso la categoria della causalità, che è azione degli oggetti sugli altri oggetti, la realtà dunque è compresa come Wirklichkeit da wirken agire, non realtà statica e immutabile L’intelletto non ci porta oltre il mondo sensibile; il mondo come rappresentazione è fenomeno, l’oggetto immediato della sua propria coscienza l’uomo sperimenta essere la volontà, inserita in volontà universale; l’essenza del mondo è volontà insaziabile; la vita si manifesta come bisogno e dolore, slancio e frustrazione di desiderio, aspirazione senza scopo e senza posa; in questo cade ogni necessità razionale o provvidenziale della storia che è invece sottoposta al destino della casualità. Liberazione è liberarsi dalla volontà, attenersi al puro oggetto, prendendo le distanze dal nostro agire di soggetti; si lascia vivere l’oggetto e non il soggetto. Lo stesso vale per l’ascesi; si sopprime in noi la radice del dolore, cioè la volontà di vivere, realizzando un’uscita dalla volontà nell’arte e nella vita ascetica. L’esito del pensiero di Schopenauer si ha nel passaggio dalla voluntas alla noluntas, che permane comunque ancora come forma della volontà. Oltre agli autori ricordati nella loro opposizione al pensiero hegeliano il pensiero dell’Ottocento offre alcuni grandi spunti: o Spiritualismo: tale prospettiva prosegue la critica romantica all’Illuminismo, riprende molti temi dell’epoca moderna (vita intima, coscienza, cogito) e anticipa tematiche dello Spiritualismo nel Novecento. Significativa è la figura di Maine de 4 ID., pp. 170-177. 5 Biran, che in ambito francese, si collega al pensiero di Cartesio e Pascal e anticipa quello di Bergson. o Filosofia e impegno civile: in questo periodo giungono a compimento i processi risorgimentali in Germania e Italia, e in questi paesi la filosofia è strettamente implicata nel dibattito politico. In Italia si ricordano in particolare le figure di Cattaneo, Gioberti e Rosmini. Ma la riflessione è molto approfondita anche negli altri paesi da un lato nella direzione del pensiero della Restaurazione, dall’altro nel dibattito che si apre tra pensiero liberale e pensiero comunista-marxista. o Scienze: lo sviluppo della scienza è massiccio, si accompagna alla Rivoluzione Industriale e veicola un ottimismo diffuso; il pensiero di fondo di questo periodo è quello del Positivismo5, che ha in Comte il principale esponente; tre sono i principali ambiti di sviluppo della scienza:  Scienze biologiche e fisico matematiche: il grande evento è dato dalle indagini sull’Evoluzionismo, con Darwin e Spencer;  Scienze sociali: il determinismo matematico-biologico è applicato alla società attraverso la Sociologia e la Demografia, inoltre si diffonde il pensiero economico (Smith e Ricardo) che affianca lo sviluppo economico derivante dalla rivoluzione industriale;  Scienze psicologiche: si pongono le basi per la rivoluzione freudiana di inizio Novecento.  L’immagine dell’uomo è completamente rivoluzionata nel suo rapporto alle origini (Darwinismo), a se stesso (Psicologismo) e alla società (Sociologia e Marxismo). La scienza acquista un significato propriamente filosofico e invade l’esistenza degli uomini con ripercussioni pratiche molto importanti sia in positivo che in negativo. 4. IL PENSIERO DI ANTONIO ROSMINI6 Anche in questo caso, seppur in forme opposte ad altri pensatori, la biografia è molto importante per capire l’opera. Antonio Rosmini (1797-1855, beato) vive tra Rovereto, Trento, Milano e Roma. La sua vita è segnata da incarichi politici e dalla vita religiosa, ma anche da una forte incomprensione nella Chiesa e come pensatore durante la vita. È un pensatore importante dal punto di vista religioso e può essere definito il più importante filosofo italiano dell’Ottocento. Tra i tratti del suo pensiero spicca la critica alla filosofia moderna, sia nel senso dell’apriorismo kantiano che del sensismo empiristico. Entrambe queste correnti