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Uva Da Tavola Magazine - Anno V N.1

1 | N.1 | FEB - MAR 2017 N.1 | FEBBRAIO - MARZO 2017 ANNO I L’informazione sulla viticoltura da tavola uva da ta volamagazine Estratto di salvia per aumentare la…

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1 | N.1 | FEB - MAR 2017 N.1 | FEBBRAIO - MARZO 2017 ANNO I L’informazione sulla viticoltura da tavola uva da ta volamagazine Estratto di salvia per aumentare la shelf-life dell'uva da tavola Panoramica sui mercati internazionali dell'uva da tavola RICERCA MERCATI FOCUS Seedless, punti di forza e debolezza di un mercato in evoluzione Anno V - N. 1 febbraio - marzo 2017 www.uvadatavola.com QUALE VARIETÀ QUALE MERCATO La domanda di seedless aumenta ovunque. Per restare sul mercato occorre capire cosa chiede il consumatore. Per programmare. Ma in Italia mancano i dati. L’informazione sulla viticoltura da tavola Anno V | N. 1 | febbraio - marzo 2017 COPIA GRATUITA uva da ta vola magazine www.uvadatavola.com 2 | N.1 | FEB - MAR 2017 La soluzione per la gestione delle infestanti nel sotto la del vigneto www.belchim.it F L A Z A S U L F U R O N G LY P H O S AT E Sinerga • Formulazione in granuli idrodispersibili • Ampio spettro d’azione • Controllo efcace anche su infestanti difcili • Dose per ettaro ridotta • Persistenza d’azione da 3 a 6 mesi • La soluzione ideale per impianti di nuova generazione • Ottima combinazione con partner sistemici 3 | N.1 | FEB - MAR 2017 UVA DA TAVOLA Rivista d’informazione tecnico scientifica sulla viticoltura da tavola Anno V - Numero 1 febbraio - marzo 2017 Redazione Domenico Zagaria, Mirko Sgaramella, Teresa Manuzzi, Leo Porcelli Hanno collaborato a questo numero Michele Melillo, Carlo Berardi, Giuseppe Sicuro, Agrimeca Grape and Fruit Consulting, Direzione, redazione e segreteria Via Noicàttaro nc - 1° piano 70018 Rutigliano (BA) [email protected] Copertina e impaginazione Leo Porcelli Proprietario ed Editore Fruit Communication Srl Tiratura 6.000 copie Chiuso in redazione 09/02/2016 Stampa Tipografia 3Esse Santeramo in Colle (BA) Inserto di Fruit Journal Seguici anche su: www.uvadatavola.com P er un produttore di uva da tavola scegliere la corretta varietà da impiantare è uno dei problemi più complessi. Le varianti sono molte: con o senza seme, colore della bacca, con o senza brevetto. Si tratta di scelte delicate che, se non corrette, avranno serie ripercussioni economiche sulle aziende agricole. Nonostante ciò, questi dubbi vengono spesso fugati limitandosi a confronti superficiali tra figure non qualificate o prive di una visione globale del comparto, sulla base del sentito dire o di “voci di corridoio”. Nel nostro Paese il settore dell’uva da tavola non è ancora capace di fare “gioco di squadra”. Per supportare il comparto nelle scelte serve una banca dati capace di fornire le cifre su ettari e varietà coltivate in Italia e approfondire lo studio dei mercati, per meglio rispondere alle loro esigenze. Tutto questo oggi non c’è. Non essendoci dati certi, risulta impossibile program- mare il calendario dei tagli. Di conseguenza il ricambio varietale non avviene mai in maniera del tutto consape- vole e razionale. Per questo motivo il primo numero del 2017 di “Uva da Tavola Magazine” è dedicato nuovamente al ricambio varietale. Abbiamo chiesto il parere e l’analisi di Carlo Berardi, export manager - Good Produce (UK), Michele Melillo, agronomo della società Graper, e Giuseppe Sicu- ro, agronomo Apofruit. Abbiamo scelto professionisti con esperienze internazio- nali perché oggi tutto il settore è chiamato a confrontar- si, su scala globale, con competitors e consumatori. Buona lettura. SOMMARIO 03 EDITORIALE 08 FOCUS 18 EVENTI La difficoltà di programmare penalizza il settore Varietà libere vs brevettate: quali sono le differenze? Innovazione e sostenibilità : cinque incontri a Noicàttaro La difficoltà di programmare penalizza il settore 04 FOCUS 11 FOCUS 21 MERCATI 14 RICERCA Seedless, punti di forza e debolezza di un mercato in evoluzione Il rinnovamento deve essere razionale Panoramica sui mercati internazionali dell'uva da tavola Acido acetico vaporizzato per preservare la qualità dell'uva da tavola 17 RICERCA Estratto di salvia per aumentare la shelf-life dell'uva da tavola 4 | N.1 | FEB - MAR 2017 L 'uva da tavola senza semi resta uno dei pochi prodotti ortofrutticoli che consente a produttori, esportatori e retailer un ritorno sull'investimento ragionevole. Il trend, visibile ormai in ogni parte del mondo, è rappresen- tato dall'incremento del consumo e della popolarità di que- ste uve che ha favorito l'ingresso sul mercato di nuove va- rietà (probabilmente anche troppe) e maggiori investimenti su packaging innovativo, che hanno agevolato la vendita in volume del prodotto. Le potenzialità delle uve apirene sono da ritenersi notevoli, se si considera che questo prodotto può anche essere utiliz- zato come snack grazie alla mancanza di semi, fattore che consente ad una vasta gamma di utenti, bambini in primis, di consumarlo senza problemi. Unpuntodidebolezzarimanepurtroppolamancanzadiuna strategia commerciale coordinata (che dovrebbe in qualche modo partire dai breeder e dagli esportatori) ed una per- cezione di confusione sulle nuove e tante varietà, che i vari operatori del settore cercano in qualche modo di testare. Le varietà brevettate dovrebbero, in teoria, consentire al produttore una maggiore resa sulla pianta (con costi di pro- duzione inferiori) e all'esportatore di poterle commercializ- zare con maggiore tranquillità, grazie all’adozione di strate- gie commerciali più competitive. Al contrario, le varietà "libere" non sono mai eccessivamente produttive oppure, quando lo sono, richiedono costi di pro- duzione particolarmente alti. La necessità di ridurre le spese deriva anche dall’esigenza di una “manipolazione umana" in fase di raccolta ed imballaggio, a differenza di altri frutti dove la meccanizzazione del packaging ha consentito un ta- glio generale dei costi per il prodotto finito. Per tali motivi il trend, in tutti gli areali di produzione del mondo, è decisamente a favore delle senza semi sia a livel- lo di ricambio varietale (da uve con semi a seedless) che di nuovi impianti. Prezzi e volumi commercializzati: mancano i dati ufficiali Ottenere statistiche ufficiali sul settore dell’uva da tavola è sempre difficile in quanto bisognerebbe aggregare i numeri forniti dai Ministeri dell’agricoltura di ogni Paese produttore, con la speranza che questi siano raccolti ed elaborati in ma- niera accurata. Tuttavia, esistono nel Mondo alcune società private che svolgono questo lavoro, confrontandosi princi- palmente con produttori ed esportatori. Da un' analisi di questi dati, si prevede che i prezzi delle uve apirene sulla pianta, ma anche all'esportazione e al detta- glio, sono destinati a scendere. L'incremento dei volumi e la maggiore disponibilità di prodotto, infatti, consentiranno ai grossi esportatori di offrire prezzi più bassi alla Gdo. Legame tra produttore e licenziatario: punto di forza o di debolezza? Il legame tra produttore ed esportatore/licenziatario deve necessariamente essere considerato un punto di forza. Il produttore, guardando a lungo termine, dovrebbe in primo luogo chiedersi se il licenziatario, a cui si sta legando abbia le capacità commerciali per esportare il suo prodotto per tutta la durata dell'impianto. In secondo luogo bisognerebbe accertarsi che il prodotto venga raccolto in ogni caso, non solo quando questo è ec- Seedless, punti di forza e debolezza di un mercato in evoluzione di Carlo Berardi - Good Produce (UK) Le potenzialità delle uve apirene sono note- voli, ma manca una strategia commerciale coordinata. E c'è confusione sulla scelta va- rietale. Grazie all'assenza di semi un'ampia gamma di consumatori, in particolare bambini, utilizza l'uva anche come snack. PRODUZIONE FOCUS 5 | N.1 | FEB - MAR 2017 • Riduce il numero di gemme cieche • Uniforma lo sviluppo dei germogli lungo il tralcio • Incrementa il numero di grappoli • Riduce