del pensiero assolutizzano un dato vero: la conoscenza viene dall’esperienza (sensismo ed empirismo), la conoscenza avviene apriori (Kant). Per Rosmini la sensazione è materia della conoscenza ma non la conoscenza stessa, mentre l’apriori è riducibile alla sola idea dell’essere. In questo egli si dimostra molto equilibrato nel difendere la tradizione antico-medievale ma nell’accogliere anche gli elementi della tradizione moderna. Dalle sensazioni noi deriviamo che c’è qualcosa. Essere è necessario alla conoscenza, è il formale della ragione. Riprendendo Bonaventura e Agostino Rosmini afferma che tale idea è innata, infusa ab aeterno da Dio. Si riscontra una struttura fondamentalmente aristotelica del suo pensiero: materia/forma e potenza/atto sono le coppie e gli assi portanti del suo discorso. Sotto l’idea dell’essere stanno idee pure, non pure e primi principi. Fondamentale, e molto contemporaneo, è il “sentimento fondamentale corporeo”, che anticipa alcune analisi fenomenologiche. 5 6 ID., pp. 227-229. Vedi scheda. 6 La formulazione sistematica del pensiero di Rosmini lo porta a trattare di Diritto e Filosofia Politica. In questo contesto trova spazio la trattazione della proprietà e della persona come diritto umano sussistente. Assistiamo ad un’unitaria riflessione su Metafisica e Logica da un lato, e Filosofia Morale-Politica dall’altro. Essere e persona sono i due capisaldi grazie ai quali Rosmini riesce a definire in termini nuovi la filosofia tradizionale, anticipando molti spunti del Novecento specie del Personalismo. 5. NIETZSCHE7 Nei dati biografici di Friedrich Nietzsche (1844-1900), incontriamo un’esistenza travagliata e insieme geniale. La sua formazione è nell’ambito della Filologia Classica, con maestri di pensiero eterodossi come Schopenauer e il musicista Wagner, ottiene la cattedra universitaria a 25 anni (1869), mantiene per dieci anni l’insegnamento (1879), per dieci anni peregrina in preda ai primi disturbi mentali (1889) fino all’esplosione definitiva della follia. Come elementi decisivi che lo rendono spartiacque tra Ottocento e Novecento vanno almeno ricordati questi: o interpreta il destino del pensiero occidentale e ricapitola in sé drammaticamente tale destino; o sfugge a definizioni nonostante ne siano state date molte interpretazioni; è pensatore che ricapitola le critiche a Hegel di Schopenauer (volontà) e Kierkegaard (singolo), rendendo la critica parte fondamentale della filosofia; critica nel metodo di filosofare (fare filosofia col martello) e nel merito (critica a tutti gli immutabili della filosofia tradizionale che non possono più essere ricostruiti); o si ha con lui una radicale affermazione del divenire, della storia e dell’umano (fedeltà alla terra) che tramontano nelle forme dell’Occidente e che devono essere ulteriormente superati perché il super-uomo sorga; inoltre anticipa il concetto di interpretazione e la critica alla scienza. Il rapporto con la religione è travagliato. Critica il cristianesimo che ha avvelenato l’umanità (Deus Caritas est,3), poiché avrebbe introdotto una morale da schiavi, pervertendo quanto c’è di meglio nell’umano, cioè il vitalismo, la potenza, l’eros, ma distingue tra Cristo, figura positiva, e il cristianesimo, negativo. La compassione e l’amore del prossimo sarebbero nocivi per l’uomo. Affermare che Dio è morto è dire che tutti gli immutabili sono venuti meno. Di fronte a ciò è aperta la trasvalutazione di tutti i valori. Il cristianesimo cosa ha avvelenato? Ha corrotto lo spirito dell’antichità, spirito che univa apollineo e dionisiaco. Tuttavia già nell’intellettualismo etico socratico-platonico l’esperienza estetica antica era stata inquinata. Il controllo della ragione implica una decadenza. Ecco il grande scontro con la prospettiva hegeliana. Il suo è un pensiero delle critiche (in senso diverso rispetto a Kant…): porta una critica contro l’idealismo, il positivismo, il romanticismo, l’evoluzionismo, le democrazie, l’utopismo socialista. Importante è la critica contro i fatti positivistici; Nietzsche afferma che i fatti sono stupidi, giuste sono solo le interpretazioni. La storia è saturata e il suo studio è antiquario-monumentale oppure critico. Nell’ambito etico parla di Genealogia della morale: i valori emergono dalla storia, come contrapposizione di morale dei nobili e degli schiavi. Trasvalutare i valori significa far tramontare la morale degli schiavi per far trionfare la morale dei nobili. 