il numero di gemme cieche • Uniforma lo sviluppo dei germogli lungo il tralcio • Incrementa il numero di grappoli cellente o ha sbocchi sul mercato. Pur- troppo nel nostro Paese tali valutazioni non vengono effettuate e, attualmente, sembra si stia verificando solo una cor- sa all’impianto di nuove varietà sulla base del prezzo dell'anno precedente. I produttori, così facendo, dovrebbero prestare molta attenzione, dal momen- to che alcune delle nuove varietà che in passato hanno spuntato prezzi ottima- li, potrebbero diventare presto produ- zioni di nicchia. Un aumento delle superfici e dei volumi prodotti potrebbero portare ad una to- tale mancanza di domanda per queste uve. Poca chiarezza nei prezzi Il prodotto uva da tavola si è ormai standardizzato e per nessun operatore è facile capire o intuire i prezzi di acquisto e di vendita. La regola economica di base prevede che il prezzo sia determinato dal punto di incontro tra domanda e offerta. Ma è sempre così? È fondamentale che produttori ed esportatori comprendano che quando si hanno a disposizione elevate quantità di prodotto, questo deve essere venduto indipendentemente dal prezzo. Conservare l'uva sulla pianta o in cella non è una strategia vincente e nel lungo periodo potrebbe decretare la fine per il settore. L’obiettivo principale resta quello di produrre in maniera efficiente e con costi più bassi, in modo da poter sottostare alle leggi di mercato. Decine di nuove varietà anonime per i consumatori Il 90% del mercato distingue le varie tipologie di uva non in base al nome varietale ma al colore dell’acino. Nessun buyer sarà disposto ad offrire un prezzo superiore per l’una o l’altra varietà se poi queste verranno vendute esclusivamente come uve seedless bianche, rosse o nere. Continueranno, indubbiamente, ad esistere mercati per alcune varietà con gusti o forme particolari, ma questi rimarranno di nicchia. PRODUZIONE FOCUS Il consumatore non distingue tra le varietà di uve da tavola: acquista solo in funzione del colore dell'acino. 6 | N.1 | FEB - MAR 2017 7 | N.1 | FEB - MAR 2017 PRODUZIONE FOCUS 8 | N.1 | FEB - MAR 2017 PRODUZIONE FOCUS S cegliere quale varietà apirena impiantare è diventata una questione prettamente economica. È ormai chiaro il concetto che bisogna produrre ciò che il mercato ri- chiede e non limitarsi a vendere ciò che si produce. I volumi di uva senza semi nel Mondo sono in netta crescita e in tutti gli areali di produzione si stanno verificando cambiamenti varietali evidenti, con incrementi esponenziali di superfici coltivate esclusivamente a varietà seedless. Chi oggi vuole produrre uva da tavola deve quindi orientarsi - è evidente - verso le uve apirene, il cui panorama varietale però è molto vasto. Le uve con semi avranno ovviamente il loro spazio fino a quando ci sarà un mercato che le richie- derà. Il primo passo per il produttore nella scelta varietale resta la decisione di impiantare una varietà brevettata o li- bera da royalties. Varietà libere o brevettate? Le varietà libere sono presenti da più anni nei Paesi di pro- duzione, quindi sia tecnici che viticoltori nel tempo hanno imparato a conoscerne pregi e difetti, maturando esperien- ze nell’applicazione di tecniche di gestione più ottimali. Le varietà libere sono state introdotte nei nostri areali di produzione da ormai molti anni e per questo motivo, molto spesso, presentano problematiche maggiori rispetto a va- rietà di nuova concezione. Le nuove varietà apirene, invece, sono in grado di garantire migliori performance in termini di qualità, colorazione, produttività, costanza e costi di pro- duzione. D’altra parte, dato l’enorme numero di varietà con royalties introdotte sul mercato negli ultimi anni, la conoscenza delle loro caratteristiche non è ancora completa ed alcune di esse possono non soddisfare le aspettative di produzione. Chi decide di impiantare una varietà brevettata, inoltre, deve essere consapevole che dovrà legarsi ad un esporta- tore licenziatario, a cui dovrà conferire il proprio prodotto. Quest’ultima scelta rappresenta, in molti casi, un ostacolo al processo decisionale del produttore, culturalmente abitua- to ad agire liberamente sul mercato della vendita. Varietà libere vs brevettate: quali sono le differenze? di Michele Melillo - Graper, Turi (Ba) Abbiamo chiesto a Michele Melillo, agrono- mo, quali differenze agronomiche caratteriz- zano le vecchie senza semi libere e le nuove varietà brevettate. Un impianto progettato in maniera ottimale, associato a corrette pratiche agronomiche, facilita colorazione, differenziazione delle gemme e minor suscettibilità ai patogeni. 9 | N.1 | FEB - MAR 2017 PRODUZIONE FOCUS La progettazione dell’impianto La maggior parte delle varietà apirene, con e senza brevetto, sono dotate di una vigoria superiore rispetto alle uve con semi, aspetto che influenza - e non poco - la gestione del vigneto. I nostri impianti “tradizionali” non sono pienamente adatti alla coltivazione di uve senza semi. I moderni vigneti dovrebbero prevedere una maggiore distanza tra le file in modo da consentire un maggiore ingresso di luce per facilitare la diferenziazione delle gemme e la colorazione delle uve, ed una migliore ventilazione tra i teli. Una minore densità di piante per ettaro consente un più facile equilibrio vegeto-produttivo. In mancanza di queste condizioni, le piante potrebbero essere maggiormente suscettibili all’attacco di diversi patogeni (muffa grigia in particolare), pericoli gestibili se ad un impianto progettato in maniera ottimale vengono associate corrette pratiche agronomiche. I problemi di colorazione Negli ultimi anni le uve rosse senza semi hanno guadagnato molte fette di mercato. La Crimson seedless è l’uva rossa senza semi ancora più venduta a livello globale, ed è libera da brevetti. Questa varietà ha però molti problemi di colorazione, soprattutto in condizioni di temperature alte, bassa luminosità, alto vigore e produzione elevata. Le nuove varietà rosse brevettate, come Scarlotta e Allison, hanno invece meno difficoltà a colorarsi, con un simile periodo di raccolta. La colorazione delle uve, in ogni caso, deve essere gestita con l’adozione di adeguate tecniche colturali. Elevate concimazioni azotate, eccessivo utilizzo di fitoregolatori e cattiva gestione dell’irrigazione potrebbero mettere a rischio anche la colorazione delle uve brevettate. Gestione della raccolta e del post- raccolta Nessuna delle varietà senza semi possiede una resistenza sulla pianta paragonabile a quella dell'uva Italia e, in linea di massima, devono essere raccolte quando hanno raggiunto l’optimum di maturazione. Superata questa fase, in tempi più o meno brevi, la qualità delle uve tende a calare. Raccogliere le uve al momento giusto migliora anche i tempi lo stoccaggio, consentendo al prodotto di essere conservato meglio e più a lungo.A differenzadellevarietàlibere,leuvecon brevetto consentono una programmazione dei tagli, da effettuarsi in accordo con l’esportatore licenziatario. La possibilità di pianificare la raccolta è fondamentale per poter destinare al mercato un flusso di prodotto costante e superare il classico problema dell'offerta a “macchia di leopardo”. Questo rappresenta uno degli aspetti positivi del conferimento ad un commerciante licenziatario. È normale che agli inizi di un percorso ci siano difficoltà di assestamento, soprattutto quando si modifica il modo di operare. È importante che produttore e commerciante collaborino per raggiungere insieme l’obiettivo di aumentare le vendite sui mercati, la redditività degli impianti e l'abbattimento dei rischi di produzione. La Crimson seedless è l’uva rossa senza semi ancora più venduta a livello globale, è libera da brevetti ma ha problemi di colorazione. Le nuove varietà rosse brevettate hanno meno difficoltà a colorarsi, anche se raccolte nello stesso periodo di Crimson Seedless. 