7 REALE-ANTISERI, pp. 325-337. Si veda anche il testo consegnato. 7 Nello stesso tempo il nichilismo è accettazione del radicale non-senso che caratterizza l’assenza di direzione della storia dell’uomo. L’eterno ritorno è la legge del divenire, contro una visione progressiva della storia. Nell’idea di tramonto e di una futura aurora può essere intravisto l’avvento dell’attuale post-modernità. Il pensiero di Nietzsche è fondante le dinamiche novecentesche, non dotato di struttura logica, sebbene mantenga una sostanziale coerenza a prescindere da alcune contraddizioni che sono riscontrabili in esso, caratterizzato da una pars denstruens molto più forte della pars construens. 6. HUSSERL E IL PENSIERO FENOMENOLOGICO8 La Fenomenologia è un movimento filosofico decisivo per il Novecento, perché definisce il ritorno alle cose stesse (zu den Sachen selbst) e vuole superare definitivamente il riferimento alla totalità hegeliana; inoltre pur essendo scienza rigorosa, pone una critica alle scienze ottocentesche. La Fenomenologia, in particolare per il metodo, ha avuto grandi ripercussioni sul sapere contemporaneo, non solo filosofico. Tuttavia la Fenomenologia si dibatte tra Idealismo e Realismo e c’è da chiedersi se ultimamente compia il proprio compito di superamento del Positivismo e del pensiero di Hegel. Husserl (1859-1938) rappresenta il maestro di questa Scuola: il suo pensiero è pensiero derivante dalla logica che porta nella filosofia un rigore particolare. La conoscenza principia dall’esperienza, ma oltre i fatti ci sono le essenze, che possono essere colte con un’intuizione eidetica, la quale avvia a sua volta la riduzione eidetica; prima del processo conoscitivo si mette in atto una sospensione della conoscenza ordinaria. Si ritorna così all’origine della filosofia moderna che Husserl vuole superare ma che insieme sembra continuamente limitarlo. L’ontologia formale della logica si dipana nei vari campi del sapere attraverso le ontologie regionali. La coscienza è il principio di tutto, nella misura in cui è il risultato ultimo della riduzione; è intenzionale in quanto essa è sempre coscienza di qualcosa e ciò che si manifesta alla coscienza è il fenomeno. Tornare ad una conoscenza logica significa mettere in crisi le scienze positive, alla base della crisi epocale di inizio Novecento, crisi culturale e di pensiero prima ancora che di civiltà. Se il risultato del procedimento husserliano è insoddisfacente per la costituzione solipsistica e cioè solitaria della coscienza, nella successiva fase del suo percorso Husserl cerca di recuperare il vissuto intersoggettivo attraverso il mondo della vita e le relazioni tra le singole coscienze. In questo lavoro si avvale del pensiero di due importanti allievi: - 8 Max Scheler, che approfondisce l’applicazione etica e morale della fenomenologia e costruisce una etica materiale dei valori contro etica formale dei valori di ascendenza kantiana; la simpatia è il modo fondamentale del relazionarsi ad altri, che permette di superare il solipsismo della fenomenogia di Husserl. ID., pp. 439-447. 8 - - Edith Stein, poi Teresa Benedetta della Croce, che cerca un maggior compromesso tra fenomenologia e pensiero metafisico e, prima della svolta mistica, sceglie la strada dell’empatia come tentativo di superare solipsismo husserliano. Oggi la fenomenologia, che ha dato vita a diverse attualizzazioni, trova ancora spazio nel dibattito filosofico, ma si impone soprattutto nel metodo più che nei contenuti della sua riflessione. 7. IL PENSIERO ESISTENZIALISTICO ED ERMENEUTICO A PARTIRE DA HEIDEGGER9 Heidegger è un’autore che riassume in sé linee fondamentali del pensiero contemporaneo e pone una svolta radicale nel pensiero del Novecento, per questo può essere considerato a ragione tra i più importanti pensatori contemporanei. Storicità, temporalità e divenire dell’uomo sono i lasciti più importanti del pensiero di Heidegger, accanto all’attenzione per il linguaggio e per l’ermeneuticainterpretazione. Heidegger (1889-1976) si forma alla scuola di Husserl e con grande attenzione verso la teologia. Resta l’ombra della sua adesione al nazismo che però non deve inficiare l’analisi oggettiva del suo pensiero. Normalmente il suo pensiero viene diviso in due principali periodi. - I Heidegger Se il senso dell’essere è lo scopo del pensare, possiamo dire l’essere soltanto attraverso gli enti, anzi solo attraverso quell’ente che si pone la domanda sull’essere, cioè l’esser-ci o Dasein. Analizzare quindi gli aspetti più minimali dell’esistenza non significa quindi perdere di vista l’essere ma approfondire gli aseptti in cui si rivela, come per esempio il linguaggio. L’uomo si ritrova gettato originariamente nella condizione temporale e linguistica, e nel limite dato dalla morte è chiamato a progettare il proprio futuro come possibilità. L’esser-ci si trova così originariamente in rapporto agli altri e al mondo, potendo progettare un’esistenza autentica o in-autentica, definita dalla cura per il mondo o dalla sua manipolazione. La temporalità definisce gli aspetti del mondo e l’azione dell’uomo dentro la storia, ma ne riduce insieme gli spazi della trascendenza. Tali prospettive sono sviluppate nella principale opera, Essere e Tempo (1927). - II Heidegger Nella seconda parte del suo pensiero è forte invece l’attenzione all’ascolto dell’essere, con la critica al pensiero occidentale che avrebbe oggettivato l’essere costruendo così una fisica più che una metafisica. In questa oggettivazione del mondo si cela il principio della civiltà della tecnica così come si sviluppa nella contemporaneità. Oblio del senso dell’essere proprio della metafisica occidentale L’attenzione alla concretezza dell’esistenza e del linguaggio resta un lascito che il Novecento svilupperà continuamente. Il pensiero di Heidegger viene visto come capostipite di due diverse tendenze, il pensiero ermeneutico, in cui spiccano le figure di Gadamer e Ricoeur che sottolineano la multiformità dell’elemento interpretativo sia a livello di conoscenza che a livello etico, e il pensiero esistenzialistico, che riprende anche le critiche di Kierkegaard e Nietzsche al pensiero hegeliano e tocca trasversalmente diversi ambiti del pensiero contemporaneo. 9 ID., pp. 458-466. 9 8. WITTGENSTEIN E LA FILOSOFIA ANALITICA10 Il pensiero di Wittgenstein affonda le sue radici nel neopositivismo e nel clima culturale di fine Ottocento. Il pensiero inaugurato dal filosofo austriaco avrà una grande fortuna in tutto il panorama contemporaneo in opposizione alla filosofia continentale, cioè alla “vecchia” filosofia europea di Germania e Francia in particolare. Wittgenstein (1889-1951) non ha una formazione filosofica, è segnato dall’esperienza della I Guerra Mondiale e vive tra Austria e Inghilterra. Muore prematuramente. Anche nel suo caso possiamo parlare di due fasi successive: - I Wittgenstein In questa fase Wittgenstein, sulla scorta del neopositivismo di fine Ottocento, scrive il Tractatus logicus-philosophicus (1921) che vorrebbe unire la visione logico-matematica e filosofica del mondo. Se l’ontologia delle cose è definite dal linguaggio logico, tutto ciò che conosciamo del mondo può essere ridotto a formule. Il linguaggio proietta la realtà ed insieme descrive un