10 | N.1 | FEB - MAR 2017 11 | N.1 | FEB - MAR 2017 PRODUZIONE FOCUS Il rinnovamento deve essere razionale di Teresa Manuzzi L'intervista a Giuseppe Sicuro, agronomo Apofruit, mette in risalto i pericoli del passaggio alle seedless privo di un'analisi approfondita, influenzata solo dalle mode del momento. I produttori di uva da tavola sono spesso chiamati a sceglie- re la varietà da impiantare, ma in questo caso l’indecisione e la confusione hanno sempre la meglio. Uve con o senza semi? Libere o con brevetto? Si tratta di una scelta delicata, che spesso viene fatta sulla base di “voci di corridoio” o per “sentito dire”. In queste situazioni, una soluzione potrebbe essere la consulenza di esperti e tecnici con una visione più ampia ed una conoscenza più approfondita del mercato glo- bale, oltre che locale. Per tali motivi, abbiamo intervistato Giuseppe Sicuro, responsabile tecnico dell'uva da tavola per l'Apofruit. Negli ultimi 3 anni com’è cambiato il panorama delle uve senza semi in Italia? Negli anni 2008-2009 si sono affacciate le nuove varietà senza semi brevettate, che rispetto alle primissime seedless, libere e senza brevetto, erano più semplici da coltivare e più produttive. La scarsa produttività, infatti, è stato uno dei motivi che ha rallentato la diffusione iniziale delle apirene. Oggi le nuove varietà senza semi si contraddistinguono proprio per l’alta produttività, la facilità di coltivazione e per i costi di gestione più bassi rispetto alle uve tradizionali. C’è anchedadirecheinpassatol’approcciotecnico nonèstatoil più corretto, perché inizialmente si tendeva ad adottare sulle nuove varietà la tecnica colturale della varietà Italia o delle altre diffuse uve con semi, non considerando invece che si trattava di nuove varietà di vite, con esigenze molto diverse rispetto alle uve tradizionali sino ad allora coltivate. Questo, inizialmente, ha comportato diversi insuccessi produttivi. La mancanza di dati certi sulle superfici coltivate o i volumi prodotti per singola varietà rappresentano un problema per la crescita del settore? Come “sistema Italia” è impensabile che ad oggi non esista un catasto aggiornato delle superfici e delle varietà di uva coltivate. Di fatto non sappiamo quanta uva da tavola viene coltivata in Italia, quali sono le varietà o il calendario di arrivo sui mercati. Spesso si procede in maniera empirica e questo provocaproblematicheaiproduttori,soprattuttoaquellinon legati a strutture commerciali o cooperative. Se si riuscisse a realizzareuncatastoaggiornato,sarebbepossibileconoscere le estensioni delle produzioni e delle varietà coltivate. Sarebbe così più semplice fare una programmazione e il produttore capirebbe quali sono le esigenze di mercato e quali spazi ci sono per le nuove varietà. Purtroppo ci si affida alle mode del momento o ad osservazioni approssimative, pregiudicando così scelte molto delicate con conseguenze, anche economiche, molto importanti. Apofruit prima di mettere sul mercato nuove varietà effettua una approfondita sperimentazione agronomica e commerciale,manonostanteciò possonoemergereproblemi che subentrano solo in un secondo momento. Come, ad esempio, è accaduto con la varietà Sofia che inizialmente si sperava potesse sostituire” l’uva Italia. I problemi sono sorti dopo il primo anno di commercializzazione: il rachide si disidratava con estrema facilità e la tenuta in cella era molto scarsa, comportando una serie di problematiche legate alla gestione in post raccolta. Il prodotto non poteva essere stoccato a lungo e doveva essere distribuito e venduto subito dopo il taglio. Tutte le seedless hanno bisogno di essere raccolte per tempo? Il passaggio in cella è obbligatorio? Quello dell’uva da tavola era ed è un sistema anomalo, se comparato con altre colture. Grazie all’uva Italia, che è una varietàdiunaplasticitàincredibile,iproduttorihannopotuto anticipare o posticipare il taglio come preferivano a seconda delle richieste di mercato. Le nuove uve seedless, purtroppo, non hanno questa capacità. Possiamo dire che ci sono alcune varietà che possono essere conservate più a lungo sulla pianta, altre per le quali è preferibile la conservazione in cella. In linea di massima, tutte le ap