mondo che sta oltre la conoscenza. Infatti il mondo sensibile di cui parliamo è solo una minuscola isola di quanto possiamo conoscere. L’esito dell’opera è mistico perché, descritto il poco che si può descrivere, non si può fare altro che tacere. - II Wittgenstein Dopo una lunga fase di allontanamento dalla filosofia, Wittgenstein, che è diventato maestro elementare e che è segnato dall’esperienza del rapporto con i ragazzi, scrive le Ricerche filosofiche (1945, 1948-49), lasciate incompiute e finite dagli allievi. Rispetto al I Wittgenstein ci troviamo di fronte ad una critica del linguaggio tradizione, con attenzione all’uso concreto e alla filosofia come attività e forma di vita. La filosofia ha al centro il linguaggio che rappresenta il cuore delle nostre esperienze di vita. Il linguaggio descrive e definisce usi multiformi ed insieme permette di risolvere alcune questioni esistenziali. La filosofia analitica dopo Wittgenstein si diffonde rapidamente nel mondo anglosassone per poi tornare in Europa. Il linguaggio definisce la sua pervasività in ogni campo del sapere, dal linguaggio ordinario al rapporto con la metafisica, dall’etica alla teologia e filosofia analitica. Oggi la “moda” analitica rappresenta un punto di riferimento fondamentale nell’attenzione al particolare e alle forme di vita, con un interrogativi sull’immagine complessiva del mondo. 9. UN RITORNO AL RELIGIOSO? PENSIERO DIALOGICO12 SPIRITUALISMO, PERSONALISMO, NEOSCOLASTICA11 E Sebbene il Novecento sia il secolo della “morte di Dio” si assiste ad un paradossale ritorno del religioso in diversi ambiti del pensiero sia cattolico che protestante. Il movimento dello Spiritualismo si dà come reazione al Positivismo: i fatti spirituali sono fatti altrettanto validi quanto quelli naturali ed empiricamente constatabili. L’uomo è un essere specifico, non assimilabile agli altri viventi ed è definito dal suo essere spirituale. Di conseguenza la filosofia, che cura la spiritualità dell’umano, ha una specificità unica tra le discipline. La coscienza è il luogo di incontro tra Dio e l’uomo, tra la verità trascendente e la verità storica e immanente. Riprendendo la tradizione di Pascal che si ricollega ad Agostino è l’area francofona la più importante in questo ambito, con la figura di Blondel che spicca su tutti. Importante, anche se non del tutto assimilabile allo Spiritualismo, è la figura di Bergson. 10 ID., pp. 523-531. ID., pp. 547-548; pp. 567-568; pp. 581-583; pp. 586-589; pp. 596-599. 12 ID., pp. 607-609; pp. 610-613; pp. 614-616. 11 10 Anche il personalismo è un movimento diffuso soprattutto in ambito francofono, con una dimensione soprattutto rivolta al sociale e alla sfera pubblica. Il personalismo cristiano è alla base del rinnovamento filosofico del pensiero cristiano che sta alla base di alcuni pensieri presenti all’interno del Concilio Vaticano II. Sia in ambito cattolico, con il rinnovamento legato al Concilio Vaticano II, che in ambito protestante, il Novecento è un secolo molto importante. Se la ragione in filosofia è indebolita, la fede di fronte alle sfide del mondo contemporaneo approfondisce la propria struttura. In campo protestante spicca la figura di Karl Barth la cui teologia è caratterizzata dall’affermazione dell’infinita distanza qualitativa tra Dio e uomo, dal cristocentrismo radicale, dal principio dell’analogia ripreso dal p. Przywara (analogia fidei contro analogia entis). In campo cattolico il Concilio Vaticano II con una folta schiera di teologi ha aperto il campo al confronto tra la Tradizione e le istanze del mondo contemporaneo. Accanto al pensiero neo-tomista tradizionale la teologia cattolica entra in dialogo con le istanze del pensiero contemporaneo. Anche per i due teologi cattolici più importanti del Novecento la questione fondamentale è quella del rapporto tra Dio e uomo: per Karl Rahner Dio pone nell’uomo delle condizioni strutturali di esperibilità della Rivelazione; per Hans Urs von Balthasar il punto di partenza è quello estetico, dimenticato dal pensiero teologico e favore del buono, del giusto, dell’uno, del vero. Il Magistero dal canto suo sceglie la filosofia di San Tommaso d’Aquino come la filosofia più confacente alla Rivelazione cristiana. Ne propone la riattualizzazione in diversi centri di ricerca, da Lovanio a Milano e attraverso alcune Encicliche, Aeterni Patris (Leone XIII, 1879), Pascendi (Pio X, 1907), Humani generis (Pio XII, 1950), Fides et ratio (Giovanni Paolo II, 1998). Si assiste anche ad una ripresa tipica del pensiero dialogico. I pensatori di origine ebraica sono molti ma ci sono alcuni che specificamente fanno della loro matrice ebraica un elemento forte di novità per la filosofia contemporanea nella ripresa dell’elemento biblico. Martin Buber definisce il principio dialogico e la distanza originaria tra i partecipanti al dialogo; Franz Rosenzweig scardina il sistema hegeliano a partire dal dialogo nella ricostruzione di un pensiero nuovo; infine Lévinas esalta la priorità dell’Alterità sul pensiero fonologico tipico della filosofia hegeliana. 11. PENSARE LA STORIA: LA SCUOLA DI FRANCOFORTE E IL PENSIERO MARXISTA DEL NOVECENTO13 Il Novecento vive entro una centralità dell’elemento storico, specie in conseguenza dell’assunzione del paradigma hegeliano e marxiano. Il paradosso fondamentale si realizza nello schiacciamento della realtà nell’elemento storico, che lascia però uno spazio aperto alla trascendenza. Ciò è riscontrabile soprattutto nella proposta della Scuola di Francoforte che, con autori provenienti dalla sociologia come Adorno, Horkheimer e Marcuse, mette in crisi l’idea di ragione illuministica e apre la strada ad una teoria critica della società. Attraverso il concetto di dialettica negativa si critica il concetto di dialettica hegeliana: la ragione, che originariamente libera l’uomo, diviene strumento di dominio; paradossalmente la ragione che vuole eliminare i miti ricrea nuove ideologie, quindi nuovi miti, così fallisce ogni illuminismo come pretesa di razionalizzazione del reale. 13 ID., pp. 653-662. 11 La filosofia deve tornare alla sua origine di denuncia del sopruso e oltre la ragione strumentale si apre possibilità di speranza e di redenzione. La liberazione dall’oppressione della civiltà dell’unidimensionalità della società contemporanea. diviene liberazione dell’eros e rifiuto La storia, presente in molte proposte degli autori novecenteschi, in tale Scuola rivela il suo carattere paradossale, poiché oltre i fallimenti della storia il pensiero filosofico va alla ricerca di una liberazione estetica, religiosa, psicologica. 12. IL SECOLO DELLA SCIENZA: IL PENSIERO DI POPPER, LO STRUTTURALISMO E LE SCIENZE UMANE. Lo sviluppo delle scienze riprende la traiettoria tracciata nel secondo Ottocento dal Positivismo con uno sviluppo nell’ambito biologico, sociale e psicologico. Una grande novità del Novecento è la sviluppo delle scienze umane14 ma non si può negare il significato filosofico dello Strutturalismo15: se per la scienza struttura è un sistema di leggi che istituiscono un mondo di oggetti, per la filosofia le strutture sono i fenomeni complessi, più o meno consci che distruggono la centralità del soggetto. Al di là delle diverse direzioni intraprese dagli strutturalisti - linguaggio e storia per Foucault, antropologia ed etnologia per Lévy-Strauss, psicoanalisi per Lacan -, il fattore comune è l’abolizione dell’uomo, non come ideologia ma come presa d’atto di un persorso del pensiero. L’uomo è una struttura complessa ma non è depositario di una originale e personale dignità. La scienza inoltre entra prepotentemente nella vita degli uomini e delle donne nella Contemporaneità. Se la scienza ha conseguenze sulla filosofia, anche la filosofia mette in discussione il predominio della scienza, in particolare con la figura di Karl Popper16: nel suo pensiero troviamo filosofia della scienza, critica della metafisica e filosofia politica. Dal punto di vista della filosofia della scienza egli riprende il principio della falsificabilità per affermare che, pur nell’incessante progresso delle teorie scientifiche, nessuna può ritenersi infallibile ma solo temporaneamente confermata. La conoscenza scientifica è data da un mix di deduzione ed induzione e si manifesta in principi e teorie sempre più semplici. Sul piano filosofico la metafisica, che mantiene una sua validità, è falsificata e integrata dal pensiero scientifico e dall’evoluzione della storia della filosofia. Infine sul piano politico abbiamo un’evoluzione dei sistemi politici parallela al pensiero scientifico, superando le tendenze totalitarie della storia politica che si sono manifestate tanto nelle utopie positive quanto nelle utopie negative o distopie. 14 ID., pp. 671-672. ID., pp. 720-721; pp. 729-731. 16 ID., pp. 769-781. 15 12 13. L’UOMO VISTO IN MOLTI MODI: LE ANTROPOLOGIE CONTEMPORANEE. Anche per quanto riguarda il pensiero antropologico il Novecento è paradossale. Accanto alla morte di Dio si può parlare in diversi modi della morte dell’uomo, eppure l’uomo è molto presente nella riflessione filosofica contemporanea, come testimoniano molti degli Autori studiati. Dal punto di vista antropologico possiamo distinguere antropologie culturali, che tendono a studiare l’uomo come un oggetto della scienza e confrontano le culture. In queste antropologie l’uomo è analizzato nel dettaglio ed insieme se ne perde l’essenziale, il particolare ancora una volta impedisce una visione complessiva. Nelle antropologie filosofiche e teologiche si sottolineano soprattutto alcune costanti dell’antropologia: il vivere in relazione, il corpo, la componente spirituale dell’uomo, la vita, la morte. Nel complesso parlare dell’uomo per il Novecento è un imperativo che porta però in differenti direzioni: da un lato l’esaltazione dell’uomo come attore fondamentale, dall’altro il riduzionismo ad alcuni elementi (biologico, sociale…), infine l’analisi e la comprensione dell’uomo nei suoi aspetti particolari ma anche in relazione al contesto di riferimento. 14. LE INTERPRETAZIONI PIÙ RECENTI DELLA RIFLESSIONE FILOSOFICA CONTEMPORANEA. Tra le interpretazioni più recenti sul futuro della filosofia e la riflessione filosofica sul mondo dobbiamo sottolineare quelle che mettono in luce strade nuove, o legate ad una ripresa della tradizione o in funzione di un balzo in avanti. Tra queste abbiamo le riflessioni di Gianni Vattimo che descrive la fine della modernità come fine del tentativo di un pensiero progressivo; dal contenimento della ragione emergono nuove potenzialità per il futuro. Rorty, filosofo nordamericano, sottolinea che la filosofia ha un futuro anche oltre le filosofie, nelle forme estetiche e soprattutto nella narrazione. Per Derrida, bisogna andare oltre le strutture grammaticali e linguistiche dell’Occidente per recuperare le tracce di un pensiero nuovo. Habermas descrive una teoria dell’agire comunicativo come teoria della razionalità e interpretazione della modernità, in grado di far risaltare un accordo sociale figlio di una nuova ragione filosofica. Infine per Severino il tramonto dell’Occidente è destino dell’Occidente; se la scienza ha superato la filosofia nel tramonto della scienza si riaprono possibilità per la filosofia e nuove capacità di dire il mondo. Nel complesso la filosofia attuale si trova davanti ad un bivio: o diviene un sapere funzionale ad altri saperi, come nel caso della riflessione sulla scienza e a partire da essa, nel caso della riflessione sulla politica, l’economia e il diritto, in parte anche nel caso del sapere filosofico e teologico, o ritorna ad essere un sapere dotato di autonomia propria e peculiare, in costante dialogo con la teologia, le scienze e tutti gli altri saperi. 13